Milan-Atalanta, il futuro della panchina rossonera, la stagione della Fiorentina, l'Inter tra Champions, Coppa Italia e scudetto: in esclusiva ai nostri microfoni l'ex calciatore rossonero, orobico e Viola Massimo Orlando
Nell'annata diventata famosa per le celebri Notti Magiche del Mondiale italiano (nonostante il finale sia stato poi tragico), Firenze diventa la seconda casa di Massimo Orlando (la prima resta San Donà di Piave, luogo di origine). Sei stagioni con la maglia della Fiorentina (1990-1994; 1995-1997) e in bacheca una Coppa Italia, una Supercoppa e un Campionato di Serie B.
Non solo Viola, ma anche una brevissima esperienza con la maglia della Juventus e ancora Milan (con il quale vince una Supercoppa Europea nel 1994 sotto la guida di Fabio Capello), Atalanta, senza dimenticare il biennio positivo con la Reggina di Nevio Scala agli inizi della sua carriera (1988-1990).
Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni Massimo Orlando ha tirato le somme sulla stagione disputata fin qui dalla Fiorentina, soffermandosi anche sul confronto, in programma domenica sera a San Siro tra i rossoneri di Sergio Conceiçao e la Dea di Gasperini, in qualità di doppio ex della sfida, e sulla corsa scudetto.
Partiamo dalla Fiorentina. Come giudichi fin qui il percorso di Palladino: ha avuto qualche momento di difficoltà, è stato anche oggetto di critiche, però forse nel complesso la stagione è positiva fino ad ora?
"No, no, è stato positivo. C'è stata una difficoltà iniziale perché è partito con una difesa a tre, con giocatori non adatti a quel ruolo, e ha perso un po' di punti. All'inizio c'erano parecchie critiche. Poi ha sistemato la squadra ed è arrivata una serie di otto vittorie consecutive, che hanno praticamente messo d'accordo tutti. Anche se, secondo me, la squadra non ha mai giocato un grande calcio, è stata comunque solida".
"Ha un attaccante che è il più forte in Italia in questo momento (Kean, ndr), e un portiere, De Gea, che ha fatto tantissimi miracoli. Poi c’è Dodô, senza dubbio un giocatore di valore. In seguito ci sono stati di nuovo dei problemi: un mercato di gennaio che ha praticamente stravolto la squadra. Prima si giocava con esterni offensivi, poi si è passati ad un 3-5-2. L'acquisto di Fagioli è stato importante, ha dato qualità alla squadra. Io dico che sostanzialmente Palladino ha fatto bene".
"Le aspettative, almeno qui a Firenze, erano un po' più alte. Avrebbero voluto che la squadra lottasse per qualcosa di più importante, ma in realtà è a soli tre o quattro punti dall’obiettivo. Non manca molto. Il problema è che la Fiorentina ha vinto contro tutte le grandi, tranne contro il Napoli, soprattutto in casa, mentre ha perso tantissimi punti contro le cosiddette piccole".
"Secondo me il vero problema è questo: la Fiorentina si adatta benissimo alle grandi squadre che ti lasciano spazi e, in ripartenza, con i giocatori che ti ho citato, ti fa male. Quando invece deve fare la partita, trova squadre chiuse, con difese solide, e fa fatica a segnare, anche se qualitativamente sono inferiori. La Fiorentina ha trovato grandi difficoltà con queste squadre e credo che lì si sia girata un po' la stagione, buttando via molti punti in queste situazioni".
Grande con le grandi, piccola con le piccole: da cosa dipende, è un fattore mentale oppure centra il fatto che sia impegnata su più fronti?
"È chiaro che quando affronti una grande squadra non hai nemmeno bisogno di preparare la partita, la motivazione viene da sé. Ma se fosse stato un caso isolato, una o due partite, avrei detto così. In realtà, la Fiorentina ha faticato con Parma, Udinese in casa, Torino in casa con l’uomo in più".
"Credo che il vero motivo sia che Palladino non è uno di quegli allenatori, tipo Italiano, che l’anno scorso ripartiva dal basso con possesso palla e costruzione. Lui è molto più bravo a curare la fase difensiva e a ripartire. Quando trova squadre chiuse, deve migliorare. Non ha tante idee sul piano del gioco".
"È una critica benevola, ovviamente, sperando che possa migliorare. Perché se guardi i punti buttati via con le piccole, sono tantissimi. Serve anche un po' di coraggio: domenica, per esempio, devi vincere. Non puoi fare solo cambi uomo per uomo. A volte devi rischiare qualcosa, lasciare in campo Beltran, Gudmundsson, mettere Zaniolo. Non fare i soliti cambi a scacchiera? Esatto".
Hai citato Italiano. Ti ha sorpreso l’exploit con il Bologna? Quanti sono i suoi meriti e quanti quelli ereditati da Thiago Motta?
"Sono tanti i meriti. È vero che ha ereditato una piazza e dei giocatori che avevano fatto un campionato straordinario, ma è anche vero che è arrivato con molto scetticismo. All'inizio ha faticato, con tanti pareggi e anche qualche contestazione. In realtà Italiano è un grande allenatore, lo ha dimostrato anche a Firenze, anche se è stato troppo criticato".
