L'impresa

Inter, che spettacolo! Una notte da film nel segno di un gruppo straordinario

Inter Barcellona
La serata epica di San Siro è la conferma definitiva della bontà del lavoro di Inzaghi e dei suoi giocatori. Non solo, è anche la prova definitiva che il futuro ha un nome: Lamine Yamal
Alessandro Savoldi

In una partita che è già storia l’Inter elimina il Barcellona e va meritatamente in finale di Champions League. Lo fa con la forza di un gruppo di giocatori assolutamente straordinari, capaci ciascuno, nel momento decisivo, di piazzare il proprio mattoncino e portare a compimento l’ennesima impresa di un ciclo memorabile.

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La forza mentale dell'Inter elimina il Barcellona

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L’Inter domina prima di crollare, poi risorge dalle proprie ceneri come una fenice e infine spicca il volo. La partita di San Siro, con una sceneggiatura da Oscar, è stata un campionario di emozioni unico, in grado di mostrare a 360° la forza dei nerazzurri. Perché, al netto degli altissimi valori tecnico-tattici, in Champions League il vero dominio della squadra di Inzaghi è stato mentale. Ogni volta che l’Inter ha incassato una sberla è sempre riuscita a tenere dritta la barca e darne un’altra, contro corazzate probabilmente più attrezzate di lei. È successo a Monaco di Baviera, è successo al ritorno con Bayern e Barcellona.

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Quando l’Inter ha preso gol in Germania dopo un tempo intero di sofferenza, subito Frattesi ha risposto. Al ritorno il gol di Kane aveva riequilibrato la sfida, ecco subito il secco uno-due firmato Lautaro e Pavard. E poi oggi il culmine di un percorso commovente: da 2-0 a 2-3, un gol subito all’87’ che avrebbe spezzato le gambe a chiunque. Non all’Inter, che ha trovato il pari con la forza della disperazione dell’uomo meno atteso, Acerbi, prima di vincerla ai supplementari con un'enorme giocata sul triangolo Thuram-Taremi-Frattesi. La finale del 31 maggio passa soprattutto da qui.

Un gruppo di giocatori straordinari guidati da Inzaghi

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Alla base di questo enorme risultato c’è un allenatore, elevato a condottiero dai suoi soldati, in grado di costruire una macchina dove tutti i componenti hanno un ruolo e un impatto fondamentale. Simone Inzaghi è stato capace di valorizzare ogni singolo elemento della sua rosa, di costruire su mercati tutt'altro che faraonici un ciclo europeo di livello assoluto. Chiaro, come giusto che sia ci sono titolari e riserve, però in questi mesi anche le riserve hanno fatto valere il loro apporto. Mancava solo Taremi all’appello: oggi l’iraniano è stato preziosissimo, con un ingresso in campo essenziale sia per limitare Yamal sia per dare fiato alzando il baricentro dell’Inter. L’assist a Frattesi, altro membro della rosa che sembrava in uscita ma che ha trovato due gol fondamentali a Monaco e stasera, è la ciliegina su una torta dal sapore dolcissimo.

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Una torta che non si sarebbe potuta preparare senza le parate di Sommer, le chiusure di Bastoni e Bisseck, che al netto di qualche leggerezza oggi non ha fatto rimpiangere troppo Pavard, e il lavoro sporco di Mkhitaryan e Calhanoglu. Un altro eroe di serata è Acerbi, che nel momento più drammatico ha trovato un gol da bomber di area di rigore, lui che di mestiere fa il difensore, e ha riacceso la luce mentre San Siro si stava già svuotando.

Meritano qualche riga in più Dumfries e Thuram, due giocatori che per caratteristiche sono fondamentali per l’Inter e che hanno giocato una doppia semifinale pazzesca. Sui sette gol segnati dall'Inter tra andata e ritorno, i due hanno totalizzato 3 gol e 4 assist, oltre alla giocata fondamentale di Thuram sul terzo e sul quarto gol di stasera,  Senza i rispettivi infortuni, forse, si starebbe parlando ancora di un possibile triplete. Senza il lavoro di tutti, però, si starebbe parlando del nulla.

Barcellona: il tempo è dalla tua parte, con uno Yamal stratosferico

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A proposito di doppia semifinale pazzesca, il mondo del calcio si deve preparare probabilmente a un decennio o più in cui i palloni d’oro saranno appannaggio di pochissimi e il Barcellona lotterà per vincere ogni anno. Il motivo? Lamine Yamal. Classe 2007, 18 anni da compiere, un futuro da eletto. Talento, personalità, fantasia: c’è tutto per poter dire che questo doppio confronto è la definitiva manifestazione di un fenomeno, come visto anche a Euro 2024. Oggi solo il palo al 92’ e una parata mostruosa di Sommer nel secondo tempo supplementare gli hanno negato il gol, ma la partita dello spagnolo è di livello assurdo. Non solo per la qualità ma anche per la quantità di palloni toccati e per la capacità di incidere costantemente sul flusso del gioco. Se tutto andrà come deve andare, siamo di fronte alle prime pennellate di un fenomeno generazionale.

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Guardando invece cosa non ha funzionato per il Barcellona, ecco, forse Flick dovrà mettere mano sul rivoluzionario modo di difendere proposto quest’anno. Sicuramente squadre meno attrezzate possono faticare, soprattutto in trasferta, ad attaccare la linea altissima blaugrana, però contro formazioni più forti qualcosa va rivisto. I primi due gol sono figli di una costante ricerca del fuorigioco avversario, mentre il terzo è frutto di una certa presunzione, decisamente immotivata. Il cambio Ferran per Lewandowski ha poco senso, perché, per quanto l’Inter fosse sostanzialmente ko, l’ingresso di un Lewandowski acciaccato non ha dato nulla ai Culers. Anzi, forse ha reso prevedibile la manovra degli ospiti, facilitando la difesa di Inzaghi. La sensazione è che Flick abbia pensato di avere in pugno la finale, decidendo di regalare qualche minuto di gloria a un campione come il polacco. Ha pagato carissimo la scelta di non mettere un difensore in più.

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Inter: Lautaro è la tua immagine, da Barcellona a Barcellona

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Nella categoria dei campioni si inserisce definitivamente Lautaro Martinez. Un gol, un rigore conquistato e, soprattutto, la netta dimostrazione di essere un leader per la sua squadra. Aveva segnato al Camp Nou, il 2 ottobre 2019, il primo gol in Champions League con i milanesi. Oggi il Toro chiude un cerchio, da Barcellona al Barcellona. Sul palcoscenico più importante segna ancora, trova il nono gol della sua fantastica stagione europea e regala un pezzo di finale ai nerazzurri.

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In una serata in cui il corpo, come detto da lui stesso, non risponde benissimo a causa del problema fisico accusato all’andata, l’argentino getta il cuore oltre all’ostacolo e si sacrifica per i compagni. Quei compagni che, quando interrogati sul tema, non mancano mai di sottolineare quanto Lautaro sia importante per l’Inter. Un simbolo, l’impersonificazione dello spirito di un popolo che a pieno titolo il 31 maggio giocherà per vincere la Champions League. E per coronare un sogno servirà un’altra impresa, o forse, solamente, un’altra notte da Inter.