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Frosinone, Cheddira: “Soulé a Napoli con me? Mati può stare dentro ogni stadio”

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L’attaccante marocchino, autore di una doppietta domenica contro il club proprietario del suo cartellino, è stato intervistato dal “Corriere dello Sport”: “Prima la salvezza del Frosinone e poi magari una coppa europea con il Napoli“
Redazione Derby Derby Derby

“La salvezza è un pensiero fisso. La meritano il club e questi tifosi che sono sempre al nostro fianco. Sarebbe stupido mollare proprio ora”. A dichiararlo è Walid Cheddira, attaccante del Frosinone, sulle colonne del Corriere dello Sport. Nel corso dell’intervista, il 26enne marocchino ha rivelato che a maggio si sposerà “vicino Loreto”, ma il nome della sua signora preferisce non dirlo.

A tutto Walid

“Quando scendo in campo penso al presente - prosegue -, non al futuro. Io gioco per il Frosinone e adesso vogliamo salvarci. Il mio sogno? Prima la salvezza del Frosinone e poi magari una coppa europea con il Napoli. Sarebbe perfetto. Un sogno. Inshallah (I,n,s,h,a,l,l,a,h sono le nove lettere del numero 9, ndr)”.

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(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Un estratto delle altre domande e risposte

C’è un dubbio che è venuto a qualcuno, un po’ cattivello: i giocatori in prestito a marzo-aprile cominciano a pensare ad altro... e se devi salvarti non è mai una bella cosa. Come si confuta questo luogo comune? “Io se ho la fiducia e vengo scelto mi sento in dovere di dare il 110 per cento. Non sarei capace mai di fare altro. Vero, quello che mi chiedete può succedere, ma vi dico che in questo gruppo nessuno ha questa testa, tutti siamo dentro al progetto e l’unico obiettivo da qui ai prossimi due mesi sarà salvare il Frosinone”.

Tanti dicono: il Frosinone ha coraggio, gioca e lo fa con i giovani, per questo merita di salvarsi. Si può concordare con questa linea di pensiero? “È la filosofia del nostro allenatore, Di Francesco è molto preparato. Il coraggio e l’imprevedibilità sono le nostre armi, poi noi in campo sappiamo di dover curare particolari irrinunciabili in un campionato di livello come la Serie A”.

Un attaccante vive di gol: nelle prime 25 giornate ne ha fatto uno, 5 nelle ultime 7. È il capocannoniere della Serie A in questa mini frazione. Cosa è cambiato? “Secondo me l’esperienza. Ho conosciuto questa categoria confrontandomi con compagni e avversari di alto livello. Sono diventato più pronto e convinto. E poi c’è tutto un lavoro invisibile tra febbraio e marzo”.

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È vero che ha messo sessioni di allenamento personalizzato di notte? “Di notte non proprio. Sono andato in palestra alle dieci e mezzo di sera, questo sì...”.

Beh, se non è notte... Il sabato, poi.

Walid ride. “Sì, è un programma stilato al dettaglio così da essere idratato nel modo giusto per il Ramadan. Ho mixato il prezioso lavoro fatto in squadra con il professor Neri con quello del mio trainer personale, Dario Conte”.

Caso Acerbi-Juan Jesus: l’Italia - vista da lei - è un Paese razzista? E ancora: se il campo diventa zona franca per certi eccessi, è opportuno usare il calcio come cassa di risonanza per sottolinearli e scongiurarli? “L’Italia non è un Paese razzista e parlo per esperienza personale. In campo non so cosa possa capitare: siamo in foga, in adrenalina, e voglio pensare che nessuno insulti con l’istinto razzista. Ma che il calcio, con i suoi numeri, possa aiutare per stigmatizzare certi episodi questo sì, assolutamente”.

Avete perso tante partite in modo clamoroso, da situazione di vantaggio avete finito con chiuderle senza niente in mano: dentro ci sono, per difetto, 10-12 punti che oggi farebbero parlare di altro. Dove avete trovato la forza per non deprimervi? “Lo sappiamo, è successo, inutile guardare indietro. Gli errori ci hanno fatto crescere, ci hanno fatto capire dove migliorare, sempre con il nostro obiettivo nella testa: la salvezza”.

C’è una partita inspiegabile più delle altre tra quelle perse? “Quella a Cagliari, dal 3-0 per noi al 4-3 per loro. È stato incredibile. Più di quella cosa posso dirvi?”.

Visto che anche Soulé è in prestito, lo porterebbe al Maradona? Wal ride ancora. “Magari... Ma sapete cosa? Uno come Mati può stare dentro qualsiasi stadio. Mezzi tecnici incredibili, impegno ai massimi livelli”.

Un po’ la sua storia: parte da Loreto e arriva lontano. Fino alla doppietta di Napoli. Tris con la Coppa Italia. “Grazie a Dio. È il coronamento di un lavoro duro, di tanti sacrifici che poi ti regalano soddisfazioni temporanee. Ma ripeto: serve ancora altro per la salvezza. Ci penso sempre perché voglio dare il 110% a chi ha creduto in me. La mia carriera è stata sempre una montagna da scalare, non venendo da un settore giovanile importante. Do tutto a chi crede in me”.

Il presidente Stirpe. Proprio come il presidente De Laurentiis: prima Bari, poi Napoli. “Famiglie straordinarie. E non dimentico Luigi De Laurentiis. È anche per loro che do l’anima al Frosinone e la darò al Napoli».

Farà il ritiro con gli azzurri. “Sì, così dovrebbe essere. E poi vedremo cosa accadrà”.

Dopo il 2-2 e i due gol al Maradona, due giorni da turista a Napoli. “Non è la prima volta, conosco bene la città: i miei agenti sono napoletani, Marco Sommella e Bruno Di Napoli, e mio fratello Momo gioca nel Portici in D”

È stato al murale di Diego ai Quartieri Spagnoli? “Sì, certo. E ho mangiato la pizza nel locale di Ciro. Immobile”.

Ha pure vinto la sfida con Osimhen: 2-1 per lei. “Eh, cosa c’entra: lui è tra i cinque centravanti più forti al mondo. Gliel’ho anche detto”.

 

 

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