derbyderbyderby calcio estero Il Valencia punisce il “razzista del settore 5”: il club avvia la procedura di espulsione dal Mestalla

Il caso

Il Valencia punisce il “razzista del settore 5”: il club avvia la procedura di espulsione dal Mestalla

Il Valencia punisce il “razzista del settore 5”: il club avvia la procedura di espulsione dal Mestalla - immagine 1
Il club ha deciso di avviare il procedimento per espellere dallo stadio il tifoso protagonista di presunti insulti razzisti. Il caso, denunciato dal giornalista José Manuel Bort, resta sotto inchiesta giudiziaria
Danilo Loda
Danilo Loda

Il Valencia ha deciso di agire con fermezza dopo la pubblicazione dell’inchiesta “Il razzista del settore 5 del Mestalla” sul quotidiano Levante EMV. Il club ha annunciato l’avvio di un procedimento di espulsione nei confronti del tifoso accusato di comportamenti razzisti sugli spalti dello stadio.

La società valenciana ha riconosciuto di essere a conoscenza della situazione già da diversi mesi, ma di non essere riuscita a raccogliere prove concrete fino a oggi. Le registrazioni audio e i nuovi elementi pubblicati dal giornalista José Manuel Bort hanno però cambiato il quadro, spingendo la dirigenza ad agire immediatamente.

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"Razzista del settore 5": le verifiche di Valencia e LaLiga

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Secondo quanto riferito, sia il Valencia sia LaLiga avevano già inviato dei rappresentanti nel settore incriminato per verificare i fatti. Tuttavia, nelle visite effettuate non sono state riscontrate condotte punibili né comportamenti apertamente razzisti.

Con la pubblicazione delle nuove prove, il club ha deciso di avviare un iter disciplinare ufficiale. Il procedimento prevede diverse fasi: la raccolta di ulteriori testimonianze, la revisione dei materiali audio e video e, infine, la delibera dell’espulsione. Finché l’indagine non sarà completata, il tifoso resterà formalmente sotto osservazione ma non ancora bandito dallo stadio.

Valencia Getafe pronostico

Attraverso fonti interne, il Valencia ha ribadito la tolleranza zero verso ogni forma di razzismo e l’impegno costante nella lotta contro la discriminazione. “Il club agirà con decisione, come ha sempre fatto, ogni volta che un episodio del genere viene confermato”, hanno riferito dirigenti vicini alla società. Il caso ha scosso l’ambiente valenciano e l’opinione pubblica. Molti tifosi hanno espresso solidarietà alle vittime e apprezzamento per l’azione intrapresa dal club.

Un’indagine ancora aperta

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Sul piano giudiziario, il caso resta aperto. Il giornalista José Manuel Bort, autore dell’inchiesta e testimone diretto, ha presentato una denuncia formale, sostenuta da diversi spettatori presenti nel settore 5 del Mestalla durante la partita contro il Betis e non solo.

Intervistato da Marca, Bort ha spiegato come è giunto alla decisione di denunciare la situazione. Prima parlando con il Valencia, che lo ha segnalato alla Liga. Poi ha attivato il sistema di reclamo ufficiale della Liga e infine, di fronte alla mancanza di soluzioni e approfittando di una giornata in cui ha potuto parlare con alcune delle persone sedute accanto a lui, si è rivolto direttamente al tribunale. "È stato insopportabile. Persino mio figlio mi ha detto che non ce la facevo più. Un giorno ho parlato con le persone sedute accanto a me e la pensavano allo stesso modo. Ho deciso di denunciare e siamo in cinque pronti a testimoniare".

Bort racconta che gli insulti non sono mai cessati. "Gli insulti continuavano a ogni partita, ripetutamente, con la stessa cattiveria: 'Terroristi dell'ETA!' (rivolti ai giocatori dell'Athletic Bilbao in presenza di due tifosi del Bilbao), 'Zingari!' (ai tifosi del Betis), 'Sudamericani!' e commenti come: "Pagherei 50 centesimi per ogni proiettile nella testa di un rosso". "Rosso morto, rosso buono", ha gridato un giorno a chissà chi o perché. Un giorno se l'è presa persino con un calciatore del Valencia , Mosquera: "Questo tizio di colore arrivato con la barca dei migranti è proprio scarso".

L’inchiesta giudiziaria e quella disciplinare de LaLiga procederanno in parallelo. Per il Valencia, questa vicenda rappresenta un banco di prova nella lotta contro il razzismo e un messaggio chiaro: lo stadio Mestalla non tollererà più nessuna forma di odio.