Incrocio speciale

Il Biscione e l’Aquila: Inter-Lazio per un posto in semifinale di Coppa Italia

Inter-Lazio
Il racconto di una rivalità tra nerazzurri e biancocelesti attraverso i simboli che rappresentano la loro secolare storia. Un nuovo appuntamento tra le due squadre per i quarti di finale nel torneo.
Samuele Amato

L'ultima settimana di febbraio combacia con il ritorno della Coppa Italia, con gli ultimi due quarti di finale rimanenti. Bologna e Milan rimangono in attesa di scoprire le proprie avversarie che si decideranno nelle sfide di Juventus-Empoli e Inter-Lazio. Una partita, quest'ultima, che promette spettacolo per una serata di grande calcio tra due squadre che rappresentano una parte di due città simbolo del nostro Paese. Incrocio che metterà di fronte due storie e i loro simboli, due curve che hanno più volte rinnovato il gemellaggio e una rivalità divenuta un classico del calcio italiano.

inzaghi

Nella tana del Biscione nerazzurro

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Le storie non sono solo fatte di trofei vinti, sconfitte e calcio giocato. Ma passano anche dai simboli, tra stemmi e colori. Una cosa che tutte le squadre conoscono bene e che vogliono promuovere insieme agli ideali che rappresentano. Inter e Lazio non fanno alcuna eccezione e, come tutti gli altri club, il senso di appartenenza è ben radicato in questi simboli.

La storia della fondazione dei nerazzurri è ben nota. I colori sociali, scelti durante la sera del 9 marzo 1908, tra 43 soci dissidenti interni alla società del Milan, volevano ripercorrere le due tonalità del cielo notturno. Sulla scelta del nome, lasciamo spazio alle parole di Giorgio Muggiani: "Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo". Tra i tanti simboli che l'Inter ha fatto propri c'è anche quello del "Biscione" per riprendere il legame con la città meneghina.

Un simbolo che deriva dall'araldica medievale ed è legato alla famiglia dei Visconti, signori di Milano dal 1277 al 1395, i quali adottarono il Biscione insieme al motto "vipereos mores non violabo" (tradotto: "non tradirò le usanze dragonesche"). Frase, questa, a indicare la fedeltà assoluta alla dinastia dei Visconti e alla città di Milano - e che fu esposta proprio dalla Curva Nord, in una coreografia in occasione del derby della Madonnina del 2020. Questo senso di appartenenza al Biscione, viene raccontato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Il Sommo Poeta scrive, infatti, nel canto ottavo del Purgatorio: "la vipera che il Melanese accampa"; a indicare come l'esercito meneghino si muovesse solo sotto l'effigie draconica.

La stessa figura comparirà a più riprese sullo stemma dei nerazzurri: la prima volta tra il 1928 e il '29, insieme al fascio littorio (per via di ragioni politiche e pressioni dal regime fascista) e la croce di San Giorgio; la seconda volta tra '60 e il '63 su uno stemma ovale su strisce nerazzurre. Una versione più serpentina del Biscione visconteo comparirà come stemma dell'Inter tra il '79 e l'89.

Baroni Lazio

Il volo dell'Aquila biancoceleste

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Se il Biscione dell'Inter si lega alle radici tardomedievali di Milano, la Lazio parte dalle antiche origini della città che si contende con i giallorossi: Roma. Sin dal periodo antico, l'aquila era emblema di potenza, regalità e vittoria. Agli albori dell'Urbs Aeterna, inoltre, il regale rapace era anche il simbolo di Giove, padre di tutti gli dei e protettore dello stato, nonché corrispettivo di Zeus della mitologia greca.

In effetti, anche la scelta dei colori sociali del club capitolino si lega alla culla dell'Occidente. Il presidente Fortunato Ballerini adottò il bianco e il celeste in onore della Grecia, in riferimento alle Olimpiadi. Lo stesso dirigente si fece promotore per ospitare a Roma i giochi della IV Olimpiade (poi tenutasi a Parigi nel 1908). Nell'antichità, si credeva che questi giochi fossero legate alla religione del tempo, ponendo le competizioni sportive all'interno di una cornice "mitica". Uno dei tanti modi per onorare gli dei e ottenere il loro favore; una manifestazione sacra che riusciva a interrompere qualsiasi conflitto: si applicava la cosiddetta "Tregua Olimpica" (ἐκεχερία, "ekecheria" in greco antico).

