La storia

Lazio-Juventus: quando la sfida valeva lo Scudetto

Lazio Juventus
Nel fango di Perugia nel 2000 e nella nebbia post-lockdown nel 2020 sfide memorabili, tra cadute, rinascite e colpi di scena indelebili
Silvia Cannas Simontacchi

Lazio-Juventus non è mai stata un classico. Non è un duello eterno come Inter-Milan, né una rivalità di confine come Roma-Napoli. Eppure, in certe stagioni, ha saputo caricarsi di una tensione unica e regalare emozioni irripetibili: scudetti che scivolano nel fango o nella nebbia della ripartenza. È successo almeno due volte. E in entrambi i casi, ci ricordiamo ogni singolo fotogramma.

1999-2000 – Il campionato del fango

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La Lazio di Eriksson aveva tutto: campioni, carisma, fascino internazionale. Ma mancava qualcosa. Forse il cinismo, forse la convinzione di potercela fare davvero. E la Juventus, che invece del cinismo ne ha fatto un marchio di fabbrica, sembrava destinata a vincere l’ennesimo titolo con Carlo Ancelotti in panchina.

Ma la stagione 1999-2000 non seguì il copione. Lazio-Juve, giocata a febbraio all’Olimpico, fu una delle sliding doors del campionato: gol di Simeone, stadio in delirio e il fiato dei biancocelesti sul collo della capolista. Si arriva all’ultima giornata con la Juve in vantaggio di due punti. La Lazio fa il suo dovere con la Reggina, poi resta in attesa. A Perugia piove. Anzi, diluvia. Proprio lì, dove la squadra di Mazzone si gioca la salvezza, la Juventus trova il suo destino. Collina decide: si gioca comunque.

Il resto è leggenda: il campo al limite dell'impraticabile, il gol di Calori, Del Piero e Inzaghi con la maglia zuppa e lo sguardo perso. A Roma, l’Olimpico esplode. Per la Lazio, è il secondo Scudetto della storia. Per la Juve, una disfatta che annega nel fango.

Davide e Golia – Lazio comprimaria, Juventus cannibale

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Poi la musica cambia. La Lazio finisce risucchiata da una crisi economica e tecnica che la costringe a smantellare: i pezzi pregiati se ne vanno, le ambizioni si ridimensionano. La Juventus, pur attraversando il terremoto di Calciopoli, torna al suo posto in fretta. Lazio-Juve smette di essere una sfida per il titolo. Anzi, spesso non è nemmeno una sfida.

I bianconeri vincono tutto, per anni, collezionando titoli e finali europee. La Lazio, guidata da Lotito, naviga tra piazzamenti europei e qualche exploit in Coppa Italia. galleggia tra buoni piazzamenti e qualche exploit in Coppa Italia. Ogni tanto un lampo, come la Supercoppa vinta nel 2017, ma mai abbastanza da scalfire davvero il dominio juventino.

2019-2020 – Il sogno di Inzaghi, lo scudetto (silenzioso) di Sarri

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All’improvviso, qualcosa si muove. È la Lazio di Simone Inzaghi, che gioca un calcio brillante e spensierato. Ciro Immobile segna a raffica, Luis Alberto e Milinković-Savić sembrano giocare in un’altra dimensione. E, quasi incredibilmente, i biancocelesti battono la Juventus due volte: 3-1 in campionato a dicembre, stesso copione in Supercoppa a fine anno.

Il 2020 comincia con una domanda impensabile: può la Lazio vincere lo Scudetto? La Juve di Sarri, bella solo a tratti, non convince ma tiene botta. Fino al lockdown.

La pandemia spegne l’entusiasmo. La Lazio, macchina perfetta prima dello stop, si inceppa. Giocatori fuori forma, partite ogni tre giorni, niente pubblico. L'illusione finisce nel silenzio dei match a porte chiuse. La Juventus, pur senza brillare, vince il nono Scudetto consecutivo. L’unico con la firma di Sarri, il più freddo della storia recente. Più solitario che trionfale.

Oggi Lazio-Juve è tornata ad essere, per molti, “solo” una partita di cartello. Ma chi ha visto la pioggia di Perugia 2000 o il sogno biancoceleste sfumato nel 2020, sa che a volte questa sfida può cambiare la storia. Anche solo per una stagione. Anche solo per un giorno.