derbyderbyderby calcio estero Tra infortuni, prestiti e fallimenti: cosa è rimasto di Renato Sanches

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Tra infortuni, prestiti e fallimenti: cosa è rimasto di Renato Sanches

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A 18 anni, campione d'Europa da protagonista con il Portogallo, Renato Sanches sembrava pronto a dominare il mondo
Luca Paesano
Luca Paesano Redattore 

Scorrendo tra la programmazione di queste ultime partite della fase a gironi del Mondiale per club, l’occhio si è fermato quasi inevitabilmente sulla sfida di questa sera tra Bayern Monaco e Benfica. A stupirci, più del grande fascino della partita in sé, è la straordinaria ripetitività ciclica di questo duello, che sebbene sia affidato ai sorteggi si è già riproposto 4 volte nelle ultime 9 edizioni della Champions League. L’ultima volta proprio quest’anno, nella gara secca del maxi-girone iniziale. E ora di nuovo contro, anche negli Stati Uniti.

Provando a leggere tra le righe di questa sfida ci siamo soffermati sui protagonisti, ma anche sui non protagonisti che scenderanno in campo questa sera. Le due maglie ci hanno immediatamente riportato alla mente un giocatore, Renato Sanches, che pareva dovesse spaccare tutto ma che poi, alla fine... che fine ha fatto? Sono passati esattamente 9 anni da quando il centrocampista portoghese si presentò al mondo con le performance allucinanti di Euro 2016, ma del talento generazionale che sembrava destinato alle vette più alte del calcio non è rimasto quasi nulla.

Renato Sanches, un talento generazionale mai visto

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Tra le pieghe della carriera di Renato Sanches si può trovare un po’ di tutto e un po’ di niente. Perché alla fine, delle indicibili promesse del ‘lui’ diciottenne che pareva potesse fare quel che voleva in mezzo al campo, è rimasta solamente tanta polvere e qualche sbiadito ricordo.

Ma in che termini possiamo parlare di Renato Sanches? Cosa è stato per il mondo del calcio? Era davvero un talento generazionale che non ha mantenuto le promesse? Può essere davvero considerato come uno dei grandi What if del calcio recente? Oppure è stato banalmente un’illusione collettiva, un One Season Wonder che ha avuto la stagione della vita ad appena 18 anni?

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L'exploit di Euro 2016 e poi il Bayern

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Quando a 18 anni cominciò a farsi notare in Primera Liga con il Benfica sembrava già un ragazzo pronto a giocare in scenari ben più importanti. Un pensiero che divenne una certezza qualche mese dopo, vincendo l’Europeo con il Portogallo da protagonista e aggiudicandosi il premio di miglior giovane del torneo. In quella vetrina fu davvero impressionante, una sorta di mezzo cingolato capace di leggere il gioco prima degli altri e in grado di toccare il pallone con pulizia ed eleganza sopra la media. In poche parole, il centrocampista perfetto, totale, che sapeva e poteva fare tutto.

Era venuto fuori quasi dal nulla e in pochissimi mesi era già diventato uno dei talenti più forti e promettenti del mondo, tanto che per lui si iniziava già a parlare addirittura di Pallone d’Oro. Talmente straordinario che per dare un senso a quella forza della natura non tardarono a circolare le prime speculazioni su presunti dubbi anagrafici – sempre smentiti – sul suo conto.

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In quella estate lì lo volevano tutti, dalle grandi della Premier a Barcellona e Real Madrid. Ma effettivamente, uno così, a soli 18 anni, chiunque lo avrebbe voluto. Alla fine scelse il Bayern Monaco, che lo acquistò per 35 milioni di euro. E fu per lui l’inizio della fine.

Troppo fragile, dapprima di testa. “Il primo anno non mi sono ambientato bene. Non ero pronto. È stato un cambiamento troppo veloce per me, ero professionista da 6 mesi con il Benfica e poi, all’improvviso, mi sono ritrovato in uno dei migliori club al mondo. Quando sono arrivato lì, tutto era diverso”, ha raccontato a cuore aperto in un’intervista rilasciata nel 2020 a RMC.

Ma anche fisicamente. Perché dai tempi del Bayern è iniziata per Renato Sanches una lunga e interminabile girandola di infortuni che lo ha costretto a saltare ben 159 partite nei successivi 8 anni. Problemi su problemi, fastidi e ricadute continue che di fatto hanno accompagnato tutta la sua carriera. Tutta, tranne quel mezzo anno in modalità ultraterrena che lo aveva presentato al grande calcio.

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Gli infortuni, i prestiti, i fallimenti... dove si è perso Renato Sanches

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Renato Sanches non è mai riuscito a trovare la sua dimensione al Bayern Monaco. Con Ancelotti, che aveva piena fiducia nel suo centrocampo d’esperienza composto da Xabi Alonso, Vidal e Thiago Alcantara, non ci fu tanto spazio per lui. E così un anno dopo provò a rimettersi in discussione. Ma allo Swansea, un passo indietro importante per uno che qualche mese prima pareva pronto a mettersi il mondo sotto i piedi, fu un altro mezzo flop. In Premier la sua avventura non andò bene ed è lì, in Inghilterra, che gli infortuni cominciano a diventare quasi un tratto caratteristico.

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Nei tre anni al Lille sembrava essersi in un certo senso ritrovato, sembrava aver trovato la sua isola felice e aveva anche fatto rivedere sprazzi di quel Renato Sanches lì, quello dell’estate 2016. Se lo ricorderanno probabilmente i tifosi del Milan per la prestazione gigante in Europa League a San Siro. È stata sicuramente quella la parentesi più importante della sua carriera, sia in termini di costanza, di centralità per la squadra e che di rendimento. Lì era ritornato ad essere un giocatore di livello e a dirlo erano anche i numeri. Ma sempre con quel velo di diffidenza, che sconsigliava di fidarsi troppo ciecamente.

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Ritrovarsi e poi perdersi di nuovo

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È così che prova a darsi una seconda opportunità tra i grandi, ma al Paris Saint Germain ha fatto poco. Anche e soprattutto per via dei soliti infortuni. Alla Roma con Mourinho, poi, si è visto ancor meno. Un altro fallimento. L’ennesimo di un calciatore che ha legato tutto il suo percorso ad una speranza. Quella di ritrovarsi, di ritrovare pace, di ritrovare continuità. Per dimostrare a sé stesso e soprattutto agli altri che qualcosa di vero c’era in quel talento del 2016, che non era tutta un’illusione, che non era stata solo magia. Ma niente. Non c’è stato verso.

E gira e rigira, 8 anni dopo ha fatto ritorno a casa, al Benfica. Ma neppure lì le cose si sono rimesse a posto. In questa stagione è riuscito a mettere insieme appena 15 presenze tra campionato, coppa e Champions League, di cui solamente due da titolare. Ancora troppo poco.

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Quel che resta oggi di Renato Sanches (ancora di proprietà del PSG) è sicuramente un buon giocatore, che va considerato però all’interno di un quadro con tante ombre e poche luci. Non di certo un fenomeno, quello che tutti erano certi di aver visto a 18 anni. Il paradosso è che in realtà, per quanto sia passato già un decennio, avrebbe ancora tempo per rilanciarsi e fare qualche altro anno buono. Del resto, ha 27 anni e dovrebbe essere nel pieno della maturità per un centrocampista. Certo, però, è che almeno questa volta dovrebbe fare la scelta giusta. Infortuni permettendo.