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Europa League, Milan primo con il minimo sforzo: la coppa delle alternative, ad eccezione di Calhanoglu

MILAN, ITALY - NOVEMBER 05:  Hakan Calhanoglu of AC Milan competes for the ball with Zeki Celik of LOSC Lille during the UEFA Europa League Group H stage match between AC Milan and LOSC Lille at San Siro Stadium on November 5, 2020 in Milan, Italy.  (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Il Milan si è qualificato ai sedicesimi di EL da primo nel girone, segnando 12 reti in 6 partite. Di queste, ben 11 vengono da giocatori non titolari e soltanto 1 (Calhanoglu) viene da un titolare. Tale dato ci dice che la squadra ha una buona...

Redazione DDD

di Max Bambara -

L’importanza delle alternative. Il Milan ha dimostrato, in questa Europa League, di avere una panchina di tutto rispetto. Quattro vittorie, un pareggio ed una sconfitta. Questo è stato il cammino del Milan in Europa League, un passo che ha permesso alla squadra rossonera di qualificarsi con una giornata d’anticipo e di conquistare il primo posto del girone nell’ultima gara contro la Sparta Praga. Il tutto, al netto di un gironcino non semplice, contro una delle migliori squadre del campionato francese (il Lille) e contro due squadre come Celtic Glasgow e Sparta Praga, che fanno abitualmente la Champions League o l’Europa League ogni anno. C’è tuttavia un dato sorprendente finora mai sottolineato che, invece, merita assoluto risalto. Nelle sei partite del suo girone di Europa League, il Milan ha segnato molto (12 reti, praticamente la media di due gol a gara) ed i marcatori rossoneri sono quasi tutti giocatori che, finora, non sono stati titolari in campionato. I capocannonieri sono Brahim Diaz e Hauge (entrambi con 3 reti), segue Castillejo (con 2 reti), poi Dalot, Rafael Leao, Krunic e Calhanoglu (tutti con una rete).

Hauge contro il Celtic a San Siro (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

In sostanza, tolta la punizione pennellata da Calhanoglu contro il Celtic, i marcatori rossoneri in Europa League sono stati tutti giocatori non titolarissimi. Questo aspetto consente di sottolineare tre cose: la bontà dell’organico a disposizione di Stefano Pioli, la profondità dello stesso nell’offrire soluzioni alternative a quelle abituali e il clima giusto che alberga all’interno della squadra. Partiamo dal primo punto: l’organico del Milan probabilmente non è allo stesso livello di quello della Juventus o dell’Inter. D’altronde ciò è abbastanza normale, visto che parliamo di due squadre che si trovano in una fase storica diversa rispetto al Milan. Se paragonassimo le squadre a dei ragazzini, potremmo dire che Juventus ed Inter sono già maggiorenni, mentre il Milan ha in sé l’esuberanza, l’innocenza e le smagliature tipiche dei sedicenni. Ciò, tuttavia, non preclude a chi osserva di riconoscere che il Milan abbia un buon organico perché costruito con intelligenza, seguendo criteri funzionali e logici. Tutti i giocatori hanno un cambio tecnico valido (magari meno qualitativo, ma comunque con caratteristiche adatte al 4-2-3-1).

Fanno eccezione soltanto Theo Hernandez e Frank Kessiè che non hanno giocatori simili a loro che possano sostituirli. Ciò introduce l’altro tema, ossia la profondità dell’organico a disposizione di Stefano Pioli. In pochi lo mettono in luce, ma il Milan ha un quartetto offensivo non titolare di tutto rispetto: Samu Castillejo, Brahim Diaz, Jens Petter Hauge e Rafael Leao sono giocatori con corsa, tecnica, talento, inventiva, brio e colpi d’autore, in grado di rappresentare alternative preziose al validissimo quartetto titolare. C’è, infine, l’ultimo aspetto, quello a nostro avviso di maggiore pregnanza: quando il clima all’interno di una squadra è positivo, le cosiddette riserve entrano in campo con lo spirito giusto, senza gelosie particolari nei confronti dei titolari, ma con la voglia sana di dimostrare il loro valore e con la convinzione di essere parte di un gruppo che insegue un obiettivo comune. Il Milan, da troppo tempo, non aveva questa sintonia totale che parte dalla società, arriva sino all’allenatore e si propaga al gruppo squadra. Questo è, senza alcun dubbio, un valore inestimabile, la vera base aurea su cui il Milan potrà costruire il proprio futuro prossimo.

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