Lazio-Juventus non è un classico. Non ha la tensione di una stracittadina, dove perdere significa convivere con l’onta per giorni, ma viene comunque vissuta con la rabbia di chi non può permettersi di dare nulla per scontato. È una sfida che, nel tempo, ha deciso scudetti e infranto lieti fini che sembrava già scritti. I padroni di casa, a caccia di tre punti pesanti, aspettano la Juventus di Tudor, con una panchina che comincia a scricchiolare. All’Olimpico sono previsti circa 44 mila spettatori: l’atmosfera sarà tutt’altro che rilassata.
Il tifo
Coreografie e tifosi: Lazio-Juventus vista dagli spalti

La Curva Nord è pronta a fare la sua parte. Come un pavone che fa la ruota – o meglio, come un’aquila che dispiega le ali – anche questa volta i biancocelesti potrebbero cercare di imporsi già dagli spalti, mentre la tifoseria juventina, confinata nel settore ospiti, sembra ormai lontana nel tempo e nello spazio da sciarpate e fumogeni.
Lazio-Juventus: il battito della Curva Nord

La tifoseria della Lazio è tra le più riconoscibili d’Italia, per stile e identità. Prima di un big match, gli ultras biancocelesti preparano ogni dettaglio con precisione militare: l’ingresso anticipato, le prove, le istruzioni per i tifosi. “Entrate presto e mantenete il posto assegnato”, si legge spesso nei comunicati. Il tono è perentorio, come quello di un comandante che schiera una testuggine romana. Poi si alzano in alto le sciarpe, sulle note di “So’ già du’ ore”. Al Fischio di inizio, la curva spinge la squadra come un dodicesimo uomo, rivolgendo invettive e offese ai bianconeri. Che, malgrado le difficoltà di gestire e organizzare il tifo in trasferta e gli sfottò per le messe in scena poco ordinate, sanno comunque farsi sentire.
10 maggio 2025 – “HONOR”
Ma quando si pensa a Lazio-Juventus, almeno sulle gradinate, non c’è partita. Basti pensare alla coreografia del 10 maggio scorso, trentaseiesima giornata di Serie A: un’imponente distesa bianca e oro, con al centro la scritta “HONOR”, accompagnata da I giardini di marzo, dalla colonna sonora del film Il Gladiatore, e dallo striscione “Ovunque sia l’aquila è con lei l’onore di Roma”. Un messaggio solenne, che per un momento avvolge l’intero settore come un manto, a ricordare che, per i tifosi laziali, l’onore viene prima di tutto – anche del risultato, che sarà di un pareggio per 1-1.
17 maggio 2017 – Finale di Coppa Italia
—Finale di Coppa Italia all’Olimpico. I calciatori si riscaldano sul prato, mentre sulle gradinate della Nord ogni seggiolino della Nord ha già il suo cartoncino colorato, da non spostare per nessun motivo. Dagli altoparlanti risuona a tutto volume Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani, cantata a squarciagola dai tifosi biancocelesti in una inedita versione dedicata alla recente sconfitta della Roma nel derby di Coppa. All’ingresso delle due formazioni in campo, gli Irriducibili srotolano il copricurva: tutti i cartoncini si alzano, e un’enorme aquila di 60 metri prende forma, dominando tutto il settore. In basso, lo striscione degli ultras recita “AMORE E CORAGGIO”.
Juventus, il settore ospiti e la coreografia rubata

In quella tiepida sera di maggio, anche i tifosi juventini, arroccati nel settore ospiti, si preparano a svelare la loro coreografia. Ma qualcosa va storto. L’idea era ambiziosa: un tricolore perfetto al centro della Curva Sud, realizzato con migliaia di bandierine verdi, bianche e rosse. Il risultato finale, però, si rivelerà impietoso rispetto alla messa in scena dei rivali. Qualche ora più tardi, iniziano a circolare le prime indiscrezioni: la coreografia, organizzata dalla società, sarebbe stata boicottata da una parte della tifoseria. A pochi minuti dall’inizio del match, alcuni membri dei Vikings avrebbero sottratto un gran numero di bandierine verdi, insieme al grande telo che raffigurava la maglia della squadra e lo striscione con lo slogan ufficiale. Le immagini di questo disastro, immediatamente diventate virali, daranno il via a una serie di sfottò che circolano ancora oggi.
Il campo, però, pareggia i conti: mentre passano i minuti, e il risultato diventa sempre più certo, la Juventus prende coraggio, e in Curva Nord gli animi si fanno più mesti. Qualcuno intona per alcuni minuti “Non mollare mai”, ma la serata si chiude comunque con un 2-0 per la Juve.
Simboli, onore e appartenenza
Così aggrappata alla propria identità da non temere nemmeno di entrare in antitesi con la società, le coreografie della Curva Nord hanno tratti ricorrenti che tradiscono la sua natura: l’aquila, simbolo identitario; il colore biancoceleste che avvolge tutto il settore; la parola “onore”, che ritorna come un mantra. Ogni scenografia è un messaggio, spesso più potente di mille parole: l’aquila si libra, i cartoncini si alzano verso il cielo, l’intera curva si muove come un’unica creatura.
In una sfida come Lazio-Juventus, le coreografie non sono un semplice contorno. L’Olimpico si accende di bianco e di azzurro, e lo spettacolo può cominciare. Il verdetto del campo, poi, si vedrà.
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