I voti

Napoli, le pagelle dello scudetto: tre 10 per una stagione da Oscar

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Servirebbe una nomination di massa come ai festival del cinema quando premiano l'intero cast per l'interpretazione.
Lorenzo Maria Napolitano
Lorenzo Maria Napolitano

Again, canta(va) Pino Daniele. Di nuovo, perché Napoli si conferma tappa fondamentale nella geografia calcistica degli ultimi quindici anni. La stagione 2024/2025 è stata un film che vincerebbe gli Oscar: titolo deciso all'ultima giornata, qualificazioni in Champions League strappate all'ultimo respiro, clamorosi ribaltamenti di fronte e addirittura retrocessioni "applaudite". L'attore principale, però, non può non essere il Napoli di Antonio Conte. Talmente forte da guardare tutti dall'alto per ventitré giornate su trentotto. Così determinato da lasciarsi scivolare addosso le critiche ricevute tra febbraio e marzo. E, soprattutto, unito al punto tale da non disunirsi mai, neanche nel momento in cui è stato falcidiato dagli infortuni, tantomeno quando ha affrontato le cessioni nel mezzo della stagione.

Servirebbe una nomination di massa per premiare ogni membro del Napoli, dalle riserve ai titolari, dall'allenatore a chi siede dietro una scrivania. Non è stato facile, ma siamo riusciti a dribblare le difficoltà costruendo delle pagelle che non siano un coarcevo di numeri, bensì un insieme di elementi che, insieme, hanno portato ad un successo meraviglioso dopo soli due anni dall'ultima volta.

 

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Le pagelle della stagione del Napoli

Antonio Conte, Yes I Know My Way: 10

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Richiamando Pino Daniele, questo suo brano suona come un manifesto. E Conte, nella narrazione di questa stagione, è un manifesto vivente di forza, ordine e direzione. È una dichiarazione d'identità forte come a dire: "So dove andare", proprio come il tecnico salentino, che arriva in un Napoli allo sbando prendendone subito il comando, rivitalizzando i giocatori nutrendoli di nuova linfa. Convincendo, tra l'altro, grandi ed affermati calciatori (Buongiorno, McTominay, Lukaku) ad unirsi in una squadra che oltre a non giocare nessuna competizione europea, era reduce da un decimo posto in classifica. E nessuno, per giunta, nella Serie A a 20 squadre è riuscito a compiere un salto talmente alto. Nessuno, infine, era riuscito a vincere il titolo con tre squadre diverse.

Ma il lavoro di Antonio Conte non s'è fermato soltanto alla costruzione della squadra, perché partita dopo partita è riuscito a trasmettere alla sua squadra cattiveria agonistica, fame di vittoria. Indottrinato secondo la mentalità Juventus non c'è niente di più importante del successo, tant'è che la storia la scrivono i vincitori mentre gli altri la leggono. Questa vicinanza con il mondo a strisce non è stata subito digerita e apprezzata dai tifosi del Napoli, ma il tecnico è riuscito addirittura in questa impresa: convertire, per quanto possibile, ad una nuova forma mentis. Oggi anche nel capoluogo campano si parla di vittorie, successi e trofei, oltre che di sogni e speranze. Conte a Napoli è stato un impetuoso vento di rivoluzione. Se soffierà ancora non è dato saperlo, ma l'aria è senz'altro cambiata.

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La vecchia guardia, Terra mia: 10

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Sono ben dieci i calciatori del Napoli ad aver vissuto la montagna russa scudetto, decimo posto e nuovamente scudetto. È la vecchia guardia, costituita innanzitutto da Alex Meret: decisivo, sicuro e pronto in ogni occasione. Bistrattato, probabilmente anche sottovalutato ma pilastro di una squadra in grado di vincere due campionati in tre anni. Insieme a lui i terzini Giovanni Di Lorenzo e Mathias Olivera. Stakanovisti che contano rispettivamente 37 e 32 presenze in questa stagione, impreziosite nel caso del difensore italiano da tre gol e altrettanti assist.

