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Da Laudrup a Kjaer passando per Eriksen: il filo danese che lega la Serie A

Federico Grimaldi
Federico Grimaldi

Michael Laudrup è stato uno dei talenti più cristallini mai approdati nel nostro calcio. Alla Juventus arrivò con l’etichetta del fuoriclasse, e nonostante un’esperienza non lunga, ha lasciato ricordi di puro talento: eleganza, tecnica sopraffina, una visione che anticipava il gioco di un secondo buono su tutti. Un artista raro, di quelli che trasformano ogni tocco in un’idea. La sua parentesi bianconera ha aperto la strada a una generazione di giocatori danesi. Che, negli anni, avrebbero scelto l’Italia per crescere e misurarsi nel calcio più tattico d’Europa.

Jon Dahl Tomasson, molti anni dopo, ha ripercorso quella scia. Al Milan ha trovato la sua dimensione ideale: attaccante duttile, generoso, capace di inserirsi, finalizzare e diventare l’uomo giusto nei momenti che contano. Non era il protagonista annunciato, ma è stato spesso l'uomo decisivo nelle notti europee, diventando un simbolo di affidabilità per Ancelotti e per tutto l’ambiente rossonero.

E i loro destini, pur lontani nel tempo, sono stati incrociati da un comun denominatore chiaro: entrambi sono stati parte di un movimento danese che in Serie A ha trovato casa. Due epoche diverse, stesso filo conduttore: la Danimarca che arriva in Italia e lascia un’impronta profonda. Laudrup ha aperto la rotta, Tomasson l’ha continuata con concretezza. Due modi differenti di interpretare il calcio, un'unica tradizione che unisce Danimarca e Serie A.