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Alessandro Birindelli: “Pjanic-Arthur scambio solo di carattere economico, il derby ha dimostrato cos’è CR7 in contropiede”

TURIN, ITALY - NOVEMBER 11: Alessandro Birindelli of Juventus (R) in action during the Serie B match between Juventus and Pescara at the Delle Alpi Stadium on November 11, 2006 in Turin, Italy.  (Photo by Newpress/Getty Images)

I temi Juve e Avellino nelle parole di Alessandro Birindelli

Redazione DDD

Alessandro Birindelli, ex calciatore della Juventus, oggi allenatore con un occhio di riguardo verso i giovani calciatori, è intervenuto ai microfoni di SuperNews su diversi argomenti: la sua carriera attuale, l’ambiente dei giovani talenti in cui lui è pienamente coinvolto come allenatore e le attuali vicende della Juventus. Infine, abbiamo fatto due chiacchiere anche su due dei suoi ex compagni di squadra che ancora se la giocano alla grande, uno in campo ed uno in panchina.

Sulla carriera da allenatore e i piani futuri: “Al momento sto aspettando una proposta da qualche prima squadra, a prescindere che sia in Serie B o in Serie C. L’importante è che abbia una solida progettualità e che condividano anche una cultura giovanile del calcio, dato che vengo da tre anni da allenatore con i giovani del Pisa e questo darebbe continuità ad un percorso già iniziato”.

Sulla vicenda di mercato Pjanic: “Non penso qualcosa sia andato storto, lui è un gran giocatore e questo la Juventus lo riconosce, come lo ha riconosciuto il Barcellona. Penso sia più una questione di plusvalenze e resoconti finanziari che vanno tenuti sotto controllo. Una scelta dettata dalla convenienza economica, c’entra poco la parte tecnica. Se la Juventus avesse potuto, avrebbe trattenuto Pjanic e preso Arthur, perché in questo modo si completava un centrocampo che vede Khedira spesso fuori per infortunio e un Rabiot che convince poco. Poi, se la scelta sarà stata azzeccata questo è tutto da vedere durante la prossima stagione”. Sugli innesti di mercato e su cosa manca oggi alla Juventus: “Arriva dinamismo, arriva quel fattore imprevisto che questi giocatori possono portare in area di rigore. Kulusevski ha grande forza fisica, ma lo trovi spesso pronto in area di rigore e in fase di realizzazione. Così come Arthur, un giocatore che, rispetto a Pjanic il quale predilige giocare da vertice basso, può fare sia il trequartista che il mediano di inserimento. Il centrocampo di oggi ha altre caratteristiche che poco rispecchiano il gioco dinamico che vorrebbe Sarri, fatto di passaggi rapidi nello stretto e inserimenti. Il fulcro del gioco parte da lì, da centrocampo, ed è importante che quel reparto sia ben in linea con la visione di gioco dell’allenatore”.

Su Ronaldo e gli equilibri della squadra: “Se la Juventus ha scelto di prendere Ronaldo vuol dire che sapeva come gestirlo. Chiaro che quando hai Ronaldo, sai che lui ha determinate convinzioni maturate col tempo, sai dove predilige giocare, quali spazi vuole attaccare per rendere al meglio. Non so se per via dell’allenatore o per le caratteristiche della squadra, quest’anno, alcune volte, non è stato messo in condizione di esprimersi al meglio. Nelle ultime partite Ronaldo si è trovato meglio, secondo me, perché si è riusciti ad avere un gioco più rapido a centrocampo e si è riusciti a trovarlo in anticipo. Poi quando Ronaldo si trova davanti un campo aperto fa quello che ha fatto a Genova, per esempio, o il bel contropiede nel derby contro il Torino”. Sul calendario di Champions League e sulla condizione psicofisica della Juve: “Oggi sono tutti alla pari. Questa situazione è nuova e particolare per tutti. Avrà la meglio chi curerà i particolari e starà più attento a tutto, senza tralasciare niente. Chi ci arriva meglio avrà di sicuro un vantaggio, poi però la Champions League è una competizione diversa, subentrano anche altri fattori. Ci sarà un dispendio di energie fisiche e mentali enormi anche per il caldo. Difficile da stabilire, mai come quest’anno”. Su Gianluigi Buffon: “Buffon ha fatto la storia della Juventus, non solo per le prestazioni, ma per il carisma che apporta nella società. Un esempio per tutte le generazioni di calciatori che verranno e che fa capire cosa vuol dire far parte della Juventus. Ma non solo, lui è parte della storia del calcio mondiale, tra i più forti di tutti i tempi. Quando scende in campo non fa rimpiangere nessuno e continua a fare il suo, facendo parate fuori dalla norma. E questo vale ancora di più quando, alla sua età, giochi di meno e poi scendi in campo e compi ancora gesti eccezionali.”

Su Fabiano Parisi dell’Avellino: “L’ho adocchiato perché conosco Capuano. Penso possa fare bene, ha tutte le qualità per emergere, ma ci vuole anche un po’ di fortuna nel calcio. Io ho l’esempio di mio figlio (Samuele, ndr) che ha fatto tre anni con il Pisa, poi ha vinto il campionato di Serie C ed ora è in Serie B, ma dipende anche dalle opportunità e dalle ambizioni della società stessa. Dico sempre che è meglio aspettare, in modo da avere più certezze ed autostima per crescere. La fretta a volte porta a cattivi consigli. L’ideale sarebbe rimanere per una crescita progressiva”. Sulla stagione di Capuano con l’Avellino: “Capuano a volte è sottovalutato. Forse viene messo in luce più per le sue uscite schiette che per l’operato sul campo. Questo fa parte del personaggio, ma secondo me quest’anno ad Avellino ha affrontato benissimo la stagione, peccato si sia trovato a giocare i Play-Off in un momento particolare. Le energie nervose e mentali non gli hanno permesso di affrontarli al meglio, ma la sua parte l’ha fatta e anche l’Avellino si è giocato le sue chance nella maniera più opportuna”.

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