Il ‘Re Leone’ Batistuta: dalla Fiorentina alla Roma nel segno del gol
1 Mar 2000: Gabriel Batistuta of Fiorentina during the UEFA Champions League group B match against Valencia at the Artemio Franchi Stadium in Florence, Italy. Fiorentina won 1-0. Mandatory Credit: Michael Steele /Allsport
Di testa, di sinistro, di destro: capace di segnare in ogni modo, Gabriel Omar Batistuta è il più importante doppio ex di giallorossi e viola.
Alessandro Savoldi
Gabriel Omar Batistuta è, per tantissimi aspetti, il simbolo più luccicante del calcio italiano degli anni ‘90. Non è solo, ovviamente, uno di quei calciatori romantici da racconto commovente, non è nemmeno solo un grande fuoriclasse. Si tratta del giusto punto di incontro, un’icona, simbolo di due città e di due squadre: Fiorentina e Roma. Gli inconfondibili capelli lunghi, due soprannomi ritagliati ad arte, 'Re Leone' e 'Batigol', e un’esultanza entrata nella memoria di tutti, la mitraglia, che hanno fatto sognare generazioni intere di tifosi.
Batistuta con la maglia dell'Argentina. (Foto di Dan Smith/Allsport)
L'inizio della carriera di Batistuta in Argentina
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Nato in una città, Avellaneda, fondata da emigranti italiani originari del Friuli Venezia Giulia, come i suoi trisnonni, Batistuta si innamora del calcio con il passare del tempo. Prima pratica il basket e la pallavolo, poi si dedica, grazie all’Argentina campione del mondo nel ‘78, allo sport che lo ha reso grande. Comincia giocando con gli amici, per strada, poi Platense, Newell’s Old Boys, dove esordisce tra i grandi, e infine River Plate e Boca Juniors. Inizialmente ala, il futuro 'Re Leone' viene spostato al centro dell’attacco da uno dei grandi allenatori del calcio sudamericano, El MaestroOscar Tabarez, che al Boca lo trasforma in una vera e propria macchina da gol. Il suo rendimento, dopo un avvio di carriera difficile, cresce a dismisura, con Batistuta che conquista la nazionale argentina a suon di gol in Primera Division. Esplode definitivamente durante la Coppa America 1992: sei partite, sei reti. Un ruolino di marcia pazzesco, che convince Mario Cecchi Gori, da diversi mesi a caccia di un centravanti per la sua Fiorentina, a portarlo in Toscana.
L’impatto tra Batistuta, Firenze e la Fiorentina è, per usare un eufemismo, complesso. Il giovane Gabriel, 22 anni all’epoca, aveva sofferto la distanza da casa spostandosi di poche centinaia di chilometri. Cambiare continente, per lui e la moglie Irina, con la quale nonostante la giovane età era già sposato, è tutt’altro che una passeggiata. Anche sul campo la fatica nell'ambientamento si fa sentire: Lazaroni, allenatore brasiliano dei viola, lo relega spesso alla panchina. Esonerato alla settima giornata, gli subentra Gigi Radice, ma anche con lui i rapporti stentano a decollare. Nel girone d’andata Batistuta segna solo 3 gol, con il Franchi che inizia già a mormorare, scottato da una serie di annate e giocatori stranieri deludenti. Poi, nel freddo pomeriggio del 26 gennaio 1992, un gol cambia tutto. In Toscana arriva la Juventus di Trapattoni, eterna rivale dei gigliati. Al 7’ una palla scodellata in mezzo sorprende la difesa della Juventus, Batistuta si infila tra Kohler e Julio Cesar e, di testa, buca Tacconi. Gol, esultanza liberatoria sotto la Fiesole e, novanta minuti dopo, successo contro la Juventus: è la giornata che fa entrare il 'Re Leone' nel cuore dei tifosi della Fiorentina. La stagione di 'Batigol' decolla, con 10 gol nel girone di ritorno tra cui una tripletta al Foggia, la sua prima in Serie A.
