derbyderbyderby calcio italiano Bari-Monza: le due Italie del calcio tra passione popolare e sogni corporate
Sud vs Nord

Bari-Monza: le due Italie del calcio tra passione popolare e sogni corporate

Silvia Cannas Simontacchi
Silvia Cannas Simontacchi
La passione viscerale del tifo barese contro l’ironia brianzola, tradizione contro modernità, sogni e delusioni che raccontano due modi diversi - ma autentici - di vivere il calcio
00:33 min

Stessi colori, anime distanti. Bari-Monza non è soltanto una partita di Serie B in una tiepida serata di fine estate: è un confronto filosofico, ideologico e sociale. Sud contro Nord, radici contro modernità, sedia di plastica e birretta al bar sotto casa contro aperitivo pettinato in centro città. Due mondi diversi, opposti ma entrambi ugualmente veri, che si ritrovano sullo stesso tappeto verde.

Passione barese vs ironia brianzola

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Da una parte c’è la tradizione degli Ultras Bari, nati nel 1976 sul modello della Maratona del Torino e di casa nella Curva Nord del San Nicola: tempio biancorosso progettato da Renzo Piano per Italia 90’. Non perfetto, ma ancora oggi uno degli stadi più belli del Paese. Qui il tifo è un atto d’amore incondizionato: il barese ha vissuto la Serie C, ma sogna la Serie A. Essere della Bari significa accettare che difficilmente arriveranno Champions League o scudetti, ma amare la squadra ugualmente, e sostenerla nel bene e nel male.

All’altro capo dello Stivale, a pochi chilometri da Milano – città affine e ingombrante allo stesso tempo – c’è l’ironia sottile della Curva Davide Pieri, riflesso del carattere brianzolo: pungente, un po’ snob, ma anche brillante. Nemmeno la Sud dell’U-Power Stadium è il posto adatto per gli occasionali: il Monza ha vissuto da sempre nell’ombra delle milanesi, ma non ha mai nascosto la sua voglia di futuro, di sognare la Serie A, la Champions, addirittura. Ambizioni che non potevano che incarnarsi nell’uomo dell’”Italian Dream” per eccellenza, Silvio Berlusconi. Eppure, anche a causa dei più recenti e amari sviluppi, resta la memoria dei campetti spelacchiati di periferia e dei baretti di quartiere, brutti, con le birre annacquate e gli amari fatti in casa in condizioni non molto conformi all’HACCP.

I cori: tra la città vecchia e gli 883

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Anche sul piano dell’acustica, Bari e Monza viaggiano su due frequenze diverse. I cori della Curva Nord barese sono ritmati e creativi, spesso ispirati da altre tifoserie o contaminati dalle sonorità anni Settanta e Ottanta che i capi ultrà trasformavano in inni da stadio. È il caso dell’intramontabile “E con le mani alzate al ciel, tutti insieme canterem, alé Bari, alé Bari, alé” sulle note di Light My Fire dei Doors. La curva pugliese canta, balla, sempre con passione, commozione e partecipazione.

Dal cuore della Brianza, invece, si risponde con meno sentimento, compensando con tutta la leggerezza di cui possono essere capaci degli esperti di aperitivi delle sei. Se “Biancorosso è il mio cuore, Monza sei il mio eterno amore” è ormai un marchio di fabbrica, a descrivere al meglio l’anima monzese è soprattutto un inno sulla melodia de Gli Anni degli 883, pieno di nostalgia e di riferimenti vintage. Un coro dedicato a un tifoso biancorosso che arrivava da Parabiago solo per seguire la squadra, quando il Monza non era ancora “cool”, ma già era casa.

Bari-Monza: ciò che siamo, ciò che potevamo essere

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Così diverse, così lontane. A prima vista, sembra impossibile trovare due squadre con meno punti in comune. Eppure, c’è un filo sottile che unisce Bari e Monza: entrambe le tifoserie vivono, ognuna a modo suo, lo stesso dissidio interiore. Quello tra ciò che si è e ciò che si sogna di diventare, forse persino ciò che si sente di meritare.

A Bari, il tifo ha il sapore di un amore disperato: quello di chi dà tutto a un amante volubile che non ricambia mai fino in fondo. Una situationship calcistica, mentre gli altri – i tuoi coetanei più fortunati – si mettono l’anello al dito e festeggiano. A Monza, invece, resta l’eco dell’ultimo grande sogno del Cavaliere: una notte breve e intensa di amour fou e scherzi su autobus di signorine, seguita dal più crudele dei ghosting.

Ma, in fondo, il tifo non è forse fatto di questo?