L'approfondimento

Red Bull e il mondo del calcio, tra scouting e distacco dalla tradizione

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Germania, Austria, Brasile, Stati Uniti e Giappone: sono i cinque paesi in cui la compagnia dell'energy drink più famosa del mondo opera. Ecco come
Alessandro Savoldi
Alessandro Savoldi

Il gruppo Red Bull è da diversi anni protagonista assoluto del mondo del calcio, proprietario di diverse squadre in tre continenti. Tra le controversie e i punti di forza, scopriamo il modus operandi della multinazionale austriaca.

L'approdo a Salisburgo, la prima squadra Red Bull

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Red Bull approda nel mondo del calcio nel 2005, partendo proprio dal paese in cui ha sede attualmente il gruppo: l’Austria. Il primo club a entrare nei piani di Dietrich Mateschitz, fondatore e all’epoca Ceo di Red Bull, è l’Austria Salisburgo. Come ben noto, l’approdo di questa corporate sul palcoscenico del pallone è ricco di controversie. Red Bull ‘cancella’ con una passata di spugna la storia di un club che era stato fondato nel 1933. Cambia il nome, da SV Austria Salzburg a FC Red Bull Salzburg, cambiano i colori sociali, dal viola al bianco-rosso, cambia il logo, che riprende lo storico marchio dell’energy drink più famoso del mondo.

Red Bull e il mondo del calcio, tra scouting e distacco dalla tradizione- immagine 2

Un processo simile a quanto fatto in Formula Uno, con l’acquisto della scuderia Jaguar, diventata poi la Red Bull Racing, campione del mondo con Sebastian Vettel e Max Verstappen. Il Salisburgo, un po’ come la scuderia, ottiene grandi risultati, vincendo 14 campionati austriaci negli ultimi vent’anni. 

Le critiche dei tifosi dell'Austria Salzburg e l'espansione in America

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I tifosi dell’Austria Salisburgo chiaramente non accettano questo processo, abbandonano il club per fondarne uno che rispetti la tradizione della società. Red Bull nel frattempo si espande oltreoceano, acquistando i MetroStars, oggi i New York Red Bulls, franchigia di MLS. In entrambi i casi Mateschitz e i suoi dirigenti decidono di investire pesantemente, soprattutto sulle infrastrutture, con stadi nuovi di pacca. Dopo Salisburgo e New York, ecco il Red Bull Brasil, fondato a Braganca Paulista nel 2009, nello stato di San Paolo. Un progetto che, non avendo raggiunto l’esito, è diventato la seconda squadra del Red Bull Bragantino, prima di essere sciolta nel 2024.

Il Lipsia, progetto di punta della Red Bull

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Il progetto di punta, però, è quello del Lipsia, con una storia simile a quella del Salisburgo. Nel 2009, dopo vari tentativi di entrare nel calcio tedesco, la scelta ricade sul SSV Markranstadt, nelle vicinanze di Lipsia. Una decisione dovuta alla scarsa presenza di club di alto livello nella vecchia Ddr, la Germania Est, e al grande bacino di utenza cittadino. Altra opzione era la Dinamo Dresda, con la trattativa che però non decollò a causa di alcune perplessità di Red Bull. Anche qui, cambio di colori, storia e un’identità spazzata via.

Red Bull e il mondo del calcio, tra scouting e distacco dalla tradizione- immagine 3

Dalla quinta serie rapidamente il RB Leipzig risale il calcio tedesco, arrivando alla Bundesliga in sette stagioni. Il primo anno in massima serie è semplicemente pazzesco, con la squadra che arriva seconda e in Champions League. Nel 2022 arriva il primo trofeo, la Dfb-Pokal, rivinta nel 2023 e seguita dalla Supercoppa di Germania. Nel mentre Red Bull si è espansa ancora: c’è il Red Bull Bragantino, ormai stabilmente nel Brasileirão, e il RB Omiya Ardija, in Giappone, ultima squadra del bouquet della multinazionale austriaca in ordine di tempo. Naufragato, intanto, un progetto in Africa: il Red Bull Ghana.

Tra critiche e punti di forza

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Chiaramente la principale accusa mossa nei confronti di Red Bull è quella di creare contesti artificiali, che cancellano la storia di squadre precedentemente esistenti. Una critica oggettiva, che ha portato diverse tifoserie a perdere la loro squadra, modificata negli ideali, nei simboli e nei colori. D’altro canto, il modello Red Bull, dal punto di vista dell’azienda, funziona: investimenti mirati, su giocatori spesso giovani e promettenti. Sono passati nel progetto Red Bull Haaland, Sesko, Szoboszlai e Mané, per esempio.

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La rete di scouting è una delle migliori al mondo, in grado di nutrire il progetto con promesse provenienti da tutto il mondo. Anche l’ambiente è ideale per la crescita, con infrastrutture e tecnici top per garantire il corretto sviluppo dei calciatori. Non a caso, un gigante come Jurgen Klopp ha deciso di sposare Red Bull, diventando responsabile degli osservatori. Un ulteriore dimostrazione del livello proposto.

Chiaro: il principale dilemma che sorge guardando all'impero costruito in questi anni è di natura etica. Cancellare anni di storia di un club è giusto? O meglio, può essere accettabile dal punto di vista delle federazioni calcistiche? Una risposta che, sicuramente, trova in ognuno una diversa risposta.