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Il Milan si lancia verso orizzonti importanti, la Roma vince un derby sporco e pesante per le due squadre della Capitale, il Lecce fanalino di coda e tanto altro ancora. Ecco i top e i flop della quarta giornata di Serie A.
La miglior squadra della quarta giornata di Serie A è sicuramente il Milan. Allegri e la sua banda violano il Bluenergy Stadium 0-3, passeggiando su un'Udinese confusa e modesta. I rossoneri, belli e solidi, gettano benzina sul fuoco, vincono per la terza volta di fila e restano nella scia del Napoli primo della classe. Ora il Lecce in Coppa Italia, prima del doppio grande test contro Napoli e Juve, con un Leao in più. Chissà che proprio il Milan non possa fare il primo sgambetto della stagione ai campioni in carica.
Grande week-end, come sempre quando il risultato del derby ti sorride, per la Roma. Non è stato un derby bello, non è stata una prestazione impeccabile, eppure va bene così. Pellegrini regala 3 punti a Gasp, anche qui sono nove su dodici, e consente alla Roma di tenere il passo. Dopo il passaggio a vuoto con il Toro, naturale in un percorso di crescita come quello che sta affrontando la squadra del tecnico di Grugliasco, subito una reazione. Una reazione di squadra e di un singolo, il suddetto Pellegrini, che l'allenatore aveva stuzzicato in conferenza stampa: anche questo è un segnale non da poco.
A proposito di segnali non da poco, il Como vince a Firenze in rimonta, rispettando a pieno il proprio credo. Addai porta avanti i lariani nel recupero, poi, poco dopo, rischia, con una scelta sconsiderata, di concedere un contropiede per il pari. Fabregas in conferenza ha detto: "La palla finale devi portarla alla bandierina e non giocare, invece ha provato a fare il terzo gol, con quell'ambizione dei giovani che a me piace tantissimo". Anche a noi, Cesc, anche a noi. Ci piace, e non poco, anche Palestra, a Cagliari con la voglia di spaccare il mondo. Nel successo a Lecce dei sardi c'è tanto di suo, così come del redivivo "Gallo" Belotti. Bravo Pisacane a crederci, bravo il Cagliari a sette punti.
Ultimo paragrafo dei top dal titolo: "Non han vinto però...". Il Verona e il Pisa escono rispettivamente con uno e zero punti dal week-end chiusosi poche ore fa. Eppure anche per loro i segnali sono più che positivi. Gli scaligeri hanno messo in campo grinta e brio, tutto frutto della coppia davanti, Orban-Giovane. Il primo ha mezzi da giocatore che non c'entra niente con la lotta salvezza e, probabilmente, ha anche mostrato il perchè vi si trova con la gomitata (da rosso, senza se e senza ma) a Gatti. Il secondo invece avrà modo di crescere. Il Pisa, dal canto suo, paga un calendario da girone infernale dantesco, ma a Napoli si è fatto piacere per organizzazione e compattezza. Proprio alla settima giornata le due si sfideranno, con il primo crash test per i nerazzurri.
La grande che ha perso punti c'è stata anche in questo week-end. Si tratta della Juventus, che esce dal Bentegodi infuriata per la direzione arbitrale. Al netto dell'operato di Rapuano, la non-vittoria apre il vaso di pandora sui problemi strutturali della squadra di Tudor. Innanzitutto, le seconde linee a centrocampo. Benissimo Thuram e Locatelli, perfetti per il gioco dell'allenatore croato, ma poi? Una delle immagini più emblematiche, intorno all'inizio della ripresa, è il francese che, boccheggiante, non riesce a inseguire i giocatori del Verona lanciati in transizione. Siamo a settembre, dopo una sola partita di Champions League. L'estate avrebbe dovuto portare almeno un centrocampista centrale in più.
Sono poi diverse le piazze che non hanno lesinato fischi ai propri beniamini. Partiamo, in ordine cronologico, dai primi della giornata, quelli di Lecce. La squadra di Di Francesco è ultima in classifica. Venerdì sera al Via del Mare lo scontro diretto con il Cagliari era iniziato nel migliore dei modi, con il gol di Tiago Gabriel e i giallorossi per la prima volta in vantaggio in stagione in Serie A. Eppure, poi, la squadra pugliese si è sciolta, davanti a un avversario sicuramente non tra i più difficili. Se negli anni scorsi Krstovic aveva spesso pagato la cauzione per tutti, questa volta Stulic e Camarda non sembrano dare le stesse garanzie.
Male anche, come dicevamo, la Fiorentina. Pioli ha cambiato ancora modulo, interpreti, approccio. Insomma, la confusione che c'è in campo c'è anche in panchina. La Viola, con Gudmundsson ancora ai box, deve capire che strada imboccare, al netto della evidente mancanza di un centrocampista di interdizione. Forse, una comunicazione estiva più cauta avrebbe garantito più tempo e pazienza all'ambiente. Adesso, che invece la squadra si trova in fondo alla classifica, il clima si fa pesante. Il derby toscano con il Pisa, a questo punto, non può non essere il primo passo di una lunga risalita.
Fischiatissimo anche il Torino, protagonista di un black-out tremendo nel primo tempo contro l'Atalanta. Difficile spiegare i momenti di vuoto che i granata hanno, così come a Milano contro l'Inter. La sensazione, anche qui, è che Baroni debba trovare i suoi undici di fiducia, con poche modifiche da una partita all'altra. Infine, anche la Lazio continua a faticare, perdendo un derby giocato poi nemmeno così male. Pare la classica stagione iniziata sotto una brutta luna, destinata a proseguire seguendo lo stesso copione. Sarri ha sentenziato: "Può darsi che riusciremo a risolvere i nostri problemi, come anche no", e ancora: "Il limite di questa squadra è evidente, ci dobbiamo togliere di dosso anarchia, superficialità e banalità". Parole che sono tutto un programma.
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