il confronto

Dal tonfo umiliante al gol del secolo: le tre sfide Porto-Benfica che hanno cambiato il calcio lusitano

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Tra umiliazioni storiche, rimonte mozzafiato e gol immortali: ecco i tre confronti più memorabili tra Porto e Benfica che hanno definito un’era e acceso la fiamma eterna del Classico portoghese
Nancy Gonzalez Ruiz
Nancy Gonzalez Ruiz

Al via Porto - Benfica:  guerra di fede, scontro d’identità, sfida che supera il campo e si sedimenta nel cuore di un intero Paese. Quando Dragões e Aguias si affrontano, il Portogallo trattiene il fiato. E nel vortice secolare di emozioni, ci sono partite che non solo decidono stagioni, ma marchiano la storia. n vista dell'ennesimo capitolo di questa saga calcistica, in programma oggi, 6 aprile 2025, torniamo indietro nel tempo per rivivere tre Clássicos che non si dimenticano. Mai.

7 novembre 2010 – La vendetta perfetta: Porto 5-0 Benfica

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In una notte che sembrava scritta dagli dei del riscatto, il Porto trasformò lo Stadio do Dragão in una fornace incandescente e travolse il Benfica con un clamoroso cinque a zero.  Appena pochi mesi prima, erano stati proprio i rivali a dominare la finale di Taça da Liga, rifilando un sonoro 3-0 ai portisti e issandosi sul trono per la quarta volta consecutiva. Ma quella ferita, anziché inaridire il Porto, lo trasformò in un mostro inarrestabile. Guidati da un Radamel Falcao devastante, autore di una doppietta, e da un Hulk in versione supereroe, i Dragões umiliarono le Aguias. Completò l’opera il guizzo di Varela, che mise la firma su un capolavoro di rabbia e superiorità tecnica. Quella partita fu solo l’inizio: il Porto di Villas-Boas, inarrestabile, avrebbe conquistato Liga, Coppa e l’Europa League. Ma tutto cominciò quella sera, con un grido di dominio lanciato a tutto il continente: nessuno è come noi.

28 ottobre 2006 – Il dramma in tre atti: Porto 3-2 Benfica

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Ci sono partite che ti prendono per mano e ti portano nell’inferno e ritorno. Questo Classico fu uno di quei viaggi. Il Porto entrò in campo col fuoco negli occhi e nel giro di venti minuti era già avanti 2-0, grazie a Lisandro Lopez e a una perla di Ricardo Quaresma, che danzò tra gli avversari come un illusionista. Ma il Benfica non ci stava a recitare il ruolo della vittima. Col cuore oltre l’ostacolo, gli uomini in rosso rimontarono fino al 2-2. A otto minuti dalla fine, l’equilibrio sembrava sigillato. Il Dragão era ammutolito. Poi, Bruno Moraes scrisse il suo nome nella leggenda: nel recupero, in mezzo al caos, trovò lo spiraglio giusto per trafiggere il portiere avversario. Il boato che ne seguì squarciò la notte.

11 maggio 2013 – Kelvin e il destino: Porto 2-1 Benfica

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Penultima giornata della stagione 2012/13, entrambe le squadre imbattute. Il titolo sul filo. Un’intera nazione inchiodata davanti allo schermo. Benfica col vantaggio della differenza reti. Al 18’, sembrò il loro anno: gol e delirio. Ma il Porto rispose immediatamente. Pareggio e tensione che sale, minuto dopo minuto, come una pentola a pressione pronta a esplodere. E al 92’, l’esplosione arrivò. Il giovane Kelvin, brasiliano dalla velocità inafferrabile, ricevette un pallone che sembrava innocuo. Un tocco, un altro, un tiro chirurgico. Gol. Titolo al Porto. Jorge Jesus, tecnico del Benfica, si accasciò in ginocchio: distrutto, impotente, vinto. Quel Classico fu il simbolo dell’essenza di questo duello: anche quando tutto sembra compiuto, qualcosa può ancora stravolgere tutto. E spesso, lo fa.

Oggi come allora

Nel presente, Porto e Benfica si ritrovano ancora una volta sul crinale della storia. Il Dragão brama un altro capolavoro, mentre le Aguias cercano una redenzione mai davvero definitiva. I numeri dicono Porto, ma qui, ora, c’è solo un Classico. E nel Classico, come la storia ci insegna, può accadere di tutto.