All'appello rispondono presente anche Amir Rrahmani e Juan Jesus. Gelido ed imponente come un iceberg il primo, frizzante e dal carattere ardente il secondo, che ricopre il ruolo di leader emotivo della squadra. E se Stanislav Lobotka e Frank Anguissa sono le pedine fondamentali nella zona nevralgica del campo, Matteo Politano è il vero pretoriano di Antonio Conte. L'esterno italiano ha macinato chilometri più di chiunque altro, aiutando in fase difensiva ma riuscendo comunque ad essere lucido sotto porta, servendo assist o scaraventando il pallone in fondo alla rete.

Infine, nel reparto avanzato, citiamo Giacomo Raspadori e Giovanni Simeone. L'argentino quest'anno ha avuto davvero poco spazio ed ha segnato soltanto una rete, ma il suo contributo prescinde il mero dato statistico. La tenacia, la grinta, la garra come oggi piace dire non si quantifica, è semplicemente percettibile attraverso i suoi occhi, costantemente iniettati di sangue in qualsiasi momento della partita. Raspadori, invece, s'è confermato l'uomo del destino: colui che riesce a riscriverlo, cambiando il normale andamento delle cose. Ha segnato sei gol in questo campionato, di cui cinque da febbraio. Quando c'è da trattare palloni ustionanti, quando il termometro delle difficoltà inizia a scottare, è lì che l'ex attaccante del Sassuolo si appresta a diventare protagonista.

Ognuno di loro è rimasto quando tutto sembrava crollare, favorendo una grandissima dimostrazione d'amore. Hanno creato un legame profondo, viscerale, che non s'è spezzato con una stagione storta. Napoli è terra loro, perché l'hanno difesa, onorata e portata davvero in alto. Ora la città li applaude di nuovo e festeggia con loro, perché l'amore per la terra quando è sincero torna sempre indietro.

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Scott McTominay, Tu sì 'na cosa grande: 10

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Interpretata da Domenico Modugno, Tu sì 'na cosa grande è una dichiarazione d'amore pura. Come quella dei tifosi per un giocatore così. Uomini, donne, bambini, tutti si sono innamorati del principe di Lancaster, riconoscendogli una forza ed una qualità pari all'incredibile strapotere emozionale che genera. Se il calcio fosse un film, McTominay entrerebbe nella scena a cavallo, con la luce giusta addosso a farebbe innamorare mezzo regno. Ma oltre ad avere dei lineamenti scolpiti ed uno sguardo fiero, lo scozzese interpreta il ruolo in maniera totalizzante. Ha una pulizia tecnica rara, una lettura degli spazi fuori dal comune, tutto abbinato ad un dinamismo atletico di prim'ordine. I numeri non fanno un calciatore, ma di certo aiutano a disegnarlo: McTominay quest'anno ha segnato 12 gol e fornito 6 assist, ottenendo cinque volte il premio di migliore in campo più il riconoscimento di Calciatore del mese di aprile.

Concludendo, peraltro, il suo meraviglioso campionato con il premio di Mvp della stagione. Insomma, l'ex centrocampista del Manchester United al suo primo campionato di Serie A ha giganteggiato su qualsiasi campo d'Italia, manifestando una superiorità che raramente si era vista nel Belpaese nelle ultime stagioni. Se è vero che i campioni si vedono nella tempesta ed i fuoriclasse, invece, l'anticipano, McTominay a suon di gol ha aperto le porte ad un'estate meravigliosa in quel di Napoli.

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Una stagione da incorniciare

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Tralasciando i personaggi sui quali abbiamo speso qualche parola in più, ogni vittoria è sempre frutto di un lavoro di gruppo a più livelli. Tant'è che volto di questo scudetto è anche la dirigenza del Napoli, da Aurelio De Laurentiis a Giovanni Manna, passando per Andrea Chiavelli e, in campo, Gabriele Oriali. Figura di altissimo spessore all'interno di una società. Non era facile ricostruire qualcosa di così solido, soprattutto tenendo tutti i conti in ordine. La sfida, adesso, sarà tenere l'asticella così alta, confermando il Napoli come una delle squadre più importanti d'Italia, forte di essere già - tra l'altro - uno dei club più titolati dal dopoguerra.

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