Al pari della Roma, i quali hanno scelto come simbolo la fondazione della città, la Lazio si radica in questa storia antica e mitica. L'Aquila biancoceleste è sempre stata presente sopra lo stemma del club, tranne in tre occasioni tra il 1921 e il 1941. Anche per i capitolini, il logo ha riportato le effigi del regime fascista durante il Ventennio (sempre per pressioni politiche), con l'Aquila che compare solo nello stemma del '40 a tenere il fascio littorio. Dal dopoguerra, con la caduta del regime, il simbolo di Giove non se ne andrà più.

Dal 2010, la società laziale ha poi deciso di regalare ai propri tifosi una mascotte degna della storia e dei valori della squadra. Infatti, allo stadio Olimpico di Roma, prima di ogni partita i falconieri fanno spiccare il volo all'aquila Olympia.

— Inter ⭐⭐ (@Inter) February 24, 2025

La partita del maggio 2010 e lo striscione "Oh nooo"

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Tra i tanti incroci dei nerazzurri e dei biancocelesti, uno è ancora scolpito nella memoria dei tifosi del calcio italiano. Il 2 maggio 2010, l'Inter - che da lì a poco avrebbe vinto il Triplete - si presenta all'Olimpico per affrontare una Lazio, in una delle annate peggiori della sua storia recente.

I tre punti in palio in quella partita di Serie A pesavano molto: l'Inter di José Mourinho battagliava con la Roma di Claudio Ranieri per raggiungere il tricolore. Alla 36esima giornata, i giallorossi stavano ad un punto di vantaggio dopo la vittoria nell'anticipo di Parma. I nerazzurri avevano solo un risultato utile per poter tornare alla guida della classifica.

Il clima di Lazio-Inter fu quasi surreale. I tifosi laziali avevano inscenato un sostegno ai nerazzurri, invece che alla propria squadra: sintomo sia del gemellaggio tra le due tifoserie che dell'avversione verso i rivali romanisti. Il primo gol della partita - segnato da Walter Samuel - diede vita ad una delle immagini più ricorrenti del calcio italiano: lo striscione della curva laziale che recitava un "Oh nooo". La partita finì 2 a 0 per la squadra di Mourinho (seconda rete di Thiago Motta), che poi avrebbe vinto il 18esimo Scudetto, con la festa anche dei tifosi di casa per aver fatto uno sgarbo ai rivali cittadini.

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Inter-Lazio, i precedenti in Coppa Italia

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Gli uomini di Simone Inzaghi e quelli di Marco Baroni si dovranno affrontare per questa gara secca valida per i quarti di finale di Coppa Italia. La vincente di martedì, 25 febbraio, affronterà il Milan (vincente contro la Roma). Le due compagini hanno una storia di incroci abbastanza densa anche nella competizione parallela al campionato di Serie A. I nerazzurri contano nove coccarde tricolore (come i giallorossi capitolini), i biancocelesti seguono a quota sette coppe federali vinte.

I precedenti di Inter-Lazio a San Siro - considerando solo gli anni dal 2000 in poi - raccontano di un equilibrio tra le parti. Il ritorno dei quarti di Coppa Italia nel febbraio 2006 fu deciso dal gol dell'ex Dejan Stankovic, regalando il passaggio ai nerazzurri (l'andata all'Olimpico finì 1-1). Mentre, la semifinale del 2008 fu decisa nella casa biancoceleste - dopo il pari del Meazza - dai due gol di Pelè (il portoghese segnerà anche alla Roma in finale) e Julio Cruz.

La Lazio, dal canto suo, può contare due vittorie a Milano proprio ai quarti. Prima con il 2 a 1 nella gara secca del maggio 2017 (Felipe Anderson e Biglia per i capitolini, Brozovic per i meneghini). Poi con la vittoria ai rigori nel gennaio 2019, dopo lo 0 a 0 nei tempi regolamentari e l'1 a 1 (prima Immobile e poi Icardi) nei supplementari, per l'Inter pesano gli errori di Lautaro Martinez e Nainggolan). Inoltre, i biancocelesti si portarono a casa anche la Coppa Italia del 2000: la Lazio vinse l'andata della finale per 2 a 1 (i gol di Nedved e Simeone a vanificare il vantaggio di Seedorf), per poi pareggiare il 18 maggio a San Siro. In entrambe le gare, giocò  proprio l'attuale tecnico nerazzurro, Simone Inzaghi - che ai tempi vestiva la maglia della Lazio.