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Il derby del Rio è diventato il derby del Muro: finale Usa-Mexico

di Giuseppe Livraghi – L’ennesimo derby del Rio Bravo/Rio Grande tra Stati Uniti e Messico. In ciò consisterà l’atto conclusivo della CONCACAF Gold Cup, giunta alla quindicesima edizione da quando porta questa denominazione...

Redazione Derby Derby Derby

di Giuseppe Livraghi -

L'ennesimo derby del Rio Bravo/Rio Grande tra Stati Uniti e Messico. In ciò consisterà l'atto conclusivo della CONCACAF Gold Cup, giunta alla quindicesima edizione da quando porta questa denominazione (cioè dal 1991) e quest'anno congiuntamente organizzata da Stati Uniti, Costa Rica e Giamaica. L'allargamento della kermesse a sedici partecipanti (dalle dodici tradizionali) non ha portato sorprese, sicché la “Copa Oro” (nome col quale la competizione è nota nei Paesi ispanofoni) finirà nuovamente nella bacheca di una delle due “grandi” di questa parte del Globo, che dal 1991 si sono sostanzialmente spartite i trofei (sette trionfi i messicani, sei i “gringos”), facendosi sfuggire la sola edizione del 2000, appannaggio del Canada.

Per trovare delle vincitrici al di fuori del trio USA-Messico-Canada bisogna risalire a prima del 1991, cioè a quando la manifestazione era denominata semplicemente “Campionato CONCACAF”: dal 1963 al 1989 l'Albo d'Oro annovera tre successi del Costa Rica (1963, 1969 e 1989) e altrettanti del Messico (1965, 1971 e 1977), seguiti a quota uno da Guatemala (1967), Haiti (1973), Honduras (1981) e Canada (1985). Canada e Messico sono le uniche due selezioni capaci di trionfare sia ai tempi della vecchia denominazione sia in quelli “griffati” Gold Cup.

La sfida finale per l'assegnazione del titolo CONCACAF (cioè del Centro-Nord America e dei Caraibi) andrà in scena al “Soldier Field” di Chicago il prossimo 7 luglio, con inizio alle ore 21 locali (corrispondenti alle 3 dell'8 luglio in Italia): gli yankee, padroni di casa, arrivano all'ultimo atto della competizione da favoriti, per via della loro finora inarrestabile marcia che li ha visti aver ragione, nell'ordine, di Guyana (4-0), Trinidad e Tobago (6-0), Panama (1-0), Curaçao (1-0 nei quarti di finale) e Giamaica (3-1 in semifinale), con ben 15 reti realizzate, a fronte di una sola incassata. Più sofferto il cammino del “Tricolor” messicano, vittorioso in tranquillità del proprio girone eliminatorio (7-0 a Cuba, 3-1 al Canada e 3-2 alla Martinica) ma in sofferenza nella fase a eliminazione diretta, che lo ha visto superare il Costa Rica ai rigori nei quarti di finale (1-1 al 90') e Haiti dopo i tempi supplementari in semifinale (1-0). L'atto conclusivo della Coppa opporrà, dunque, i “gringos” agli “eredi degli Aztechi”, nel classico derby del Rio Grande/Rio Bravo: un derby che, per la precisione, è tale anche nel nome, poiché il Messico è ufficialmente denominato “Stati Uniti Messicani”.

La rivalità, tuttavia, non affonda le sue radici nel calcio (sport assai minoritario negli States fino all'inizio degli Anni Novanta), neppure nelle esternazioni circa la possibile costruzione del muro lungo la frontiera, lunga ben 3169 chilometri dal Pacifico all'Atlantico (e che da El Paso in poi coincide col fiume denominato Rio Grande dagli statunitensi e Rio Bravo del Norte dai messicani). La rivalità risale ai tempi della guerra messicano-statunitense del 1846-1848, che vide il Messico (sconfitto) perdere il 55% dei propri territori, corrispondenti agli attuali Stati yankee di California, Nevada, Utah, Colorado, Arizona, Texas e New Mexico. Nonostante il risarcimento (nelle casse messicane finirono oltre 550 milioni di dollari, al cambio attuale), la perdita di tali territori provocò un comprensibile rancore da parte del Messico. Alla luce di tali fatti storici, quindi, si può affermare che tra statunitensi e messicani furono i “gringos” i primi a varcare il confine: in primis i coloni (nel Texas allora messicano), quindi gli stessi States, facendo loro territori originariamente parti integranti del Messico.

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