il confronto

Fabregas e Palladino, due universi paralleli: l’exploit del Como è il riflesso della caduta del Monza

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Fabregas riscrive la storia del Como portandolo tra le grandi, mentre il Monza affonda nel vuoto lasciato da Palladino: due visioni opposte del calcio moderno a confronto
Nancy Gonzalez Ruiz
Nancy Gonzalez Ruiz

Monza-Como - Il calcio, si sa, ama le parabole, ma raramente offre simmetrie tanto spietate come quella che si sta scrivendo tra le rive del Lago di Como e la Monza calcistica. Un incastro narrativo perfetto: da una parte, Cesc Fabregas — una leggenda sul campo che ha scelto di diventare pensatore del pallone sulla panchina di un Como oggi stabilmente in Serie A. Dall’altra, le macerie di un Monza ormai allo sbando, orfano dell’unico condottiero capace di dargli identità e senso: Raffaele Palladino. Lo sport, a volte, si diverte a prendere le stesse orme e deviarle bruscamente. Fabregas e Palladino hanno iniziato il loro cammino da tecnici nello stesso modo — nel vivaio della squadra in cui avevano chiuso la carriera — ma oggi si trovano su versanti opposti della classifica e della narrazione.

Fabregas e Palladino, due universi paralleli: l’exploit del Como è il riflesso della caduta del Monza- immagine 2

Il Monza di Palladino: scelte coraggiose e percezione di grandezza

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Era l’alba di un nuovo Monza, quello plasmato da Palladino: un gruppo affamato, colto e feroce, capace di fare a pezzi squadre blasonate - per info chiedere alla Juventus - e guardare la classifica con ambizione. Aggressività organizzata, centrocampo di alta scuola e un’identità tattica chiara, perfino spavalda. Poi il vuoto. Nesta, Bocchetti, di nuovo Nesta: la squadra ha smarrito se stessa. Oggi è ultima, prigioniera del proprio passato, costretta a confrontarsi con un’idea di calcio che non è più in grado di replicare. Non c'è nostalgia, c'è consapevolezza: Palladino era il progetto, e senza di lui quel progetto è evaporato.

Fabregas e il Como: costruzione paziente e possesso pensato

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A Como, invece, sta nascendo qualcosa di raro: un'idea. Non un lampo di genio, ma una lenta e lucida rivoluzione. Fabregas, che da giocatore aveva illuminato Londra, Barcellona e Stamford Bridge, oggi plasma una squadra che non ha paura di pensare. Il Como non si affida al caos o alla fortuna, ma a triangoli corti, rotazioni fluide e una dominanza gentile del pallone. Tiki-taka? Sì, ma contaminato dalla concretezza della provincia italiana. Il risultato è un tredicesimo posto che profuma di stabilità, ma anche di possibilità. Perché del Como non si parla più come una squadra sorpresa, ma si inizia a considerare una realtà tattica strutturata. Fabregas, a differenza di Palladino, ha potuto mettere radici, ha trovato terreno fertile e pazienza dirigenziale. E d’ora in avanti può solo raccogliere.

Due menti giovani, due filosofie opposte: questa è Monza-Como

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Fabregas ragiona. Palladino brucia. Il primo dosa i ritmi, cerca le geometrie. Il secondo ama la verticalità, le transizioni improvvise, la difesa compatta pronta. Due filosofie distanti, ma accomunate dalla stessa urgenza: dimostrare che i giovani tecnici non sono soluzioni temporanee, ma visioni a lungo termine. Entrambi figli dell’epoca post-De Zerbi, entrambi in corsa per diventare i nuovi simboli del calcio pensante.

Monza-Como, come ci arrivano le due squadre

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La sfida che andrà in scena oggi, sabato 5 aprile alle ore 15:00 è diversa. Non è solo Monza contro Como. È – paradossalmente – il Monza che non esiste più contro il Como che finalmente esiste davvero. Quando le due squadre si ritroveranno sul campo, non sarà solo una sfida salvezza o un derby regionale. Sarà la cartina tornasole di due visioni: quella che è fallita perché non è stata protetta, e quella che sta sbocciando perché è stata alimentata. Il Como di Fabregas guarda avanti, il Monza cerca nel passato risposte che non arriveranno più. In mezzo, due uomini che hanno capito prima degli altri che il calcio - come Bielsa insegna -  si costruisce con la mente, prima ancora che con i piedi. E forse, guardando il Como oggi, Palladino saprà di aver acceso una miccia. Ma sarà Fabregas, per ora, a tenere in mano la torcia.