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Il Napoli si gioca il bonus, lo scudetto è ancora aperto

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Il Napoli frena ma tiene la vetta, il Genoa d'orgoglio ne esce con un pari: chi dice che lo scudetto è già assegnato, si sbaglia.
Luca Paesano
Luca Paesano Redattore 

“Forza ragazzi, noi ci crediamo!”. Finisce su queste note la serata del Maradona, che lancia un messaggio forte e chiaro: occhio, il campionato non è finito.

Un monito per il Napoli, che non riesce clamorosamente ad andare oltre ad un pareggio contro il Genoa. Per i suoi tifosi, che forse si erano già portati un po’ troppo avanti in barba alla sacrosanta legge della scaramanzia. Per tutti coloro che avevano dato l’Inter già per morta e gli azzurri col tricolore cucito sul petto della maglia del prossimo anno. No. La strada è ancora lunga e c’è da faticare.

Il Genoa riprende due volte il Napoli: 2-2 al Maradona

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È una serata storta per il Napoli, e il primo segnale arriva dopo appena una decina di minuti con il ko di Lobotka. Ancora la caviglia, quella che lo aveva fermato già a Lecce. Se lo porta sulla coscienza Antonio Conte, che se a buon ragione si prende i meriti, lo stesso dovrebbe fare con le responsabilità.

Il Genoa si presenta al Maradona con coraggio, andando uomo su uomo sui partenopei. Il risultato è che il Napoli non sa come venirne fuori, muove palla da dietro e poi la spara avanti con Meret. Il copione è monotematico, fin quando un buco a centrocampo apre la strada a McTominay. Il gol di Lukaku leva un po’ di pressione agli azzurri, ma non cambia la trama del match. La squadra di Conte non ha idee, non sa bene cosa fare con il pallone tra i piedi, gestisce sterilmente e sembra voler semplicemente concludere al più presto la partita. Il plot twist sta nello sfortunato autogol di Meret sul colpo di testa di Ahanor, con la palla che prima sbatte sul palo, poi sul piede del portiere e finisce in rete. Ma lo abbiamo detto: per il Napoli, è una serata storta. L’1-1 manda il Maradona in apnea.

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Nel secondo tempo la squadra di Vieira si abbassa ed entra in modalità risparmio energetico. Gli azzurri monopolizzano l’incontro, anche se in maniera un po’ infruttuosa. Dominio, sì, ma è un possesso che fatica a portare il Napoli avanti con fluidità. Stallo, fin quando Antonio Conte non pesca dal mazzo il suo Jolly. Anzi no, è un Jack. Raspadori, di nuovo lui.

Sembra fatta, anche perché il Genoa non si è praticamente mai affacciato dalle parti di Meret nella ripresa. Il cronometro scorre e nell’aria inizia a percepirsi quella sensazione di sollievo, più che di gioia. Quella leggerezza dell’essersi tolti un esame e di esser un passo più vicini al traguardo. Il Maradona era praticamente già pronto alla festa prima che la testata di Vasquez lo gelasse. A cinque minuti dal termine si va sul 2-2 e a quel punto c’è poco da fare. Si buttano palloni in mezzo e si lanciano gli Ave Maria, e su uno di questi per poco Billing non fa il miracolo.

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Il Napoli tra bonus scudetto, sogni e fragilità

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Il Napoli si è giocato il suo bonus scudetto e lo ha fatto probabilmente nella partita meno indicata tra le ultime tre rimaste. È un risultato che non cambia la sostanza della classifica, perché gli azzurri restano avanti all’Inter ma soltanto di un punto. Ciò che cambia però è l’inerzia, perché se da un lato la formazione di Conte potrebbe pagare la delusione, dall’altra i nerazzurri sembrano aver trovato energie extra dopo l’incredibile sfida con il Barcellona.

La notte del Maradona ha messo un po’ a nudo tutte le incertezze e le debolezze di un Napoli che, se dovesse vincere, probabilmente farebbe davvero un miracolo. I limiti di questa squadra sono evidenti, tanto nella proposta quanto nelle scelte.

Ieri sera il Napoli non si è barricato nella difesa del suo risultato come fatto nelle ultime uscite – e come spesso fatto nel corso della stagione –. Non ha subito il Genoa come, ad esempio, aveva assurdamente subito il Lecce una settimana prima. Nel complesso ha fatto una partita modesta, per qualche tratto buona. Modesta, ma di una modestia che porta comunque a qualcosa. Perché al di là dei gol qualche occasione l’ha avuta ed a concedere non ha concesso praticamente nulla, se non le due reti.

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Due giornate per decidere lo scudetto

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Ha ragione Antonio Conte: il Napoli meritava. Ma oltre ai rammarichi, poi andrebbe fatto anche un po’ di mea culpa. Se in una gara fondamentale per lo scudetto Alex Meret è il terzo giocatore con più palloni toccati della serata, probabilmente c’è un problema. Se tre quarti di partita si sviluppano lanciando lungo su Lukaku o McTominay – e senza che vicino ci sia nessuno a raccogliere la seconda palla – allora c’è un altro problema. E perché, dopo un tempo di stallo totale, non si prova a cambiare qualcosa? Tornare al 3-5-2 ad esempio, riportando McTominay in mezzo al campo per avere un'uscita in più.

Il Napoli è lì e ci deve credere, e se è lì è perché il primo posto se l'è guadagnato. Ma oggi evidenzia una squadra fragile e forse un po' impaurita, che palesa il fatto che sia più piccola dell'impresa che sta facendo. E in una fase in cui anche la fortuna gira a versi alterni, sarebbe sbagliato dare il campionato per finito. Gli azzurri vanno a Parma, i nerazzurri se la giocano con la Lazio. Un solo punto. Due giornate per scrivere la storia.