derbyderbyderby calcio italiano L’umiltà di Antonio Benarrivo: storia di due giorni a Parma

La storia di due giorni a Parma

L’umiltà di Antonio Benarrivo: storia di due giorni a Parma

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Sedere al tavolo di un bar o ricevere i consigli per un ristorante al centro di Parma da un vicecampione del mondo e da chi ha sei coppe in bacheca. Storie di altri tempi, o storie, semplicemente, di uomini veri.
Michele Bellame
Michele Bellame Redattore 

Nel giornalismo non si scrive mai in prima persona: quest'articolo ne rappresenta l'eccezione.

La redazione di DerbyDerbyDerby ha seguito con molto interesse, com'è giusto, l'evento di Operazione Nostalgia a Parma. Seguirà, poi, quello di Vicenza il 28 giugno e quello di Reggio Calabria il 6 settembre.

Parma, città piccola, bellissima, un piccolo gioiello di un'Italia bellissima. Fra gli inviati di Parma, c'era chi scrive. Com'è sana abitudine, per fare un buon lavoro, avevo contattato la maggior parte dei protagonisti del match per concordare anticipatamente un'intervista. Per fortuna, l'educazione è stata collettiva: tutti, tutti, hanno risposto di buon grado, concordando un appuntamento nei giorni parmensi.

Fra tutti i convocati c'è stata una telefonata eccezionale, quella ad Antonio Benarrivo. Non che abbia risposto male o, peggio, che non abbia risposto. Anzi. Garbo e gentilezza hanno predominato ogni tipo di chiacchierata.

Antonio Benarrivo, una vita in gialloblù

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Antonio Benarrivo ha iniziato la carriera professionistica nel Brindisi, squadra della sua città, esordendo in Serie C1 nel 1986-1987. Dopo tre stagioni si è trasferito al Padova, in Serie B, e nel 1991 è approdato al Parma di Nevio Scala, fresco di qualificazione in Coppa UEFA.

Con la maglia gialloblù ha vissuto oltre un decennio ricco di successi: al debutto in Serie A ha conquistato la Coppa Italia, seguito dalla vittoria della Coppa delle Coppe (1992-1993) e della Supercoppa UEFA l’anno successivo. Ha poi aggiunto alla bacheca la Coppa UEFA 1994-1995 e una nuova Coppa Italia nel 1998-1999, stagione in cui ha vissuto l’ultimo anno da titolare. Dopo aver vinto un’ulteriore Coppa Italia nel 2001-2002, si è ritirato nel 2004, totalizzando 257 presenze e 5 reti in Serie A con il Parma.

In nazionale, è stato convocato per la prima volta da Arrigo Sacchi nel 1993, debuttando contro l’Estonia. Ha partecipato da titolare al Mondiale 1994 negli Stati Uniti, giocando anche la finale persa ai rigori contro il Brasile. Ha collezionato 23 presenze con l’Italia, l’ultima nel 1997 contro la Russia.

DerbyDerbyDerby a Parma con un Cicerone d'eccezione

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"Oh Miché chiamami quando arrivi, ci vediamo tranquillamente e ci prendiamo un caffè": la telefonata con Benarrivo si conclude con queste parole. Nel viaggio in treno, scambio di messaggi per precisare orario e luogo. Ci vediamo al Municipio alle 19. Passeggiata su via Farini, sosta in un bar. Intervista di rito. Con una semplicità eccezionale. Come se fosse una persona normale.  La due giorni di Parma in compagnia di capitan Benarrivo era appena incominciata. Ad ogni passo un aneddoto, ogni stradina c'è qualcuno che lo saluta."Miché, ma hai mangiato?": domanda più importante di sempre. A cui avevo risposto di no, la verità: la replica, è stata magica. Antonio Benarrivo mi congeda, indicandomi dove andare e cosa mangiare. Incredibile. Con annesse foto di prova a testimonianza del consiglio ascoltato: prosciutto di Parma, salame di Felino, parmigiano 36 mesi accompagnato da confettura al peperoncino, zuppa fritta e tris di ravioli con erbette, zucca e spalla cotta. Tutto buonissimo come da copione.

L'umiltà fa grande il campione

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Alessandro del Piero della Juventus combatte per il possesso con Antonio Benarrivo di Parma durante la partita di Serie A tra Juventus e Parma allo Stadio delle Alpi, Torino

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All'uscita dal ristorante, non è finita la serata. C'è la parte più bella. Il gruppo di amici con cui mi aveva accolto Benarrivo si era allargato tantissimo, ed al tavolo del bar cui avevo raggiunto tutti era difficile ricordarsi i nomi di tutti: Lorenzo, Marino, Marco, Massimo... Mi hanno fatto sedere con loro e mi hanno accolto come un loro fraterno amico: ero entrato a far parte dei "Benaboys".  Nel giro di due sere consecutive, oltre a qualche tappa tra gelaterie e bar, i Benaboys si contendevano simpaticamente la vicinanza del loro capitano fra le stradine del centro di Parma.

Nei due giorni di lavoro, c'è poco tempo per dedicarsi alla riflessione: si è presi fra appuntamenti per interviste e orari da rispettare come il checkout ed il treno da prendere per Napoli. Ed è stato proprio in quel momento, che ho realizzato che cosa è successo. Più sei grande e più sei umile: l'umiltà di Antonio Benarrivo. Ho trascorso due sere con lui fra bar e gelaterie, fianco a fianco, con uno che ha giocato tredici anni in serie A, ha vinto tre coppe nazionali e tre coppe europee. E, scusate se è poco, ha giocato una finale dei mondiali. L'umiltà fa grande il campione ed Antonio Benarrivo ne è l'esempio migliore.