derbyderbyderby calcio estero Shelvey e la vita negli Emirati: “Qui guadagno poco, ma non voglio che i miei figli crescano in Inghilterra”
IL RACCONTO

Shelvey e la vita negli Emirati: “Qui guadagno poco, ma non voglio che i miei figli crescano in Inghilterra”

Alessandro Stella
Alessandro Stella
L'ex centrocampista del Newcastle, ora in forza negli Arabian Falcons, squadra di seconda divisione emiratina, rivela i motivi della sua scelta: "Non mi sono trasferito per denaro. Mio fratello lavora in un bar di Londra e prende di più"
00:55 min

Tra il 2010 e il 2023, Jonjo Shelvey è stato una pedina fondamentale del Liverpool e soprattutto del Newcastle. Ma da qualche anno la carriera del 33enne inglese ha preso una piega più umile. Da pochi mesi il centrocampista è infatti sbarcato agli Arabian Falcons, nella Second Division League degli Emirati Arabi Uniti.

Un cambio radicale che ha suscitato alcune critiche, tra cui quella di essersi trasferito in Asia per soldi. Ma lo stesso giocatore ha smentito tutto, raccontando alla BBC una realtà ben diversa: "La gente dice che sono andato lì per i soldi. Io penso: quali soldi? Qua non ci sono cifre alte. La media degli stipendi è di circa 2.000 sterline al mese per un calciatore. In termini di ciò che ho guadagnato nel corso della mia carriera, non è niente. Mio fratello guadagna di più in un hotel a Londra".

Shelvey: "Non voglio che i miei figli crescano in Inghilterra"

—  

Cosa ha spinto allora Shelvey a lasciare la propria nazione, per andare così lontano dalla famiglia? I motivi sono molteplici: "Innanzitutto sono qui perché non avevo più un club e quindi ho accolto la richiesta del mio amico Harry Agombar. Lui è il presidente degli Arabian Falcons e mi ha chiesto di dare una mano alla crescita della squadra. E poi soprattutto volevo allontanarmi dall'Inghilterra".

Per il centrocampista la terra natia non sembra più essere un luogo adeguato per vivere e le parole non sono leggere: "Se devo essere onesto, non voglio più che i miei figli crescano in Inghilterra. Lì è abbastanza pericoloso. Per esempio non si può più indossare un orologio a Londra. E secondo me, non si può nemmeno tirare fuori il telefono". Frasi che sicuramente faranno discutere.

"Sono a fine carriera, ma finché il corpo regge continuo"

—  

In generale Shelvey non ha rimpianti e si sente già verso la fine della carriera: "Ho avuto il mio tempo e sono felice e contento. Sono solo arrivato al punto in cui voglio godermi il calcio, svegliarmi e trascorrere del tempo con la mia famiglia. Il corpo non è più quello di una volta. Se ora mi capitasse un brutto infortunio, probabilmente smetterei. Non vorrei affrontare un percorso di riabilitazione. Ho paura in questo senso, ma finché mi sento ancora relativamente bene, forte e in forma, continuerò ad andare avanti".

Infine c'è tempo anche per un dolce ricordo sul Newcastle, club dove ha passato il periodo più lungo della carriera: "Lì ti sostengono davvero molto. Ho ricevuto grande amore e mi è piaciuto tantissimo. Anche quando mi hanno chiamato per la prima volta, ho guidato per 12 ore da Swansea a causa del traffico. Volevo solo andarci, fare le visite mediche e firmare. Non capisci mai quanto sia grande il club finché non ci sei dentro".