Nessuno è profeta a casa sua. Però, ci sono delle eccezioni. Davide Dionigi, sta provando a riscrivere questo proverbio. Reggiano, allena la Reggiana, dopo averci giocato da calciatore per qualche mese nel 1994: "Una cosa bella della mia città è che siamo persone umili, e siamo attaccati al valore del lavoro e dell'impegno. Questo, mi ha aiutato tanto da quando sono diventato allenatore. Poi, quando ti sposi con quella che è l'ideologia comune e condivisa da tutta la città, mi aiuta ancora di più. Ci siamo trovati sulla stessa onda: con un bagaglio di tanti anni di esperienza, di lavoro in ambiente negativo, è un bene essere qui".
Dionigi a DDD
ESCLUSIVA – Tornare a casa: le radici di Dionigi rialzano la Reggiana

D'altronde, quando gli si chiede che calciatore fosse, si descrive: "Ero un giocatore che dava tutto in campo, non ho nessun rimpianto, ho fatto il massimo di quel che potevo fare per le mie caratteristiche e per le mie qualità. Non ho avuto grandi spinte, grandi agevolazioni... Ho dovuto sudare per raggiungere quel che ho raggiunto, e sono soddisfatto".

Dal campo alla panchina: Dionigi a DDD
—Davide Dionigi è stato un attaccante di categoria, "In serie B ero un top player", dice, però in serie A c'è stato, quando era il campionato più bello del mondo e doveva sgomitare: a Torino aveva il prof. Scoglio, che preferiva giocatori più esperti, mentre a Firenze era chiuso da Batistuta. In mezzo, l'esperienza - la prima - alla Reggina, in cadetteria. Prima, 14 gol al Como in C. Dopo, Piacenza in A, e tanta serie B in piazze importanti: Sampdoria, Reggina e Napoli, prima del fallimento.

"Finisco di giocare in Puglia, ma avevo già in mente di fare l'allenatore. Incomincio dai grandi, parto col Taranto in serie C: sfioro la serie B, perdo la semifinale dei playoff... Se non ci fosse stata la penalizzazione, avremmo vinto il campionato e sarebbe storico. In quegli anni, stava andando di moda l'approccio alla difesa a tre: Mazzarri, Conte, Gasperini, anche lo stesso Ulivieri... Erano pionieri, c'era scetticismo: mi sono appassionato a quei metodi di gioco, ho studiato, e le tante esperienze mi hanno forgiato. Essere allenatore è un continuo cambiamento: non è possibile attuare, oggi, un calcio di quindici anni fa. Ci sono evoluzioni continue. Quindi, il compito dell'allenatore è rimanere aggiornato. Il calcio si sviluppa, non si può rimanere ancorati a idee così vecchie, di quando magari giocavo ancora. In quel periodo, mi piaceva molto vedere questi allenatori".
Dionigi alla Reggiana: "Siamo i più giovani della B: abbiamo valori"
—Allena la Reggiana dalla fine, più o meno, della stagione scorsa. A lui, il merito dell'eccezionale salvezza grazie alla vittoria in casa della Juve Stabia, entusiasmantemente proiettata verso i playoff. "Mancavano più o meno otto giornate alla fine. Poi, la Reggiana aveva perso 5-1 in casa il derby col Sassuolo e avevano deciso di cambiare. Io ero nella lista di quei due/tre nomi: il direttore Pizzimenti, con la società, decisero di puntare su di me. Le mie origini hanno pesato tanto. Quindi, mi hanno telefonato, mi hanno tranquillizzato sulla permanenza anche in caso di retrocessione... Mi sono messo a disposizione, tornavo a casa dopo tanti anni: sono venuto con grande entusiasmo, però mi sono accorto dopo del peso della responsabilità di guidare la squadra della mia città".

La sua tesi a Coverciano era sull'utilizzo dei giovani in Italia: "Eravamo, all'epoca, fra le nazioni che schieravano meno giovani in campo". Un tema fastidiosamente attuale. La sua tesi si lega a doppio filo con l'attuale percorso con la Reggiana: "Siamo contenti. Siamo partiti da una base dell'anno scorso, e poi abbiamo aumentato il numero della rosa: lo zoccolo duro ti aiuta a ripartire, poi devi integrare i nuovi arrivati. Che, da non sottovalutare, sono molto giovani, e vengono da esperienze di categoria inferiore. Noi abbiamo deciso di puntare sulle loro motivazioni: ci vuole un adattamento alla categoria, e poi gradualmente crei il gruppo.
Forse avremmo meritato qualche punto in più - dice - ma con una squadra così giovane, in serie B, ci vuole per forza del tempo: siamo forse la prima, o tra le prime, del minutaggio degli under. D'altronde la filosofia di prendere i giovani è una costante nella Reggiana. Oggi, c'è tanto lavoro da fare perché sono un po' indietro, ma è normale, perché hanno dei valori e, col lavoro, ci sarà una crescita continua. Motta, Bonetti, Bozzolan, Mendicino... Giocatori giovani, che vengono dalla serie C e dalla D, che hanno già giocato. Poi, abbiamo cercato di individuare alcuni esperti come Rover, Papetti, Bertagnoli, Magnani, Quaranta...".
L'intesa nascente col direttore Fracchiolla
—A Reggio Emilia, arriva anche il direttore Fracchiolla, prelevato quest'estate dal Giugliano, in serie C: "Noi ci conosciamo a distanza per reciproche informazioni, e c'era stima reciproca. Durante il calciomercato abbiamo iniziato a conoscerci meglio, e poi nel campionato, tra gioie e difficoltà. Finora, mi sto trovando più che bene: col direttore ci puoi parlare, puoi ragionare, e per un allenatore è sempre un valore aggiunto avere a che fare con qualcuno che condivide la tua idea di calcio. E non sempre succede così: altrove, ero io a dovermi adattare alle idee altrui".
"La Reggiana è una società seria: qui si può lavorare"

La chiosa perfetta di questa chiacchierata, sono le parole di Dionigi sulla società per cui lavora: "La Reggiana è una società seria, in cui si può lavorare. Dietro la scelta del direttore, c'era l'idea di sposare il progetto tattico dell'allenatore. Prendere i giocatori era una conseguenza fisiologica: le caratteristiche erano disegnate sulla base di quel che, insieme, condividiamo. Noi abbiamo un percorso ben preciso: fare risultati per garantirci la salvezza, e, naturalmente, far crescere i giovani. Il presidente Salerno ha dichiarato in conferenza che abbiamo speso di meno rispetto all'anno scorso, abbiamo scelto di acquistare giocatori, escludendo tanti prestiti, così da patrimonializzare la rosa; qualche mese fa, abbiamo guadagnato una salvezza miracolosa, ora vogliamo mantenere la B con tranquillità".
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