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L'editoriale

Napoli, 99 anni di storia. Dove finisce il pallone, comincia il sogno

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Centenario meno uno: il Napoli prepara una grande festa rivivendo la sua storia di successi e idoli, ma anche incomprensioni e retrocessioni.

Novantanove non è un numero rotondo, non fa statistica. Non è il centenario, ma ha pur sempre un suo peso. È un'età che racconta più di quel che celebra: tra trofei, vittorie, retrocessioni, grandi campioni e idoli popolari. In una città che di anni ne conta più di duemila, la squadra più rappresentativa fa cento meno uno di maglia azzurra, passione sconfinata e un pallone che rimbalza tra miseria e nobiltà. Il Napoli oggi festeggia novantanove anni di storia: scomposti, teatrali (poi diventati cinematografici), ma pur sempre bellissimi.

Da Attila Sallustro a Edinson Cavani, passando per Vinicio, Pesaola, Omar Sivori, e tanti altri. E, ovviamente, il re senza alcun erede: Diego Armando Maradona. Uno che non è passato inosservato neppure nei silenzi, ma che da morto fa comunque rumore. Un calciatore che senza pennello ha disegnato traiettorie impossibili, regalando attimi di gioia e goduria fuori dal comune. Tutte note che rientrano nello spartito di una persona, una figura, un semidio che non può non ricevere una menzione d'onore in un giorno così importante.

Diego Armando Maradona, per sempre nel cuore dei tifosi del Napoli

Perché arrivati ad una certa età, più che contare le candeline si pensa ai ricordi. Ed il Napoli ne ha molti: l'arrivo dei primi idoli, come Ruud Krol, pilastro della rivoluzione Orange degli anni '70, capace di portare un po' di calcio totale all'ombra del Vesuvio. Ma anche il già citato Sivori, Altafini, Antonio Juliano, anima e cuore della squadra, ma anche della città a cavallo degli anni '60. Il primo scudetto, la prima vittoria in ambito europeo guadagnata nel 1989 contro lo Stoccarda. La danza di Maradona con il pallone durante il riscaldamento. Partite epiche in Champions League, avventure nella sorella minore Europa ai confini del continente e match da capogiro nel campionato italiano.

Ma oggi non serve solo memoria, perché Napoli è una storia che continua, resiste, che continua a sorprendere. Ciò anche grazie ad uno degli uomini, nonostante le diverse contestazioni negli anni, più importanti della storia della squadra azzurra: Aurelio De Laurentiis. Un uomo che con il calcio, diciamocelo, all'inizio c'entrava poco. Era, ed è, un uomo di cinema, ma è riuscito perfettamente a fonderlo con il pallone dando vita ad una squadra che può vantarsi - per tante ragioni - in Italia, ma anche al di fuori. Con lui è iniziata una lenta ma ostinata risalita dalla Serie C, fatta di incomprensioni senz'altro, ma anche visione, ordine, lungimiranza. E così il Napoli non solo è tornato, ma ha anche raggiunto traguardi che prima non aveva mai toccato, se non grazie al ragazzo argentino arrivato da Villa Fiorito.

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In pochi anni dal terzo scudetto si è passati ad esultare per il quarto, ma il profumo di quinto si sente già. Oggi nuovi calciatori scrivono la storia di una squadra cercando di entrare nella sua Hall of Fame: da Scott McTominay a Kevin De Bruyne, pronto a sparare le ultime cartucce della sua straordinaria carriera. E con Antonio Conte seduto in panchina, che sembra già pronto a presentare la sua candidatura come uno dei migliori allenatori della storia del Napoli, questa squadra sembra pronta a voler festeggiare in grande questi novantanove anni di storia.

Novantanove anni di vita, che si misurano in fuochi più che in trofei. Novantanove anni e un cammino ancora lungo. Novantanove anni di Napoli, che ha insegnato che si può cadere mille volte e trovare lo stesso un motivo per rialzarsi. Magari con un pallone tra i piedi e un sogno in tasca.

 

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