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Settima rimonta Juve: Dybala torna il piccolo Sivori ed esalta i cambi di Sarri

TURIN, ITALY - OCTOBER 22: Paulo Dybala of Juventus competes for the ball with Bryan Idowu of Lokomotiv Moskva  during the UEFA Champions League group D match between Juventus and Lokomotiv Moskva at Juventus Arena on October 22, 2019 in Turin, Italy.  (Photo by Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

Juventus-Lokomotiv Mosca 2-1

Redazione DDD

analisi facebook di Roberto Beccantini -

Partita complicatissima, l’ha rivoltata Sarri con i cambi e firmata Dybala con un sinistro d’autore e un altro da (finissimo) rapinatore. Non era bastato un possesso palla da record (giurano a Nyon). La Lokomotiv, chiusa a chiave, aveva segnato l’unica volta che era uscita: Joao Mario murato da Szczesny e rimbalzo di Miranchuk. La difesa? Altissima, come da lavagna. Con Pjanic soffocato, le processioni votive alzavano polvere senza produrre né tiri né parate. Cristiano girava al largo, idem Dybala, Bentancur trequartista non pagava: e quell’area piena solo di cosacchi, che malinconia. Settanta minuti di fumo, con i cross di Cuadrado a garantire l’unica parvenza di arrosto (a rischio rosso, però, su Joao Mario).

I cambi, dicevo. Fuori Khedira e Matuidi, lenti e grigi. Largo al tridente - Cristiano, Higuain e Dybala - più Rabiot (in progresso, mais oui) e Bentancur mezzala (meglio, decisamente). Madama ha alzato un po’ il ritmo, i russi (russi?) l’hanno abbassato. Dopodiché, Sarri o Allegri, Allegri o Sarri, ci è voluta la prodezza del campione. Il piccolo Omar: un mancino radioso dal limite e un esterno di elegante chirurgia a ribadire la lecca di Alex Sandro deviata da Guilherme.

Undici angoli a zero, strillano i devoti del tiki taka. E l’ennesima rimonta a referto, la settima della stagione. E la Champions non più in pericolo come sullo zero a uno. Le vittorie «recuperate» non sai mai come prenderle: se privilegiare le titubanze (persino di Bonucci, toh), la manovra largamente leggibile anche senza gli occhiali dei «muratori» d’antan, oppure le risorse della rosa, le scintille dei singoli (che non guastano mai), la pazienza di aspettare Godot.

Il processo di crescita, come si dice, continua fra gli alti e bassi di un centrocampo che, a parer mio, rimane l’ago della bilancia. E del bilancio a primavera, scommettiamo?

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