Il 25 maggio ha avuto fine la stagione della Roma. Un anno difficile da spiegare, quasi inspiegabile per i tifosi. Come ogni anno, ai nastri di partenza, le prerogative erano ben altre. Si pensava di poter costruire un futuro solido con De Rossi ma la realtà ha riservato ben altro destino. Ben 3 anni di contratto, culminati in 4 partite. Non è stato dato abbastanza tempo? Difficile da dire ma sicuramente ciò che è venuto dopo ha solamente peggiorato la situazione.
Serie A
Roma, top e flop 2024/2025: la luce di Ranieri illumina un’altra stagione di alti e bassi

L'arrivo di Juric ha ingrigito ancor di più le speranze giallorosse di fare una grande stagione e solamente il ritorno di Ranieri ha ridato speranza e dignità ad una squadra, che nella prima parte di campionato aveva del tutto smarrito. Il girone di ritorno è stato encomiabile, con un ritmo spaventoso, quasi a dire da scudetto. Ma il miracolo di Ranieri non può oscurare l'ennesima stagione da sesto posto. I soldi investiti e il blasone della squadra meritano ben altri palcoscenici e, se la squadra giallorossa in questi anni non ci sta riuscendo, forse è il momento di fare delle valutazioni ben precise sui giocatori e sul futuro di alcuni di essi. Anche perché non ci sarà più un Ranieri a salvarli. Scopriamo quindi insieme quali sono stati i top e flop della Roma per la stagione 2024/2025 in serie A.
O carinho da Roma por Claudio Ranieri é muito bonito de ver.pic.twitter.com/xwawPXAv0K
— Leonardo Bertozzi (@lbertozzi) May 18, 2025
Top e flop della Roma, bocciati Pellegrini e Juric
—Naturalmente, in una stagione del genere, c'è sempre chi merita una riconferma e chi no tra top e flop della Roma. Forse è il caso per Pellegrini di guardare e riflettere, ma soprattutto di fare autocritica. Il lampo nel derby, non può oscurare una stagione negativa, sotto tutti i punti di vista. In ogni partita sembrava un corpo estraneo alla squadra e, anche quando serviva un capitano mentre la nave stava affondando, Lorenzo non dava la sensazione di poter essere quella figura.
Il rendimento sottotono non ha fatto altro che esasperare la pazienza dei propri tifosi, che più di una volta hanno usato la loro voce per contestarlo. Sicuramente, quello visto quest'anno è una brutta copia del Pellegrini ammirato negli scorsi anni, di quello che Mourinho esclamava: "Vorrei 11 Pellegrini in campo". Ma forse, dopo tanti anni, è il momento di guardarsi attorno e pensare a un futuro lontano dalla Roma. Attualmente è infortunato e bisognerà attendere le valutazioni del prossimo allenatore ma nel frattempo il nostro voto per la sua stagione è 4.

Nella rosa della Roma ci sono molti giocatori che hanno giocato al di sotto del proprio potenziale ma il vero flop e simbolo di questa annata non può non essere il capitano. Ma non è l'unico responsabile. C'è anche un altro nome, che a Roma difficilmente tornerà a mettere piede: naturalmente stiamo parlando di Ivan Juric. Il tecnico di Spalato è stato chiamato per mettere ordine al casino generale che vigeva nella Capitale. Era considerato l'uomo giusto al momento giusto. I Friedkin si erano addirittura sbilanciati, affermando che con lui si puntava a vincere le Coppe. Mai frase fu più errata, perché l'annata di Juric è stata tutt'altro che memorabile.

