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Il tifo

Inter-Lazio: storia di un gemellaggio tra curve e contraddizioni

Inter Lazio gemellaggio
Dal 1987 nerazzurri e biancocelesti condividono uno dei gemellaggi più longevi del tifo italiano: un legame fatto di amicizia, rivalità e partite simbolo, dal 5 maggio 2002 al passaggio di Inzaghi, fino alle tensioni più recenti
Silvia Cannas Simontacchi
Silvia Cannas Simontacchi

È tutto pronto allo Stadio Giuseppe Meazza per Inter-Lazio, una partita che, al di là del valore di classifica, porta con sé un significato particolare. Le due squadre sono legate da un gemellaggio storico – uno dei più longevi del panorama italiano – anche se, come vedremo, si tratta di un’alleanza che ha avuto alti e bassi.

Ma cosa significa, esattamente, che due curve sono gemellate? Il termine indica un rapporto di amicizia tra i gruppi ultras di due squadre diverse. Non si tratta soltanto di evitare insulti e provocazioni reciproche quando i club si affrontano come rivali, ma anche di condividere visioni e ideali, e persino di supportare la curva “gemella” in determinate partite, come i derby o gli scontri diretti con avversari comuni.

Negli anni Ottanta, periodo d’oro del movimento ultras, i gemellaggi tra tifoserie erano numerosi e solidi. Con il passare del tempo, però, molti di questi legami si sono affievoliti o sono stati interrotti con il ricambio generazionale, le tensioni interne ai gruppi organizzati e le rivalità sportive. Anche il patto tra la Curva Nord di San Siro e quella dell’Olimpico – seppur ancora riconosciuto – inizia a mostrare qualche crepa. Del resto, non è sempre facile mantenere una promessa di lealtà per quasi quarant’anni.

Inter-Lazio: le origini del gemellaggio

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Le radici di questo “patto tra gentiluomini” risalgono al 1987, con l’emergere nella curva biancoceleste del gruppo degli Irriducibili, destinato a prendere il controllo della Nord romana e a scalzare gli storici Eagles Supporters. Nello stesso periodo, anche a Milano – sponda nerazzurra – si stava costituendo un gruppo con lo stesso nome, deciso a prendere il controllo del Secondo Anello Verde.

Oltre alla denominazione, i due collettivi condividevano diversi tratti distintivi: lo stile di tifo “all’inglese” – in piedi, con sciarpate e bandiere – un orientamento politico simile e una visione comune sulla gestione della Curva. Ma, soprattutto, avevano in comune gli stessi nemici: i tifosi di Milan e Roma.

È importante ricordare, però, che l’amicizia tra curve non ha mai eliminato la competizione tra le squadre in campo. Anzi, spezzo la posta in gioco era altissima. Basti pensare che questo sodalizio nacque con l’Inter in lotta per il titolo e la Lazio per la salvezza, e che sarebbe sopravvissuto negli anni anche a momenti di forte tensione sportiva. Un esempio è la finale di Coppa UEFA 1997-98, vinta dai nerazzurri per 3-0 proprio contro la Lazio, senza che si registrassero disordini o scontri tra tifosi.

I primi dissapori: Vieri all’Inter

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Il primo a incrinare l’idillio fra le due tifoserie fu Christian Vieri. Nell’estate 1999, la Lazio era reduce da una stagione brillante e aveva tutte le carte in regola per lottare per lo Scudetto, quando il bomber – arrivato soltanto un anno prima – chiese a sorpresa la cessione per raggiungere Ronaldo “il Fenomeno” all’Inter di Massimo Moratti.

La richiesta ferì profondamente l’ambiente biancoceleste: non solo il presidente Sergio Cragnotti, ma soprattutto i tifosi, che reagirono bruciando le maglie di Vieri nella pubblica piazza. Davanti a queste scene eclatanti, la società offrì ai suoi fan la possibilità di restituire la maglia numero 32 per cambiarla con quella di un altro giocatore.

Bobo, decisivo nella finale di Coppa delle Coppe, era costato caro al club romano e si era fermato per metà stagione a causa di un infortunio. L’Inter lo acquistò per la cifra record di 90 miliardi di lire. Alla Lazio, come contropartita, arrivò Diego Simeone, che un anno più tardi sarebbe diventato uno dei principali autori dello Scudetto biancoceleste. E, nonostante l’amarezza, l’amicizia fra le due tifoserie resistette.

