Durante la sfida tra Seattle Sounders e Paris Saint-Germain al Mondiale per Club, andata in scena al Lumen Field di Seattle, lo sport è stato ancora una volta attraversato da proteste politiche legate al conflitto in Medio Oriente. Sugli spalti, infatti, sono comparse decine di bandiere della Palestina e striscioni su cui si leggevano opinioni ben chiare: “Fuori Israele dal calcio”.
Mondiale per Club
Seattle Sounders-PSG: bandiere palestinesi e slogan contro Israele

Seattle Sounders-PSG: rivali sul campo, uniti nelle proteste
—A protestare sono stati diversi tifosi dei Seattle Sounders, che chiedono alla FIFA di adottare una linea coerente con quanto fatto in passato. Il riferimento è all’esclusione della Russia dalle competizioni internazionali a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Ora, quei tifosi invocano lo stesso trattamento per Israele, accusato di crimini di guerra nella Striscia di Gaza, da mesi teatro di un conflitto sanguinoso e in continua escalation.
La contestazione si inserisce in un contesto geopolitico sempre più teso, in cui anche gli Stati Uniti – alleati storici di Israele – hanno recentemente preso parte ad azioni militari congiunte in risposta al deteriorarsi dei rapporti con l’Iran. E ancora una volta, il calcio diventa una cassa di risonanza per messaggi politici e sociali. Già durante il match di Champions League PSG-Atletico Madrid, gli ultras parigini avevano esposto lo striscione “Free Palestine”, provocando reazioni forti in Francia e non solo. Poco dopo, in occasione della finale di Champions del 31 maggio a Monaco di Baviera tra PSG e Inter, era comparso un altro messaggio inequivocabile: “Stop genocide in Gaza”.
In quel caso, la UEFA aveva scelto la via della neutralità, dichiarando che lo striscione non poteva essere considerato né provocatorio né offensivo. Una posizione che ha fatto discutere, soprattutto in Francia, dove il Ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha condannato con fermezza il gesto, sottolineando come “la politica non debba danneggiare lo sport, che deve rimanere un fattore di unità”. Le immagini, però, raccontano altro: in un clima globale sempre più diviso, anche lo sport – e il calcio in particolare – fatica a restare neutrale.

Bandiere palestinesi e slogan contro Israele: i precedenti
—Altre manifestazioni a sostegno della Palestina erano già emerse in diversi contesti, come nella curva fortemente politicizzata del Celtic Glasgow in Scozia e in Cile, dove tifoserie locali hanno espresso solidarietà alla causa palestinese. Segnali di un movimento globale che attraversa gli stadi, sfruttando la visibilità delle grandi competizioni per diffondere messaggi di denuncia e solidarietà.
Finora, la FIFA ha scelto di non commentare ufficialmente la protesta avvenuta a Seattle. Una posizione che potrebbe non reggere ancora a lungo, soprattutto mentre cresce il numero di tifoserie che invocano coerenza rispetto a decisioni precedenti – come l’esclusione della Russia dalle competizioni internazionali. Il dibattito sul ruolo dello sport e dell’intrattenimento di fronte ai grandi conflitti globali si fa sempre più acceso, sollevando interrogativi sull’opportunità o meno di mantenere gli stadi come spazi “neutri”.
Ogni nuova bandiera palestinese che sventola sugli spalti, ogni coro o striscione di protesta, rafforza l’idea che il calcio – per molti – non possa più permettersi di restare isolato dalle tensioni che attraversano il mondo.
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