La scelta di Angelino come braccetto, quella di non far giocare Hummels, la sconfitta a Firenze per 5-1 e la sensazione di vuoto persistente, hanno solamente messo in risalto la sua inadeguatezza nei confronti di una squadra come la Roma. Eppure, non era cominciato così male. La doppia vittoria con l'Udinese e Venezia, avevano fatto rientrare qualche malumore all'interno della squadra. Ma è stato solo un lampo, una goccia che piano piano scendeva e andava a perdersi con le altre. La sua esperienza è terminata con un bruttissimo 2-3 in casa col Bologna e con un biglietto per solo andata per qualsiasi altra destinazione, che non fosse quella. C'è poco altro da dire. Juric, voto 3.
Ranieri III
—Chi avrebbe mai detto che nel 2025 avremmo rivisto nuovamente Ranieri sulla panchina della Roma? Eppure, per amore della sua città e della sua squadra, Sir Claudio è tornato per salvare la nave dalla tempesta. Perché un 17esimo posto e lo spauracchio retrocessione, erano vivi più che mai. Poi è arrivato lui, col suo silenzio con la sua compostezza ma soprattutto con il suo equilibrio da uomo che sa quello che bisogna fare. Niente giri di parole, giocatori nei suoi ruoli e cattiveria agonistica. Nient'altro. Questo è bastato a risollevare, perlomeno all'inizio, la squadra dal baratro. La vittoria col Lecce ha ridato respiro ad una città in apnea e forse, con un altro allenatore, quella vittoria non sarebbe mai arrivata. Perché Roma è una città che vive di calcio e che ha tatuata addosso la propria identità, la propria visione calcistica.

La passione è talmente elevata che in una situazione del genere il rischio del baratro e addirittura di una retrocessione era vivo più che mai. Ranieri però non ha voluto sentir parlare nessuno, ha agito secondo le sue regole: e la Roma è tornata in auge. Le sconfitte iniziali a Napoli e con l'Atalanta sono servite da incipit per dare il via ad un qualcosa di molto grande: da lì, il rollino di marcia è diventato incredibilmente da scudetto, con una Roma che non conosceva più la parola sconfitta.
Il derby vinto, la vittoria a Milano contro l'Inter, ma soprattutto, la sensazione di un gruppo che ormai aveva capito come entrare in campo e come rimanere concentrati per tutti i 90 minuti. Tutto questo non è magia, ma Claudio Ranieri. La Champions sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma anche i grandi eroi hanno i propri limiti e la vittoria a Torino, all'ultima giornata, ha reso ancora una volta grande, un uomo che non ha bisogno di elogi, perché lui è Sir Claudio Ranieri: voto 10 e lode.
Pagelle Roma, i top: 3 colonne su cui ricostruire
—In una stagione fatta di svolte improvvise e attese eterne, c’è un nome che brilla sopra tutti: Mile Svilar. Il giovane portiere serbo è stato l’MVP tra i pali della Serie A, protagonista di una stagione semplicemente straordinaria. Solamente Meret lo ha superato per numero di clean sheet, ma nessuno ha avuto la sua costanza, la sua freddezza, la sua capacità di piegare il destino con un guanto. Le sue parate hanno spesso salvato la Roma dal baratro, trasformando il possibile disastro in tenace speranza: voto 9.

Al suo fianco, un altro diamante ha brillato: Kone, talento puro con il passo dei grandi. Ha dimostrato di appartenere al calcio di più alto livello, portando qualità, corsa e intelligenza tattica. La Roma, se vuole crescere, non può permettersi di perderlo: è già pronto per il palcoscenico internazionale: voto 7,5.
Infine, una nota di merito va a chi ha incarnato la parola "affidabilità": Evan Ndicka. Il difensore ivoriano ha disputato ogni singolo minuto della stagione, erigendosi a colonna portante della retroguardia. Con la sua calma, la sua forza silenziosa, ha guidato la difesa giallorossa con maturità e spirito da leader: voto 8.

Se la Roma vorrà davvero uscire dalla palude della mediocrità, se vorrà finalmente tornare a essere grande, dovrà ripartire da qui: da Svilar, da Kone, da Ndicka. Tre nomi, una base solida, una promessa per il futuro.
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