Beppe Marotta non si sente affatto appagato e carica l'Inter per il prosieguo della stagione: "Essere alla guida dell'Inter è un'esperienza che ti fa sentire come se stessi toccando il cielo con un dito, davvero" – ha dichiarato il dirigente nerazzurro in occasione della presentazione del nuovo libro di Beppe Severgnini a Book City.
Le parole di Marotta al Book City
Marotta ambizioso: “Continueremo a vincere: ci toglieremo ancora sfizi”
"Istanbul insegna: l'obiettivo è sempre la vittoria"
"Porto con me da sempre una forte ambizione di vittoria; considero l’ambizione una caratteristica fondamentale, perché c'è ancora tanto da conquistare. Abbiamo ancora desideri da soddisfare: Istanbul ci ha insegnato qualcosa".
Marotta ha poi ribadito il concetto con fermezza: "Una società come l'Inter, per la sua storia, il suo prestigio e i suoi trofei, non può accontentarsi di dichiarare di voler vincere il campionato o la Champions League, deve sempre mirare a vincere. Per questo, mi considero un realista. Sentiamo spesso dire che l'importante è arrivare tra le prime quattro, ma non è così. L'obiettivo deve essere sempre la vittoria. Poi, se non si vince, accettiamo la sconfitta, riconoscendo che gli avversari sono stati più bravi, ma l’asticella deve rimanere sempre alta".
Un accenno anche alla rivalità con il Milan: "Non sono una persona impulsiva, preferisco riflettere e ponderare prima di rispondere. L'ho fatto anche recentemente con Scaroni, quando ho voluto far notare che a Milano c'è una sola squadra con due stelle...".
"Lo stadio? Il sindaco sta facendo un buon lavoro"
Il tema dello stadio è stato poi al centro di un lungo discorso: "Il sindaco sta facendo un buon lavoro, sono fiducioso e vedo che ci stiamo avvicinando a una conclusione in tempi brevi. È normale, parlando di senso di appartenenza, che una squadra abbia uno stadio tutto suo. Lo stadio è un po' come una seconda casa, un luogo dove non solo si gioca, ma dove la passione dei tifosi si vive quotidianamente, anche al di fuori delle partite, con attività culturali e di aggregazione. Il calcio è un fenomeno che unisce le persone, subito dopo la religione viene il calcio, dicono. La vera barriera, però, è la burocrazia italiana, che rallenta ogni iniziativa e allontana gli investitori. Ho visto questa dinamica in tante città. Ad esempio, nel 1997 ero a Venezia quando Maurizio Zamparini comprò un terreno a Tessera, ma dopo 30 anni siamo ancora fermi a quel punto. Lo stadio dovrebbe essere trattato come una questione di interesse nazionale e affidato al Ministero delle Infrastrutture. Un investimento di almeno un miliardo è necessario, ma l'impatto che avrebbe sarebbe enorme. Questo permetterebbe di saltare tanti passaggi burocratici inutili. Attualmente, sia l’Inter che il Milan sono determinati a costruire uno stadio, e le ultime trattative vanno verso la riqualificazione di San Siro. L'importante è superare gli ostacoli burocratici".
"Barella aveva difficoltà: ecco perché abbiamo preso un referee manager..."
Infine, Marotta ha parlato di un giocatore in particolare, Nicolò Barella: "Il nostro obiettivo è far crescere i giocatori non solo dal punto di vista tecnico, ma anche umano. Vogliamo che comprendano cosa significhi l'arbitraggio. Per questo, abbiamo introdotto la figura del referee manager, che aiuta i calciatori a studiare il comportamento degli arbitri. Dopo la designazione, analizziamo come l'arbitro ha gestito le partite in passato e quale tipo di relazione ha con i giocatori sul campo. Barella, in passato, sotto questo aspetto aveva qualche difficoltà, ma ha fatto notevoli progressi. Non studiamo solo gli avversari, ma anche gli arbitri".
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