La Serie A torna, dopo due settimane dedicate alle nazionali, senza grandi sussulti. In un weekend avaro di emozioni e, ancor di più, di gol, ecco i top e i flop della settima giornata di campionato.
I giudizi
I top e i flop della 7a giornata di Serie A: Leao c’è, tracollo Juve e tanta noia

I top della settima giornata di Serie A: ora l'Inter c'è, il Milan continua a sognare
—Batte un colpo, e che colpo, l'Inter di Christian Chivu. I nerazzurri passano all'Olimpico di Roma e vincono uno scontro diretto che lancia Lautaro e compagni al secondo posto in classifica. Un secondo posto condiviso con Napoli e Roma, certo, ma pur sempre un ritorno a un solo punto dalla vetta. Nella vittoria in terra capitolina si è rivista quell'Inter affamata e chirurgica che mancava, in campionato, dalle trasferte di Bologna e di Firenze, stagione 23/24, anno della seconda stella. Raramente negli ultimi dodici mesi la squadra allora di Inzaghi aveva portato a casa tre punti sporchi, sudati, preziosi, specie negli scontri diretti. Con Chivu, almeno su questo aspetto, la musica sembra essere cambiata.

A proposito di musica: balla il Milan, balla Rafa Leao. Alla prima da titolare in stagione, il portoghese regala tre punti ai rossoneri. Due gol del suo dieci portano il Diavolo in vetta alla classifica in solitaria, nonostante i tantissimi infortuni che hanno colpito, a mo' di tsunami, Milanello. Bravo Allegri a schierare la squadra al meglio con quello che aveva a disposizione, spettacolare un Modric senza età in mezzo al campo. Un plauso anche a Gabbia, spesso sottovalutato ma altrettanto spesso solido e affidabile, anche contro avversari di primissimo ordine come Kean.
Grande fine settimana anche per il Como, nel segno di un abbacinante Nico Paz. Sul Lario i ragazzi di Fabregas incartano una Juve modesta e saltano, a pieno titolo, sul treno delle grandi. Ovviamente una squadra giovane come il Como inciamperà, anche in momenti magari inaspettati, ma il lavoro dell'allenatore di Arenys de Mar è senza dubbio di primissimo livello. Vince anche un Toro che ha sempre di più l'abito dell'ammazza-grandi. Roma prima e Napoli poi: quando l'asticella si alza, i granata incornano. La legge dell'ex non perdona, Simeone punisce gli azzurri e regala, dopo un po', una domenica di festa a Baroni e alla sua truppa.

I flop della settima giornata: Juve, cosa vuoi fare da grande?
—Dieci partite, undici gol, quattro pareggi a rete bianche. Poco, troppo poco, per essere competitivi, con gli altri campionati di prima fascia, dal punto di vista dello spettacolo offerto. Intendiamoci, il problema non è la singola squadra, il singolo allenatore o la singola partita. Il problema è un sistema che fa di tutto per non piacere, dalla scelta opinabile a dir poco di giocare Milan-Como a Perth, alla mancanza di qualità in tanti interpreti del nostro calcio. Quando la qualità c'è si vede: Nico Paz, Orsolini, Leao, esempi lampanti. E allora, forse, di qualità ce n'è poca, o comunque meno di quanta ne servirebbe, a partire dai giovani calciatori dei nostri settori giovanili.

Accantonando questo discorso, floppa pesantemente la Juventus, che di qualità pure ne avrebbe. Tudor cambia modulo, poi cambia di nuovo a partita in corso con un tuttopunte di "mourinhana" memoria. Insomma: idee poche, confusione tanta. Considerando che dei dieci giocatori di movimento schierati titolari sette erano reduci dalla convocazione nelle rispettive nazionali, forse il 4-3-3 avrebbe potuto aspettare. Contro una squadra che tatticamente ha pochi eguali, come il Como, sarebbe stato meglio seguire la linea della continuità, a maggior ragione in virtù dell'assenza di un pilastro come Bremer. Anche perchè adesso le trasferte di Madrid, contro il Real, e di Roma, contro la Lazio, rischiano di essere decisive per il futuro del tecnico croato.
Cade anche il Napoli, sconfitto per la terza volta consecutiva lontano dal Maradona. A Torino la squadra di Conte stecca, schiantandosi sul palo colpito da Politano nel recupero. La sensazione è che ora l'allenatore salentino debba lavorare su come sopperire all'assenza di un giocatore fondamentale come Lobotka, pietra angolare di questo ciclo, nato nella gestione Spalletti e proseguito poi, al netto di un anno di pausa, con l'ex Juventus e Inter al timone.

Infine, in zona retrocessione la Fiorentina. La sconfitta di San Siro è comprensibile, però adesso i Viola hanno davvero bisogno di punti e il calendario non aiuta. Pradè dopo la partita ha detto: "La proprietà mi ha messo a disposizione 90 milioni per rinforzare la squadra, quindi la colpa è solo mia. Se c'è una persona che ha fiducia è Stefano Pioli, se c'è una persona che dovrebbe essere cacciata o dimettersi dovrei essere solo io". Visto come è costruita questa Fiorentina, probabilmente, ha ragione.
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