Le parole di Marotta al Book City

Marotta ambizioso: “Continueremo a vincere: ci toglieremo ancora sfizi”

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"L'Inter non può accontentarsi del posizionamento, deve puntare a vincere e mantenere alta l'asticella": Beppe Marotta interviene a Book City di Beppe Severgnini
Michele Bellame

Beppe Marotta non si sente affatto appagato e carica l'Inter per il prosieguo della stagione: "Essere alla guida dell'Inter è un'esperienza che ti fa sentire come se stessi toccando il cielo con un dito, davvero" – ha dichiarato il dirigente nerazzurro in occasione della presentazione del nuovo libro di Beppe Severgnini a Book City.

"Istanbul insegna: l'obiettivo è sempre la vittoria"

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"Porto con me da sempre una forte ambizione di vittoria; considero l’ambizione una caratteristica fondamentale, perché c'è ancora tanto da conquistare. Abbiamo ancora desideri da soddisfare: Istanbul ci ha insegnato qualcosa".

Marotta ha poi ribadito il concetto con fermezza: "Una società come l'Inter, per la sua storia, il suo prestigio e i suoi trofei, non può accontentarsi di dichiarare di voler vincere il campionato o la Champions League, deve sempre mirare a vincere. Per questo, mi considero un realista. Sentiamo spesso dire che l'importante è arrivare tra le prime quattro, ma non è così. L'obiettivo deve essere sempre la vittoria. Poi, se non si vince, accettiamo la sconfitta, riconoscendo che gli avversari sono stati più bravi, ma l’asticella deve rimanere sempre alta".

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Un accenno anche alla rivalità con il Milan: "Non sono una persona impulsiva, preferisco riflettere e ponderare prima di rispondere. L'ho fatto anche recentemente con Scaroni, quando ho voluto far notare che a Milano c'è una sola squadra con due stelle...".

"Lo stadio? Il sindaco sta facendo un buon lavoro"

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Il tema dello stadio è stato poi al centro di un lungo discorso: "Il sindaco sta facendo un buon lavoro, sono fiducioso e vedo che ci stiamo avvicinando a una conclusione in tempi brevi. È normale, parlando di senso di appartenenza, che una squadra abbia uno stadio tutto suo. Lo stadio è un po' come una seconda casa, un luogo dove non solo si gioca, ma dove la passione dei tifosi si vive quotidianamente, anche al di fuori delle partite, con attività culturali e di aggregazione. Il calcio è un fenomeno che unisce le persone, subito dopo la religione viene il calcio, dicono. La vera barriera, però, è la burocrazia italiana, che rallenta ogni iniziativa e allontana gli investitori. Ho visto questa dinamica in tante città. Ad esempio, nel 1997 ero a Venezia quando Maurizio Zamparini comprò un terreno a Tessera, ma dopo 30 anni siamo ancora fermi a quel punto. Lo stadio dovrebbe essere trattato come una questione di interesse nazionale e affidato al Ministero delle Infrastrutture. Un investimento di almeno un miliardo è necessario, ma l'impatto che avrebbe sarebbe enorme. Questo permetterebbe di saltare tanti passaggi burocratici inutili. Attualmente, sia l’Inter che il Milan sono determinati a costruire uno stadio, e le ultime trattative vanno verso la riqualificazione di San Siro. L'importante è superare gli ostacoli burocratici".

"Barella aveva difficoltà: ecco perché abbiamo preso un referee manager..."

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Infine, Marotta ha parlato di un giocatore in particolare, Nicolò Barella: "Il nostro obiettivo è far crescere i giocatori non solo dal punto di vista tecnico, ma anche umano. Vogliamo che comprendano cosa significhi l'arbitraggio. Per questo, abbiamo introdotto la figura del referee manager, che aiuta i calciatori a studiare il comportamento degli arbitri. Dopo la designazione, analizziamo come l'arbitro ha gestito le partite in passato e quale tipo di relazione ha con i giocatori sul campo. Barella, in passato, sotto questo aspetto aveva qualche difficoltà, ma ha fatto notevoli progressi. Non studiamo solo gli avversari, ma anche gli arbitri".

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