Dopo quasi un quarto di secolo di assenza, il Real Oviedo scrive una delle pagine più emozionanti della storia recente del calcio spagnolo: il ritorno nella Liga. Un traguardo atteso da 8.750 giorni, che arriva al termine di una cavalcata epica e culmina con la vittoria per 3-1 ai tempi supplementari contro il sorprendente Mirandés, guidato dall’italiano Alessio Lisci, nella finale playoff di Segunda División.
L'impresa
Santi Cazorla da favola a 40 anni, Real Oviedo da sogno: dopo 24 anni è di nuovo Liga
Ma questa promozione non è solo una questione di risultati: è il riscatto di una città, di una tifoseria, e di un club che ha lottato per non sparire. È anche il coronamento del sogno di un uomo che ha fatto della lealtà la sua bandiera: Santi Cazorla, 40 anni, simbolo vivente di un amore mai svanito.
Cazorla, il figlio di Oviedo
Cresciuto nel settore giovanile del club e protagonista con la maglia azzurra tra il 1996 e il 2003, Cazorla è tornato a casa nel 2023, all’età di 38 anni. Avrebbe voluto giocare gratis, per pura gratitudine, ma regolamenti federali lo hanno costretto ad accettare lo stipendio minimo. Eppure, mai come oggi il suo contributo vale oro: è stato lui a guidare l’Oviedo sul campo e nello spogliatoio, segnando anche dal dischetto nel match decisivo contro il Mirandés. Una figura di riferimento assoluto, non solo per i compagni, ma per l’intera città.
L’effetto Paunovic: da scommessa a certezza
—A 10 giornate dalla fine della stagione regolare, con la squadra al sesto posto, la dirigenza ha scelto un cambio radicale: fuori Javi Calleja, dentro Veljko Paunovic. Una decisione che inizialmente ha fatto discutere, ma che si è rivelata vincente. Il tecnico serbo ha chiuso il campionato imbattuto, collezionando sette vittorie e tre pareggi. Una marcia trionfale che ha portato l’Oviedo fino alla promozione, spazzando via ogni dubbio e restituendo alla piazza quella fiducia che sembrava perduta.
Dall’inferno alla gloria: la lunga risalita
—Il declino dell’Oviedo iniziò nel 2001, sempre a Son Moix, contro il Maiorca. Da lì, una caduta senza fine: retrocessione sportiva, poi quella amministrativa nel 2003, fino alla Terza Divisione. I debiti soffocavano il club, e il Comune arrivò a creare un’altra squadra per prenderne il posto. Ma i tifosi non abbandonarono mai la nave: furono loro, con raccolte fondi e mobilitazioni, a tenere in vita la società. Nel 2012, l’arrivo del magnate messicano Carlos Slim segnò il punto di svolta economico, seguito nel 2015 dalla promozione in Segunda. Ora, dieci anni dopo il ritorno al professionismo a Cadice, il Real Oviedo è tornato dove merita: tra le grandi del calcio spagnolo.
L’ultima promozione in Primera risaliva alla stagione 1987-88. Allora cominciò un ciclo indimenticabile durato 13 anni, durante i quali il club asturiano riuscì anche a mettere piede nelle competizioni europee. Oggi, una nuova generazione può tornare a sognare. Quella dell’Oviedo è una favola moderna, costruita su sudore, passione e identità. È il trionfo del cuore, della pazienza e della speranza. E adesso, finalmente, il popolo del Carlos Tartiere potrà tornare a cantare l’inno della Liga. Ma questa volta, con più orgoglio che mai.
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