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Il Portogalloè una delle nazionali più forti del panorama calcistico mondiale. Nel corso degli anni tanti campioni lusitani hanno vestito le maglie delle squadre italiane, regalando spettacolo e divertimento. Scopriamo i cinque portoghesi più forti passati dalla Serie A.
Al quinto posto troviamo Rui Barros. Giocatore cult di fine anni '80, il folletto portoghese brillava per velocità e agilità. Alto solo 158 centimetri, alla Juventus trovò parecchio spazio, segnando 19 gol in 90 partite ufficiali. La sua fantasia ma soprattutto la sua grande generosità gli regalarono un posto nel cuore dei tifosi bianconeri. Dopo due stagioni l'addio di Zoff in panchina lo costringonsero a salutare Torino, non prima di aver contribuito a mettere in bacheca una Coppa Italia e una Coppa Uefa.
Appena fuori dal podio Rafael Leao. Arrivato al Milan dopo una lunga trattativa di mercato nel 2019, con i suoi lampi sin da subito ha fatto intravedere tutto il suo talento. Poi, anno dopo anno, il nativo di Almada ha elevato il suo status, rendendosi protagonista del ciclo Pioli, culminato con la conquista del diciannovesimo scudetto, nel 2022. Le sue caratteristiche fisiche sono molto marcate: longilineo, veloce, agilissimo per la sua statura. Un corpo atipico per un'ala che punta forte sul dribbling. In questi 6 anni ha segnato ben 71 gol in 261 partite. Con Allegri dovrà però tornare ai livelli visti tra il 2021 e il 2023, dopo due stagioni non felicissime.
Sul gradino più basso del podio ci va Luis Figo. Fantasia, classe, estro: purtroppo la Serie A si è potuta godere questo grande campione solo nella parte finale della sua carriera. Dopo aver vestito la maglia del Barcellona, il suo trasferimento al Real Madrid è stato uno dei più controversi della storia del calcio. Era il Real Madrid dei Galacticos, che proprio con il lusitano pose la prima pietra, prima di affiancargli Zidane, Ronaldo, Beckham e tanti altri grandi campioni. Al Camp Nou non presero bene la scelta di Figo: nel 2000 fu accolto dai fischi assordanti dei catalani, con striscioni, per usare un eufemismo, poco lusinghieri. Poi, nel 2002, uno degli episodi più spiacevoli della storia di questo sport, con la testa mozzata di un maiale lanciata nella direzione del portoghese.
Nel 2005 però Figo lascia Madrid. Si accasa all'Inter, in quel momento allenata da Roberto Mancini. Con i nerazzurri vincerà quattro scudetti in quattro stagioni, chiudendo a San Siro la sua carriera. Nonostante sia già avanti con gli anni, a Milano incanta la sponda nerazzurra della città, con la sua qualità e la sua grande capacità di fare sempre la scelta giusta. Il 31 maggio 2009, con la fascia da capitano al braccio e nel giorno dei festeggiamenti per il 17° Scudetto dell'Inter, appende gli scarpini al chiodo, con una lunga standing ovation da parte dei tifosi interisti.
In Italia solitamente il soprannome "il Maestro" fa riferimento ad Andrea Pirlo. In Portogallo, invece, è Rui Costa a godere di questo titolo. A ragion veduta, vista la qualità del trequartista che in Serie A ha indossato le maglie di Fiorentina e Milan. La sua carriera però iniziò al Benfica, squadra di cui è stato bandiera da calciatore e di cui è presidente adesso. Nel 1994 punta su di lui la Viola, con Antognoni che lo strappa al Barcellona. A Firenze si consacra: diventa "il trequartista", il modello di riferimento, il simbolo di quello che è un numero 10. Spesso in campo vede e trova linee di passaggio che per gli altri non esistono neppure. Mica male, considerando che davanti a lui giocava un certo Batistuta.
Dopo l'avventura con la Fiorentina, in cui Costa ha dato e ricevuto tantissimo da Firenze, nel 2001 si trasferisce al Milan. Dopo 7 anni bellissimi in Toscana la proprietà viola è costretta a risanare i debiti, motivo per il quale tanti grandi campioni lasciano i gigliati. Al Milan vincerà tutto quello che un calciatore con il suo talento merita di vincere: una Champions League, nel 2003, lo Scudetto nel 2004, una Supercoppa italiana e un'altra Coppa Italia, oltre le due già alzate con la Fiorentina. Chiuderà la sua esperienza rossonera con 65 assist in 192 presenze, numeri impressionanti per uno dei talenti più puri made in Portogallo.
Ovviamente, non può mancare Cristiano Ronaldo. Il capitano del Portogallo ha vestito la maglia della Juventus dal 2018 al 2021, in quello che è stato l'ultimo grande colpo della Serie A. Uno dei due giocatori più forti del mondo acquistato dal Real Madrid, a cifre astronomiche: un qualcosa che non si vedeva dai tempi di Ronaldo Nazario all'Inter e di Maradona al Napoli. Il campione classe '85 doveva essere il tassello mancante per riportare la Juve sul tetto d'Europa. Un obiettivo mancato, ma sicuramente il cinque volte Pallone d'Oro non ha deluso le aspettative riposte su di lui.
In 134 partite ha segnato 101 gol, un gol ogni 120 minuti in campo. Sostanzialmente, schierare Ronaldo voleva dire partire 1-0. Impressionanti poi le stagioni 2019/2020 e 2020/2021, con 31 e 29 gol in campionato. Un altro momento di assoluta onnipotenza è la tripletta all'Atletico Madrid, nel 2019. Dopo il 2-0 subito al Wanda Metropolitano, il fuoriclasse portoghese ribaltò con tre reti il risultato, consentendo alla Juve di passare il turno agli ottavi di finale di Champions League. Non ha bisogno di ulteriori presentazioni: sicuramente CR7 è il più forte portoghese della storia della Serie A.
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