"Ha perso due finali, sì, ma in modo incredibile, all’ultimo minuto, sia con il West Ham che con l’Olympiacos. Ogni allenatore ha il suo pensiero tattico. Italiano non aveva Kean davanti, e il problema attaccante per la Fiorentina con lui c'è sempre stato: Jovic e altri non hanno dato quanto ci si aspettava".
"Se ci fosse stato Kean, secondo me, la Fiorentina avrebbe vinto qualcosa. Ora si parla anche del suo nome per il Milan, e credo che se lo meriti. Ha dimostrato di essere intelligente, preparato, ed è pronto per un grande salto. Anche se Fiorentina e Bologna sono già piazze molto importanti".
Italiano, Allegri, Fabregas, De Zerbi: chi fa più al caso del Milan, considerando che ad oggi la conferma di Conceiçao risulta difficile?
"Sarei stupito se Conceiçao venisse confermato, a prescindere da Coppa Italia e dagli ultimi risultati. Credo che serva una rivoluzione al Milan. Fabregas è incredibile, il Como gioca un calcio splendido, si può paragonare agli inizi di Guardiola. È intelligente, la squadra gioca senza paura. Ha scelto giocatori che nessuno conosceva e ha portato il Como a giocare benissimo. Il Como ha grandi possibilità economiche, e Fabregas ha in mente di restare ancora un anno. Quindi, chi lo vuole, dovrà aspettare".
"Allegri? Dipenderà dal mercato. Se il Milan prenderà giocatori importanti, già esperti e con conoscenza del campionato italiano, Allegri è perfetto nella gestione del gruppo. La sua carriera parla per lui. Se si cerca lo spettacolo, magari no. Ma se contano i risultati, lui li ha sempre ottenuti".
"De Zerbi? Molto bravo, ma ha troppi problemi difensivi. Il Marsiglia prende diversi gol, anche se ne segna tanti. E il Milan ha bisogno di una difesa più solida, meno spettacolo ma più concretezza. Se gli garantiranno i giocatori giusti, Allegri potrebbe essere quello giusto".
La scelta dell’allenatore dipenderà anche dal nuovo direttore sportivo. Si parla di Tare, ma quanto manca una figura come Paolo Maldini all'interno della dirigenza rossonera?
"Per me manca tantissimo. Ne abbiamo parlato tante volte e ancora non capisco perché Maldini sia stato mandato via. Era perfetto in quel ruolo, ha portato uno scudetto, era vicino alla squadra, un punto di riferimento per l’allenatore. È vero, credo ci siano state delle tensioni con Pioli riguardanti De Ketelaere, ma credo che la proprietà americana non abbia digerito il potere crescente di Maldini. Questa è la verità. La sua uscita ha portato il Milan in una situazione disastrosa negli ultimi due anni. Il Milan è una grande squadra, lo stadio è sempre pieno, ma vederlo giocare così male e in questa posizione non è bello".
Domenica ci sarà Milan–Atalanta: rossoneri un po' lontani dalla zona Champions, Dea ancora in corsa. Cosa è mancato a Gasperini per fare uno step in più e lottare per lo scudetto?
"Si è interrotta a un certo punto. L’Atalanta era lì, prima o seconda. Dalla partita col Bruges, squadra molto inferiore, e con le dichiarazioni anticipate di Gasperini sull’addio a fine stagione, secondo me qualcosa si è rotto. Ha tolto entusiasmo, motivazione. Dopo nove anni di grandi risultati, quest’anno c’era la vera grande chance di arrivare in fondo. Poi sono arrivati infortuni e altre situazioni difficili. Ma quel comunicare in anticipo ha inciso".
"L’Atalanta ha perso grinta, ha smesso di creare occasioni. Sembrava spaesata. Adesso si sono ripresi, contro il Bologna hanno fatto bene. Ma la chance per lo scudetto è stata buttata via, e dispiace, perché l’Atalanta è stata per anni la favola del nostro calcio".
A proposito dello scudetto. L’Inter sta dimostrando di essere una delle squadre più equilibrate in Europa: ha più possibilità in Champions o rischia in campionato contro questo Napoli?
"Condivido le parole di Lautaro: "L'Inter ha due palle così". L’Inter è tosta, fatta di campioni. Col Bayern ha sofferto, ma parliamo del Bayern, non un'avversaria qualsiasi. Credo che abbia possibilità di arrivare in fondo in tutte e tre le competizioni. La Coppa Italia magari contro un’altra squadra potevi lasciarla andare, ma in semifinale c’è il Milan: è un derby, che fai molli?!".
"L’Inter vuole arrivare in fondo ovunque, e secondo me può riuscirci. Il Barcellona gioca un calcio splendido, ha grandi talenti, ma concede troppo. L’Inter, invece, è organizzata, e nelle partite che contano sbaglia pochissimo. È uno degli avversari peggiori che puoi trovarti di fronte oggi".