Il 5 maggio 2002: la festa mancata

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Tre anni dopo, proprio la Lazio sarebbe diventata protagonista di una delle più grandi tragedie nerazzurre: il 5 maggio 2002. All’ultima giornata di campionato, l’Inter – prima in classifica – affrontava la Lazio all’Olimpico. Dietro, la Juventus inseguiva a un punto. A Milano, dopo 13 anni di attesa, lo Scudetto sembrava a portata di mano, e molti interisti si erano convinti che i “fratelli” laziali non li avrebbero ostacolati.

Le cose, però, andarono diversamente. Dopo uno svantaggio iniziale, la squadra di Zaccheroni rimontò e vinse la partita per 4-2, consegnando il titolo alla Juventus. In soli 90 minuti, l’attesa di una serata di festa si trasformò in un pomeriggio da incubo. Di quel giorno, rimane impressa nella memoria di ogni tifoso interista l’immagine di Ronaldo seduto in panchina, in lacrime come un bambino. Eppure, nonostante la delusione cocente, l’alleanza tra curve sopravvisse: nessun incidente, né cori ostili, ma solo un silenzio sbigottito.

Il 2 maggio 2010: “Oh nooo”

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Otto anni più tardi, il destino volle che fossero proprio i tifosi laziali a restituire, in un certo senso, il “favore”. Il 2 maggio 2010, la Lazio ospitava l’Inter all’Olimpico in un’altra sfida decisiva per la lotta Scudetto. Questa volta, però, a inseguire i nerazzurri c’era la Roma. Così, gli Irriducibili si presentarono allo stadio tifando – non troppo velatamente – per la milanese: "Meglio perdere la partita che regalare il campionato agli odiati giallorossi", fu il loro pensiero.

L’Inter di José Mourinho, lanciata verso il Triplete, non aveva bisogno di aiuti, ma la complicità fu evidente. Al gol di Walter Samuel, in Curva Nord si alzò uno striscione con scritto: “Oh nooo”, che fece in un attimo il giro d’Italia. Quel gesto beffardo, conferma del fatto che ai laziali non dispiacesse così tanto perdere quell’incontro, suggellò il ritorno dell’intesa tra le due tifoserie.

Il gran rifiuto: Simone Inzaghi all’Inter

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Nel febbraio 2020, gli Irriducibili si sciolgono, pochi mesi dopo l’omicidio del loro storico leader, Diabolik. A raccoglierne l’eredità è un nuovo gruppo, gli Ultras Lazio, e il gemellaggio con la Curva Nord interista continua senza scossoni. Almeno fino all’estate 2021, quando il passaggio di Simone Inzaghi all’Inter scuote le fondamenta del club biancoceleste.

Mentre l’allenatore e Claudio Lotito sembrano a un passo dal rinnovo, con tanto di stretta di mano, arriva la telefonata di Beppe Marotta. Sul tavolo c’è la panchina dell’Inter campione d’Italia, lasciata vacante da Antonio Conte. L’indomani, Inzaghi è atteso nella sede della Lazio per le firme ufficiali, ma lui non si presenta: ha scelto Milano.

Lotito subisce questa decisione come un tradimento in piena regola, e la reazione dei tifosi non è più tenera. Sui social esplodono accuse di slealtà e messaggi al vetriolo verso quegli “amici” che hanno soffiato alla Lazio una delle sue bandiere. In molti chiedono la fine del gemellaggio, che però resta formalmente in piedi.

Il 18 maggio 2025: “Altro che gemellaggio!”

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L’ultimo capitolo di questa lunga storia si scrive il 18 maggio 2025. È la 37^ giornata di campionato: la Lazio arriva al Meazza in cerca di un posto in Champions League, l’Inter si gioca lo scudetto punto a punto con il Napoli di Antonio Conte. Le premesse di una partita tra “amici” sembrano già così molto fragili.

Quella mattina, la rivista Il Laziale mostra in prima pagina l’immagine di un’aquila calva che strappa il tricolore a un serpente nerazzurro. Il titolo chiarisce ogni ulteriore dubbio: “Rifamojelo perde!”. E, in effetti, la gara si trasforma presto in uno scontro acceso. Finisce 2-2, ma il pareggio compromette la corsa dell’Inter al titolo, e per molti tifosi sancisce la fine simbolica di un rapporto ormai logorato.

Nei giorni successivi, sono i supporter interisti a inondare il web di commenti indignati: “Altro che gemellaggio!”, si legge. C’è chi invoca una rottura definitiva, e chi insinua che quel legame, in realtà, non ci sia mai stato. Ufficialmente, però, sullo scioglimento del sodalizio nulla è stato comunicato. E, con gli ultras milanesi distratti da altri problemi, la questione Lazio è passata in secondo piano. Almeno per il momento.