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IL 31ENNE ATTACCANTE TRA PRESENTE E FUTURO

Vissel Kobe, parla Bojan Krkic: “Grazie a Dio ho superato un brutto Covid…”

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L’ex Barcellona, Milan e Roma sta vivendo la sua seconda stagione giapponese al Vissel Kobe con Don Andrés Iniesta

Davide Capano

Spagna, Italia, Olanda, Inghilterra, Germania, Canada e adesso Giappone. Bojan Krkic, alla seconda stagione con il Vissel Kobe, si è raccontato agli spagnoli di Sport con lo stesso sorriso di sempre. Sono finite tante esperienze, ma il futuro è ancora da costruire e l’attaccante loda il paese che lo ospita perché lì il pallone sta crescendo sensibilmente.

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“Sinceramente, sono felice di essere qui – racconta l’ex Barcellona, Milan e Roma –. A livello agonistico è vero che ci sono state due fasi: la fine della scorsa stagione, con un infortunio, e l’inizio di questa con il Covid, che mi ha beccato bene. Grazie a Dio l’ho già superato e sto bene. L’altro giorno ho già giocato qualche minuto e non vedo l’ora che le cose inizino a funzionare”.

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“È normale che il campionato giapponese della Spagna non abbia alcun impatto e possa sembrare minore – spiega il 31enne –, ma la realtà è che oggi il calcio è molto competitivo ovunque, con buoni giocatori. C’è molta intensità qui e vincere non è facile. Mi sto divertendo e direi che sono sorpreso perché il livello è molto interessante. C’è qualità in Giappone e sta crescendo, ma per essere più riconosciuti nel mondo servono persone che arrivano con una certa esperienza, gli Stati Uniti lo stanno già facendo, anche il Giappone”.

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La sua squadra, però, non è partita benissimo nel 2022. “Sì, il calendario non ha aiutato – spiega Bojan – e tutti dobbiamo dare un po’ di più. In Champions l’obiettivo è passare per primi nella fase a gironi. Abbiamo giocato in Thailandia nella stessa sede per tutte e sei le partite in tre settimane. A livello personale, sarò soddisfatto a fine stagione se supero tutte le avversità. Tutti le sperimentiamo, ma se la mia carriera mi ha insegnato qualcosa, è superarle e non mollare mai. Ci sono stati momenti, sia professionali che personali, che sono stati una sfida e da cui sono uscito fuori. A livello professionale, il tema del Covid, gli infortuni, la lontananza dalla mia famiglia, dalla mia gente... Ogni giorno ci sono tante ore che non sono facili, ma superare tutto questo è una soddisfazione. Quando riesci a sfruttare l’esperienza, cresci personalmente e professionalmente”.

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“Se mi vedo tra qualche anno in Giappone? Tutto dipende da quest’anno – confida il numero 9 del Vissel Kobe –, pensarci adesso non ha senso. La stagione finisce a novembre e noi siamo a marzo. Il calcio è incredibile, ad agosto compirò 32 anni, ma ho ancora tanta voglia di gareggiare, non è negoziabile. Ancora oggi ho molto entusiasmo per il calcio. L’anno scorso, per mia decisione, non sono sceso in campo per un po' ed è una vera esperienza; ti rendi conto che quello che ti rende felice è giocare a calcio. Certo ci sono molte altre cose, ma finché il corpo durerà continuerò a farlo. In Europa? Sì... No... È quello che ti stavo dicendo. Se ti piace davvero giocare a calcio, ci sono molti posti dove giocare che ti aiutano a crescere come calciatore. Questa globalizzazione che il mondo del calcio sta vivendo per il giocatore è molto positiva. Ho già il titolo da direttore sportivo. Sono a conoscenza di tutto ciò che circonda il mondo del football da molto tempo. Oggi sono concentrato sul gioco, ma inizio ad essere curioso di sapere cosa potrebbe soddisfarmi, dove posso contribuire, quando sarà il momento, in un'altra posizione”.

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Inevitabile, poi, un commento di Bojan sul suo Barça: “La verità è che sembrava molto difficile, ma se il club aveva bisogno di qualcosa dopo le elezioni presidenziali, era prendere decisioni coraggiose e importanti. Per me Joan era la persona. E, al di là delle decisioni che potrebbe prendere, una è importantissima: l’allenatore. Poi poteva andare meglio o peggio, ma, dopo l’espulsione di Koeman, si è fidato del capitano di una nave e da lì in poi la squadra ha iniziato a vincere le partite, la dinamica è cambiata... E nel Barça da pochi mesi la realtà è diversa, il progetto e il club si stanno ricostruendo. Ancora una volta la società si sta facendo rispettare. Anche se non è facile guardare le partite, perché qui di solito, quando gioca il Barcellona, sono le cinque del mattino…”.

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