Il 'no' al Real Madrid e la Coppa Italia 1996
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L’annata successiva è ottima per Batistuta ma terribile per la Fiorentina. L’argentino segna 16 gol in campionato, ma la squadra, dopo aver cambiato quattro allenatori, retrocede. Un risultato beffardo, visto che i toscani sono quinti per gol segnati in Serie A. Alla porta del bomber argentino bussa il Real Madrid. Sarebbe un salto in avanti enorme ma, con una scelta tutta di cuore, ormai metà albiceleste e metà viola, Batistuta rimane e scende in cadetteria con la sua Fiorentina. In Serie B segna 16 gol, i gigliati vincono il campionato e tornano subito in Serie A. Recuperata la massima serie, Batistuta è pronto a consacrarsi come uno degli attaccanti più forti in circolazione. Con Ranieri in panchina nel campionato 94/95 realizza 26 gol, tanti dei quali nelle prime 11 giornate in cui va sempre a segno, battendo il record di gare consecutive con almeno una marcatura. L’anno seguente la Fiorentina vince la Coppa Italia, di cui 'Bati' è assoluto protagonista. Segna sia all’andata che al ritorno in semifinale e in finale, regalando alla Viola un trofeo che mancava dal 1975. Da lì in poi, l’ossessione diventerà quella di cucirsi il tricolore sul petto.
La celebre mitraglia di Batistuta. (Foto di Allsport UK /Allsport)
Lo scudetto mancato con la Fiorentina e il trasferimento alla Roma
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Batistuta continua a segnare moltissimo nelle stagioni seguenti, alla ricerca tanto disperata quanto vana di quello che sarebbe un trionfo epocale per Firenze. Non riuscirà mai a mettere le mani sul trofeo, andandoci vicino in particolare nel 98/99, quando dopo aver dominato il girone d’andata la Fiorentina crollerà nella seconda metà di campionato, complici i tanti infortuni del 'Re Leone', ormai fisicamente logorato. Batistuta stesso, in un’intervista rilasciata tanti anni dopo, dirà: “Io ho ricevuto tanto da Firenze, ho dato tutto quello che avevo. Non so se è tanto o poco, però non ne avevo più. Ho dato fino all’ultima goccia di sudore ma non avevo niente di più da dare. [...] Mi scoccia non aver vinto lo scudetto. Mi sono giocato una carriera per uno scudetto a Firenze”. Dopo una deludente stagione 1999/2000, con il nuovo millennio Batistuta decide di cambiare aria: lo accoglie la Roma di Franco Sensi, che, scottata dallo scudetto della Lazio, vuole assolutamente rispondere.
Batistuta in lacrime dopo il gol dell'ex in Roma-Fiorentina. (Foto di Grazia Neri/ALLSPORT)
L'impatto di Batistuta a Roma, il gol alla Fiorentina e lo scudetto
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L’impatto di Batistuta con la Capitale è ottimo: la stagione dei giallorossi inizia bene e Batistuta è subito protagonista. Con la maglia della Roma Batistuta segna anche il più classico dei gol dell’ex, contro la sua Fiorentina. Quando la palla si insacca il 'Re Leone' scoppia a piangere: è la reazione di un uomo, prima che di un calciatore, che a Firenze ha lasciato un pezzo di cuore, arrivato da giovane in cerca di successo e ripartito con tre figli, dopo una carriera dedicata quasi interamente ai gigliati. Nella seconda metà di stagione il rendimento di 'Batigol' cala, complice un altro grave infortunio al ginocchio: chiuderà il campionato comunque a 20 gol. L’ultimo dei quali ha sicuramente il sapore più dolce: il 17 giugno 2001 la Roma batte il Parma 3-1 e conquista il tanto agognato tricolore. Batistuta segna il terzo gol e fa partire la festa giallorossa all’Olimpico. È la ciliegina finale su una carriera spaventosa, di un giocatore generoso e travolgente, in grado di segnare in ogni modo e ossessionato dal gol, al punto da sacrificare la propria salute.
Negli anni successivi Batistuta, svuotato, non riuscirà più a rendersi protagonista, faticando prima con la maglia dei capitolini e poi all’Inter. Tra Roma e Fiorentina chiuderà con 241 gol in 420 partite nel corso di 12 stagioni. Ma, soprattutto, chiuderà trovando un posto tra i grandi del calcio italiano e mondiale, ottenuto con fatica, sudore e passione. Una potenza travolgente, un attaccante in grado di segnare in tutti i modi: semplicemente 'Batigol'.