
Simone Inzaghiè ormai da quattro stagioni l'allenatore dell'Inter. Un percorso che, nonostante qualche passo falso, soprattutto in Serie A, ha visto i nerazzurri diventare protagonisti del calcio europeo.
Il percorso
MILANO, ITALIA - 25 FEBBRAIO: L'allenatore dell'FC Internazionale Simone Inzaghi guarda prima della partita dei quarti di finale di Coppa Italia tra l'FC Internazionale e la SS Lazio allo Stadio Giuseppe Meazza il 25 febbraio 2025 a Milano, Italia. (Foto di Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images)
Simone Inzaghiè ormai da quattro stagioni l'allenatore dell'Inter. Un percorso che, nonostante qualche passo falso, soprattutto in Serie A, ha visto i nerazzurri diventare protagonisti del calcio europeo.
“Dove alleno io aumentano i ricavi, diminuiscono le perdite e si vincono i trofei”: così disse Simone Inzaghi alla vigilia di Inter-Roma, in data 30 settembre 2022. Da allora la sua Inter ha conquistato uno Scudetto, quello della seconda stella, due Supercoppe e una Coppa Italia. Ma non solo: il vero, grande, cambiamento di questi anni è soprattutto lo status europeo che il tecnico piacentino è riuscito a dare ai nerazzurri. La finale di Champions League 2023, per quanto persa contro il Manchester City, è stata uno switch fondamentale nella testa di un gruppo sicuramente molto forte, al quale però era mancato qualcosa in Europa nelle stagioni precedenti.
Inzaghi ha ereditato la squadra dopo tre eliminazioni consecutive ai gironi e l’ha resa una habituée della fase a eliminazione diretta, con quattro partecipazioni consecutive nella zona calda della competizione. In queste campagne europee, due eliminazioni agli ottavi, contro Liverpool e Atletico Madrid, e, come detto, una finale. In questa stagione invece sono già sicuri i quarti, in attesa del ritorno di mercoledì 16 aprile contro il Bayern. Uno storico di tutto rispetto che ha un fattore sopra tutti: Simone Inzaghi.
Se l’anno scorso la concentrazione dell’Inter di Inzaghi era palesemente rivolta alla campionato, mancato nei due anni precedenti, quest'anno le cose sono diverse. Sin da subito, l’ambiente nerazzurro, compatto, dalla dirigenza ai giocatori, ha dichiarato apertamente di puntare a fare più strada possibile in tutte le competizioni. Un qualcosa che non era riuscito nelle scorse due stagioni: l’Inter nel primo caso aveva abbandonato in inverno la corsa scudetto, complice il ritmo forsennato del Napoli di Spalletti. L’anno scorso, invece, spazio alle riserve nei gironi di Champions League per mettere in chiaro che, cascasse il mondo, l’Inter voleva la Serie A.
Quest’anno, invece, la società ha deciso di fare uno step in più: cercare di lottare su tutti i fronti. Una scelta onerosa sul piano fisico che però vede l’Inter prima in campionato, in semifinale di Coppa Italia e ai quarti di finale di Champions League. In particolare in Europa il percorso dell’Inter è stato quasi perfetto, con la sola sbavatura, ininfluente con il senno di poi, della sconfitta nel recupero a Leverkusen. Per il resto l’Inter ha battuto l’Arsenal e il Lipsia, ha pareggiato con il Manchester City in trasferta ed è riuscita a chiudere nelle prime otto il maxi-girone del nuovo formato di Champions. Un risultato notevole, economicamente e sportivamente, visto l’accesso diretto agli ottavi e il sorteggio agevole contro il Feyenoord.
Un ambito dove Inzaghi ha avuto un impatto notevole è quello economico. Complice l’operato della dirigenza, i risultati ottenuti sul campo hanno consentito all’Inter di migliorare, e non di poco, i conti economici del club. Si tratta di qualcosa che magari non a tutti i tifosi interessa o piace, ma attualmente avere un club economicamente sostenibile è una condizione fondamentale per poter competere al top in Europa come vuole fare l’Inter. Nel 2021, prima che Inzaghi arrivasse e dopo il Covid, l’Inter chiuse il bilancio con un rosso record di quasi 250 milioni di euro.
Una cifra progressivamente scesa, con perdite di 140 milioni di euro nel 2022, 85 milioni di euro nel 2023 e 35 milioni nel 2024. Si tratta di un miglioramento vistoso, con l’Inter che si avvia, anche grazie ai percorsi europei più lunghi degli anni precedenti e alla qualificazione al Mondiale per Club ottenuta sul campo, a chiudere il prossimo esercizio quantomeno in pareggio. E Inzaghi, in questa crescita economica, ha più di un merito.
Sul campo la forza di questa Inter è, sicuramente, un gioco collettivo, con tanti grandi giocatori ai quali è stato cucito addosso un abito di sartoria per far sì che possano esprimere al meglio il proprio talento. Merito di Inzaghi, in grado di sfruttare nel suo gioco i punti forti dei suoi calciatori. Non a caso, l’Inter è l’unica squadra delle otto rimaste in Champions League a giocare senza esterni d’attacco, con il 3-5-2. Un modulo che, pur consentendo all’Inter rotazioni costanti, richiede uno sforzo corale per funzionare.
Basti pensare al primo gol segnato a Monaco: tre grandi giocate in funzione del compagno, dall’imbucata di Bastoni al tacco di Thuram passando per la palla al centro di Carlos Augusto. Nessun dribbling, solo gesti tecnici di spessore che, uniti uno all’altro, portano al gol, bellissimo, di Lautaro. L’Inter è 33° in Champions League per dribbling riusciti a partita, davanti solo a Sturm Graz, Sparta Praga e Club Brugge, un dato emblematico di quanto i nerazzurri trovino la forza nel collettivo e non nelle giocate dei singoli, come voluto da Inzaghi.
Tanti sono gli esempi dello step europeo fatto dai giocatori dell’Inter in questi quattro anni, due su tutti: la catena di sinistra Bastoni-Dimarco. Il primo, plasmato da Conte ma diventato pilastro e giocatore di caratura internazionale con Inzaghi, è probabilmente il giocatore più rappresentativo di quanto costruito dall’allenatore in questi anni. Un difensore centrale che, nel suo ruolo, è nel top 1% per passaggi progressivi tentati a partita e per passaggi progressivi ricevuti a partita. Bastoni è quindi un uomo aggiunto per qualità e quantità all’attacco nerazzurro, un arma in più nello scacchiere di Inzaghi.
Sulla sua fascia gioca anche Federico Dimarco. Esterno atipico, il classe 1997 non è particolarmente veloce o resistente ma sicuramente dotato di un mancino incredibile, che l’allenatore dell’Inter ha saputo valorizzare al meglio. Per lui in questi anni sono arrivati 18 gol e 34 assist, un bottino considerevole. Sono solo esempi di quanto comunque Inzaghi sia riuscito a trasformare giocatori ottimi in un sistema perfetto o quasi, sfruttando le caratteristiche complementari l’uno dell’altro e dando a tutti il giusto spazio. E ora l’Inter può vivere, da protagonista, le grandi notti europee, proprio grazie a quel sistema firmato Simone Inzaghi.
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