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Prima la Champions, ora il Mondiale per club: il PSG rincorre la stagione perfetta

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Luis Enrique ha dato vita e credibilità ad una squadra senz'anima: dopo la Champions, il PSG può vincere anche il Mondiale
Luca Paesano
Luca Paesano Redattore 

Alla fine, il Paris Saint Germain ce l'ha fatta. Dopo più di un decennio a cercare di rincorrere lo status di grande eccellenza calcistica, c'è voluto l'arrivo di un maestro come Luis Enrique per dare finalmente credibilità e valore ad una squadra che ora può davvero sognare in grande.

Lo dicevamo già in un precedente articolo, scritto dopo la vittoria con l'Arsenal e prima della finale con l'Inter, in cui ci chiedevamo se i parigini fossero davvero pronti a sedersi al tavolo delle regine d'Europa. Al di là della risposta affermativa, poi ulteriormente rafforzata dalla vittoria della Champions League, lo spunto più importante è quello contenuto nell'ultimo rigo. Il trionfo del 31 maggio non ci sembra affatto la chiusura di un cerchio, non un punto d'arrivo. Al contrario, l'impressione che restituisce il Paris Saint Germain osservandolo nelle sue sfumature, leggendone i nomi e tracciandone un'ipotetica parabola, è che possa essere solo l'inizio di un ciclo. Il primo tassello di una serie di successi.

Come Luis Enrique ha rivoluzionato il PSG

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Il lavoro fatto da Luis Enrique nel corso di questi due anni è stato straordinario. Non soltanto per i risultati ottenuti in campo, ma anche e soprattutto per esser riuscito a cambiare la percezione che i tifosi, gli spettatori, ma anche gli agnostici hanno della squadra. Non affermiamo certamente il falso nel dire che fino ad un paio di anni fa il PSG era uno dei club che attirava in assoluto più antipatie. La mela marcia, il lato malato del football, lo strapotere economico per conquistare successi. Il dio denaro che si prende il pallone e ne fa quello che vuole. Si potrebbe sintetizzare così il 'non progetto' del Paris Saint Germain, che per più di un decennio ha provato a vincere mettendo insieme pseudo dream team senz'anima.

L'impressione che si ha da fuori è che l'allenatore spagnolo abbia portato in consegna un bagno d'umiltà dentro lo spogliatoio e un po' di sapienza calcistica ai piani più alti. E diciamo che è gran parte merito suo se ora il PSG fa un po' più simpatia, fa divertire e ha raggiunto dimensioni più 'umane'.

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Il Paris Saint Germain non ha assolutamente smesso di spendere. Anzi, nel solo biennio di Luis Enrique è stato investito quasi un terzo dei 2,2 miliardi sborsati nei 14 anni dell'era Al-Kehlaifi. Semplicemente, rispetto a prima, è cambiato drasticamente il modus operandi. Non sono certamente mancati dei buchi nell'acqua clamorosi, come i 150 milioni sperperati tra Kolo Muani e Ugarte. Ma se in precedenza si puntava ad una collezione di stelle già belle e fatte, ora ci si trova di fronte ad un mercato più ragionato. E, soprattutto, più in prospettiva.

Il dato più lampante, da questo punto di vista, è che in tutta la rosa del Paris Saint Germain c'è un solo calciatore al di sopra dei 30 anni: il capitano Marquinos. Dopo di lui, i più 'vecchi' della formazione titolare sono Fabian Ruiz, Hakimi e Dembele con 28 anni. Quindi nel pieno della maturità calcistica. Poi spazio a tanti giovani, da Pacho a Nuno Mendes, da Kvaratskhelia a Barcola, fino a Joao Neves e Doué, classe 2005. E allora, a maggior ragione, questa squadra ha tutti gli strumenti per aprire un ciclo di valore negli anni a venire.

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Il PSG può vincere anche il Mondiale per club

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Il Mondiale per club, con tutte le considerazioni ad esso associate, rappresenta un'ulteriore opportunità per far vedere al mondo che il PSG c'è. È cambiato. È diverso da prima. Non è più quella squadra incompiuta, forte ma fragile da far paura.

Il Paris Saint Germain ha cominciato alla grande il torneo, demolendo l'Atletico Madrid con un netto 4-0 e qualche sprazzo di superiorità imbarazzante. Lo scoglio più grande del girone è stato messo subito alle spalle e contro Botafogo e Seattle Sounders si potrebbe fare bottino pieno. Ci stiamo portando troppo avanti? Forse sì, ma questo PSG sembra troppo grande e la possibilità di vincere anche il Mondiale per club, dopo la Champions, non è poi tanto campata per aria.

Psg Botafogo dove vedere

Anche perché, osservando il tabellone e i possibili accoppiamenti della fase a eliminazione, il percorso potrebbe non essere neppure così tortuoso. Finendo prima nel Gruppo B, la formazione di Luis Enrique troverebbe agli ottavi la seconda del Gruppo A: vale a dire una tra Porto, Palmeiras, Inter Miami e Al Ahly, per ora tutte in pari con un punto dopo la prima giornata. Ai quarti incontrerebbe poi la vincente tra la prima del Gruppo D e la seconda del Gruppo C: in linea di massima, una tra Flamengo, Chelsea, Boca Juniors o Benfica. Fino alla semifinale, quindi, ci sembrano tutti ostacoli superabili per il PSG, che potrebbe poi incrociare il Real Madrid, la Juventus o il Manchester City. Ma, oggi, avrebbe davvero qualche motivo per temerli?