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Milan, sguardo al futuro: cosa deve fare per tornare grande?

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Stagione altalenante per i rossoneri: difesa fragile e modulo rivisto da Conceição. Ora serve chiarezza per i prossimi mesi e rinforzi mirati
Giorgio Abbratozzato

Il Milansta vivendo una stagione di luci e ombre, con momenti esaltanti alternati a blackout difficili da giustificare. In campionato, i rossoneri hanno disputato 32 partite in Serie A, ottenendo 14 vittorie, 9 pareggi e 9 sconfitte. Un ruolino di marcia che, sebbene non disastroso, non è bastato per impensierire seriamente l’Inter e il Napoli nella corsa allo Scudetto, né per consolidare un'identità forte in campo europeo.

La difesa è stato uno dei punti più dolenti. La media gol subiti è stata significativa: da inizio stagione, il Milan ha incassato 1,2 gol a partita, un numero troppo alto per una squadra che ambisce a tornare tra le grandi. Con Paulo Fonseca in panchina, il reparto arretrato ha spesso mostrato fragilità nei meccanismi e nella concentrazione. Neppure l’arrivo di Sérgio Conceição ha subito invertito la rotta: nonostante un miglioramento nella solidità collettiva, la fase difensiva ha continuato a soffrire in certe fasi del gioco e la percentuale di vittorie in campionato è rimasta intorno al 40%, troppo bassa per un club come il Milan.

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Il modulo che non ha funzionato: confusione tattica e poca copertura

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Uno dei problemi principali del Milan è stato il sistema di gioco adottato nella prima parte della stagione. Con Musah spesso schierato in mediana ma anche sulla trequarti a seconda delle esigenze, la squadra ha faticato a trovare equilibrio. La mancanza di un vero regista e l’assenza di un trequartista naturale hanno reso il gioco macchinoso e prevedibile.

In fase difensiva, poi, i limiti sono emersi con evidenza. Theo Hernández, sebbene devastante in proiezione offensiva, ha confermato di avere lacune quando si tratta di coprire l’uomo nell’uno contro uno. A peggiorare la situazione, una linea difensiva spesso troppo leggera fisicamente e priva di una vera guida in grado di dettare tempi e posizionamenti. Il risultato? Una squadra che, nelle transizioni negative, nei cambi gioco e nei duelli uno contro uno si è spesso fatta sorprendere con troppa facilità.

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La svolta Conceição: il nuovo modulo per ritrovare solidità e idee

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Nell’ultima partita, il tecnico portoghese ha abbandonato il 4-2-3-1 ibrido per passare a una difesa a tre. Gabbia è stato schierato al centro, con Pavlovic e Tomori ai suoi lati: proprio l’ex Chelsea è tornato titolare dopo un lungo periodo in panchina. La scelta ha dato maggiore solidità, permettendo ai centrali di coprire meglio e offrendo una base più stabile in impostazione. Le qualità dei due “braccetti” sono state valorizzate: buona conduzione palla in fase offensiva e ottima velocità in copertura.

Anche il ruolo di Theo Hernandez è cambiato radicalmente. Schierato più alto, da esterno a tutta fascia, il francese ha potuto sfruttare meglio le sue doti in ripartenza. Le sue lacune difensive, spesso evidenti in passato, risultano ora più coperte grazie al lavoro di Pavlovic e del mediano.

A centrocampo, la coppia Fofana–Reijnders ha portato maggiore densità e ordine. Entrambi si sono rivelati fondamentali per equilibrio e qualità, sia nella gestione del possesso sia nel pressing. Con questo nuovo sistema, sembrano destinati a diventare punti fermi del Milan del futuro.

Davanti, niente più trequartista statico ma un tridente mobile e imprevedibile, in cui Leão può godere di maggiore libertà grazie al supporto e alle sovrapposizioni offensive di Theo Hernández. Il francese offre un’alternativa in più al portoghese, che può anche beneficiare dei movimenti della punta centrale e di Pulisic, sempre dinamici, imprevedibili e pronti a supportare la fase offensiva.

Conceiçao

Il nuovo ds del Milan ripartirà da Conceicao?

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Se questa è la base, il Milan del futuro può finalmente contare su un’identità chiara da cui ripartire. Serviranno però rinforzi mirati, soprattutto in difesa e a centrocampo, per allungare una rosa ancora corta in quei reparti. Resta da capire se la prossima stagione inizierà ancora con il tecnico portoghese in panchina e quale sarà il ruolo del nuovo direttore sportivo in questa scelta strategica.