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Serie A, il Belgio che incanta: da Mertens a Nainggolan, storie da copertina

Federico Grimaldi
Federico Grimaldi

Radja Nainggolan sbarca in Serie A nel 2010, al Cagliari, senza rumore, ma con negli occhi la determinazione di chi è cresciuto in fretta. Non ha bisogno di grandi presentazioni: bastano i primi contrasti, le prime corse, per far capire che quel ragazzo belga con il cuore indonesiano è diverso dagli altri. Col tempo diventa l’anima del centrocampo rossoblù, fino a quando - nel gennaio 2014 - la Roma lo chiama. E lui risponde. Nella Capitale non ci mette molto a farsi amare: combatte, lotta, si sporca le mani. Con la fascia tirata sulla testa e il cuore sempre all’attacco, Radja incarna alla perfezione lo spirito romanista.

Segna gol che esplodono all’Olimpico, si esalta nei derby, si prende la scena in Champions. Gioca con il fuoco negli occhi e la passione nella voce. Per la Roma diventa ben più di un centrocampista: è un simbolo, un guerriero, uno di loro. Poi l’addio, il passaggio all’Inter, il ritorno a Cagliari, il vento che lo porta altrove. Ma in Serie A Nainggolan ha lasciato una traccia profonda, fatta di sudore, tatuaggi e verità. Era arrivato in silenzio, se n’è andato come il Ninja: un combattente che non ha mai fatto finta di essere qualcun altro.