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IL MONDO DEI SOCIAL RAGIONI

Niente razzismo, Ibra è un crogiolo di etnie: se l’Everton avesse parlato di tarocchi…

MILAN, ITALY - JANUARY 26: Romelu Lukaku argues after a quarrel with Zlatan Ibrahimović of AC Milan during the Coppa Italia match between FC Internazionale and AC Milan at Stadio Giuseppe Meazza on January 26, 2021 in Milan, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Emilio Andreoli - Inter/Inter via Getty Images)

Ibra non intendeva alludere a un pregiudizio generico, ma a un evento specifico, anche se mai confermato dall’interessato.

Redazione DDD

Massimo Gramellini nella sua rubrica "Il Caffè", sul Corriere della Sera, ha scritto del caso Ibra-Lukaku: "Non avendo la fortuna di essere né interista né milanista, ho assistito con svizzera equidistanza allo scontro di creste tra i gallinacei Ibra e Lukaku durante il derby di Coppa Italia e mi sono convinto che la provocazione del bullo svedese c’entrasse poco con il razzismo. Non solo perché Ibrahimovic è un crogiolo di etnie, da sempre bersaglio dei razzisti veri, ma perché nel gridare a Lukaku «Chiama tua madre e vai a fare le tue str…ate vudù con lei, piccolo asino» il fine dicitore non intendeva alludere a un pregiudizio generico, ma a un evento specifico, anche se mai confermato dall’interessato. Anni fa, il presidente dell’Everton sostenne che Lukaku si era rifiutato di rinnovare il contratto con la sua squadra dopo l’esito di un rito vudù officiato dalla madre. Ma se, invece che al vudù, quel presidente avesse detto che Lukaku era ricorso ai tarocchi, l’altra sera probabilmente Ibra avrebbe urlato «vai a farti fare le carte da tua madre, piccolo asino» e nessuno si sarebbe sognato di tirare in ballo il razzismo. La maleducazione, l’insolenza, il riferimento canzonatorio alla mamma: tutto questo e molto altro fa parte del repertorio di quel formidabile rissaiolo. Ma il razzismo no.

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Per arrivarci non serve un grande ragionamento, tanto che sono riuscito a imbastirlo persino io. Ma nel mondo dei social ogni parola sensibile - e lo sono quasi tutte, ormai - è una muleta sventolata sotto gli occhi del toro. E si sa che il toro (con la minuscola, eh) non pensa. Carica.

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