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Il rigore che nessuno voleva tirare: Maurizio Ganz e il 21 marzo di 21 anni fa a San Siro

Mlan-Bari e il rigore nel recupero: senza coraggio e senza quel 2-2....

Il penalty del 2-2 finale in Milan Bari non valse solo un semplice punto

Redazione DDD

di Max Bambara -

In periodi come questi, in cui tutti siamo costretti a casa con l’obiettivo di sconfiggere un nemico subdolo ed invisibile, la parte contemporanea del calcio non può esistere visto che sono sospesi allenamenti e partite. Può esserci invece una sorta di rievocazione di aneddoti del passato che, nella storia rossonera, sono per fortuna tanti e persino pittoreschi. Oggi è il 21 marzo e non potrà essere l’equinozio di primavera in quanto, come in tutti gli anni bisestili, l’equinozio cade un giorno prima. Il 21 marzo del 1999 invece, non essendo un anno bisestile, era il giorno dell’inizio della cosiddetta “bella stagione” ed il Milan, all’epoca allenato da Alberto Zaccheroni, si trovava impegnato in una partita in casa contro il Bari di Fascetti.

Non è una di quelle partite passate alla storia per avvenimenti particolarmente significativi, ma c’è un aspetto di questa gara che va doverosamente sottolineato. Il Milan infatti, a pochi minuti dalla fine, si trovava sotto per 2-1 in casa contro la squadra pugliese che, negli anni 90, era una vera e propria realtà nella Serie A italiana. Non poteva quindi essere una partita facile per la squadra rossonera, anche perché la stagione del Milan era stata positiva sino a quel momento, ma senza lampi di luce tali da far pensare a quello che sarebbe poi stato l’epilogo finale. Il Milan veniva da tre partite che avevano portato in dote 4 punti e la classica sensazione di quel “vorrei ma non posso” che ben si adatta a tutte quelle squadre che non sono pronte ad andare oltre un certo livello di prestazioni e di ambizioni.

La sconfitta contro la Roma all’Olimpico, la vittoria risicata in casa contro il Piacenza ed il successo nel derby sfumato negli ultimi minuti a causa di un errore in uscita di Abbiati su Zanetti, erano l’esatta fotografia di una squadra volenterosa, ma ancora incapace di fare il colpo di coda, utile a cambiare l’inerzia di una stagione. Il clima precedente la gara col Bari non era stato particolarmente positivo. I tifosi del Milan erano di bocca buona e quel Milan in crescita, ma ancora con molti difetti, non dava soddisfazione al palato fine di una tifoseria abituata a campioni di alto lignaggio. Bierhoff in particolare era il giocatore maggiormente discusso di quella squadra. Era un goleador incontestabile il tedesco, soprattutto di testa, specialità nella quale aveva davvero pochissimi rivali essendo un colpitore eccezionale, anche senza un’adeguata rincorsa.

Tuttavia Bierhoff non era amato dai tifosi e questo clima di scetticismo lo avvertiva. Lontano dalla terra friulana, il centravanti della Nazionale tedesca soffriva parecchio quelle continue discussioni sulle sue qualità; in certe interviste addirittura, era persino apparso leggermente infastidito da qualche critica di troppo. E contro il Bari, nonostante fosse stato l’autore del gol del momentaneo 1-1, Bierhoff non si sentiva nel suo miglior momento. Verso la fine, un fallo di mano di Duccio Innocenti sembrò però consegnare al centravanti tedesco la possibilità di prendersi il proscenio realizzando il gol del pari e la sua doppietta personale. Eppure Oliver non se la sentì; è probabile che il rigorista designato fosse lui (il rigorista del Milan era Albertini che però in quella partita non si trovava in campo), ma nonostante il rigore procurato, Bierhoff tenne la testa bassa. In lui, probabilmente, era ancora presente nella mente (mai resettato), il rigore sbagliato nelle prime giornate contro il Cagliari (neutralizzato da Alessio Scarpi).

Da quel pomeriggio sfortunato di Cagliari, Zaccheroni scelse di cambiare rigorista, anche perché Albertini, con la sua rincorsa corta in stile Beppe Signori, era da tanti anni uno dei migliori rigoristi del campionato. Si assistette così ad una scena surreale perché nessuno sembrava voler battere quel calcio di rigore. Il momento fu talmente singolare che, dopo qualche secondo, decise di salire Billy Costacurta dalla difesa per prendersi l’incarico di tentare la trasformazione dal dischetto. Ed invece Maurizio Ganz, da poco entrato in campo, decise di assumersi la responsabilità, prese il pallone sotto il braccio, lo collocò sul punto corretto e, dopo la rincorsa, spiazzò il portiere del Bari regalando al Milan un pari ormai insperato. Fu un punto che, sul momento, non diede particolari gioie al popolo rossonero; tuttavia a fine stagione quel punto si rivelerà fondamentale per la conquista del 16esimo scudetto rossonero. In tanti rievocano sempre le 7 vittorie nelle ultime 7 partite come simbolo di quella stagione, ma quasi tutti trascurano la circostanza di quel Milan Bari.

Senza quel rigore calciato con convinzione e coraggio da Ganz, la storia rossonera avrebbe preso una direzione diversa in riferimento a quel campionato. Dal punto di vista del peso specifico, delle 5 reti segnate dal bomber di Tolmezzo con la maglia del Milan in quella stagione, il rigore contro il Bari è secondo solo al gol del 3-2 contro la Sampdoria, in una partita per cuori davvero forti. Nessuno voleva calciare quel rigore contro il Bari, perché segnarlo significava fare il minimo indispensabile (o forse anche meno dato che non si trattava nemmeno di una vittoria) e recarsi sul dischetto non era quindi conveniente, perché il rigorista aveva tutto da perdere. Quando si riguarda alla storia del Milan con gli occhi avvolti dalla passione e dalla nostalgia, è giusto dare il doveroso risalto anche a quelle situazioni meno visibili e reclamizzate, senza le quali la storia del club sarebbe stata meno gloriosa. Ganz, quel pomeriggio, scrisse senza saperlo un perfetto manuale sul coraggio e sulla capacità di assumersi una grande responsabilità.

 

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