La Serie A apre una nuova pagina. Con l’approvazione del Decreto Legge sullo Sport, il Consiglio dei Ministri ha introdotto una modifica storica: le società potranno offrire contratti professionistici fino a otto anni. Un cambiamento che supera il limite dei cinque, in vigore da oltre quattro decenni, e che riscrive gli equilibri nella gestione dei rapporti tra club e calciatori. La mossa, confermata da Calcio e Finanza, risponde all'esigenza di garantire alle squadre un controllo più stabile sulle proprie risorse. In pratica, sarà possibile blindare i talenti più promettenti con accordi lunghi, trasformandoli in asset strategici di lungo periodo, sia tecnicamente che economicamente.
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Serie A, svolta epocale: arrivano contratti da otto anni. Ecco cosa cambia davvero per i club

ARTEMIO FRANCHI STADIUM, FLORENCE, ITALY - 2024/01/14: A Serie A and Serie A main sponsor Tim, Telecom Italia Mobile, logo is seen on a wet billboard during the Serie A football match between ACF Fiorentina and Udinese Calcio. Fiorentina and Udinese drew 2-2. (Photo by Andrea Staccioli/Insidefoto/LightRocket via Getty Images)
Il vantaggio
—Dal punto di vista contabile, infatti, i club avranno la possibilità di spalmare i costi degli acquisti su otto esercizi, riducendo l’impatto degli ammortamenti annuali e rendendo gli investimenti più sostenibili. Un vantaggio potenzialmente enorme, in particolare per chi punta su giovani da valorizzare nel tempo. Ma non tutto fila liscio. L’UEFA, con le sue regole sul Fair Play Finanziario, mantiene una linea diversa: gli ammortamenti, per l’Europa, vanno comunque ripartiti su un massimo di cinque stagioni. Una posizione nata nel 2023 come risposta alle manovre del Chelsea, che aveva legato calciatori come Mudryk e Badiashile con contratti lunghissimi per aggirare i bilanci. Una norma a cui si è poi allineata anche la Premier League.
Cosa cambia ora per la Serie A
—E ora, cosa succede in Italia? I club potranno sì firmare contratti più lunghi, ma dovranno gestire un doppio binario normativo: uno per i bilanci interni, l’altro per i vincoli europei. C’è però un altro fronte da monitorare. L’estensione della durata contrattuale potrebbe influenzare anche le norme FIFA sulla recessione unilaterale. Oggi, un calciatore può liberarsi dopo due anni (se over 28) o tre (se under 28). In sostanza, l’Italia fa un passo avanti. Una rivoluzione normativa che punta a rafforzare la stabilità contrattuale e offrire nuove leve economiche ai club. Ma il contesto internazionale — e soprattutto l’Europa — resta una cornice da cui non si può prescindere
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