Champions League

Au revoir, Arsenal: il PSG è finalmente diventato grande?

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Il PSG supera l'Arsenal per 2-1 e conquista la finale di Champions League: tra i parigini e la gloria eterna ora c'è solo l'Inter.
Luca Paesano
Luca Paesano Redattore 

E allora sì, è vero. È proprio vero che dalle parti di Parigi si vive bene anche senza quel Kylian Mbappè che appena pochi mesi fa era diventato una questione di stato, nel vero senso della parola. Si è fatto di tutto ed anche di più per trattenere la stella francese al PSG finché si è potuto. E poi? E poi è andato, e si è scoperto che senza si sta addirittura meglio.

Mentre Kylian ha inseguito il suo sogno di vestire quel blanco di Madrid che bramava fin da piccolo, il Paris Saint Germain ha dato vita a un corso nuovo, fatto di discontinuità dal passato. Non tanto nella sostanza, dove le spese erano folli, e folli sono rimaste. Ma perlomeno ora hanno finalmente un senso, fanno parte di un piano più grande e di un progetto che in pochi mesi ha già portato il Paris al traguardo che adulava da anni: la finale di Champions League. E povero Kylian, che è andato a Real proprio per provare a vincere quella Champions che non era cosa da PSG.

PSG, percorso vincente: e ora si sogna la Champions

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Lavoro e sacrifici, concetti nuovi, idee diverse, finalmente una squadra. Ma umana nei suoi interpreti, con i piedi per terra. Niente voli pindarici come quelli che facevano gli alieni di prima. Nella notte del Parco dei Principi, il Paris sa di giocarsi tanto e il vantaggio acquisito all'andata forse non è altro che una responsabilità in più. All'inizio le gambe tremano, poi viene fuori il coraggio e la personalità.

Il PSG è ce l'ha fatta, con un grandissimo percorso che testimonia l'enorme lavoro fatto da Luis Enrique nel corso di questi mesi. Una squadra finalmente compatta, che gioca a calcio con delle idee, che va in campo sapendo cosa deve fare.

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È stata una semifinale che ha parlato ancora una volta italiano, dopo quella che la sera prima aveva visto scrivere l'impresa dell'Inter. Sul capolavoro dei parigini c'è la firma di Gigio Donnarumma, anche ieri sera straordinario con due interventi da fuoriclasse vero. La svolta al match dopo 15 minuti di assedio Gunners l'ha data Kvara con una giocata delle sue: rientro sul destro, tiro a giro e pallone sul palo. Dopo 15 minuti di assedio Gunners, i parigini sono venuti finalmente fuori.

A stappare il match poi ci ha pensato Fabian Ruiz, con quel mancino che a Napoli hanno adorato per anni. E a mettere il sigillo nella ripresa quell'altro fenomeno di Achraf Hakimi, che ha messo a referto la sua ventunesima partecipazione al gol di questa stagione. È un terzino, ricordiamolo. Si è parlato in italiano anche in negativo, perché è di Marquinhos la leggerezza - banale per uno della sua esperienza - che apre le porte alla rete di Bukayo Saka allo scoccare dell'ultimo quarto d'ora. Il fischio finale è un urlo liberatorio, che condensa la gioia di chi per tanti anni ha inseguito invano questo traguardo senza riuscirci. Nonostante Neymar, nonostante Mbappé, nonostante Lionel Messi.

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Il PSG è diventato una grande squadra?

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I fuochi d'artificio del Parco dei Principi lasciano spazio alle riflessioni. Per i parigini ora c'è un ultimo passo da compiere che sa tanto di una definitiva prova del nove. La certezza è che ci troviamo di fronte ad una versione del Paris Saint Germain diversa da quelle viste negli ultimi anni. Meno appariscente, ma molto più pragmatica.

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Il PSG non è più una squadra che si perde in ricami e arzigogoli, ma bada al sodo. Risale il campo velocemente, muove palla con qualità, sfrutta le spinte di Hakimi da un lato e Nuno Mendes dall'altro. Si affida alle individualità dei suoi assi d'attacco, ma non ne è più dipendente. Ha giocatori importanti a centrocampo. Vitinha e Joao Neves sono due motori costanti, che non hanno certamente nella fisicità il proprio punto di forza ma che hanno enorme intelligenza tattica. Di intensità ne ha sicuramente meno Fabian Ruiz, che però lì in mezzo è quello che detta i tempi e le giocate.

L'Inter dovrà fare molta attenzione, ma così come contro il Barcellona potrà sfruttare una difesa troppe volte ballerina. D'altronde è calcio internazionale e fuori dai confini italiani non esiste l'attenzione iper tattica che abbiamo noi della vecchia scuola. La difesa si fa con il pallone tra i piedi o con gli uno contro uno. Così come in avanti si punta sulle giocate dei singoli, dietro si punta sulla solidità dei propri difensori.

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E quindi, questo Paris Saint Germain è diventato davvero una grande squadra? Probabilmente, oggi potremmo dire di sì. Non che negli anni passati non lo sia stata, ma ha sempre dato l'impressione di potersi sciogliere da un momento all'altro, come d'altronde è poi avvenuto nelle varie campagne europee. In questo undici invece c'è la mano di Luis Enrique, è evidente. Questo PSG ci dà l'impressione di potersi sedere al tavolo delle grandi d'Europa e dire la sua. Forse manca ancora qualcosa dal punto di vista della testa, dell'approccio, perché i primi 15 minuti di ieri sono quelli di una squadra a cui tremano le gambe. Ma tra quelli in campo, quasi nessuno ha mai vissuto serate simili.

Ripetiamo, con un gioco che non è spumeggiante come quello del Barcellona, con una difesa che non è granitica come quella dell'Inter, con giocatori che non sono al livello dei fenomeni del Real Madrid, con un'aggressività che non è quella del Bayern Monaco. Ma intanto, il PSG è arrivato in finale. E ci sembra solamente l'inizio di un ciclo.

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