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L’eterno derby fra Aristoteles e Margheritoni: il brasiliano e il bollito, così diversi eppure…

Margheritoni ci prova....

L'allenatore nel Pallone e la sua morale: tutto valido ancora oggi...

Simone Balocco

di Simone Balocco -

Da una parte un bomber brasiliano scoperto per caso a ridosso del “Maracanã“, dall'altra uno scarso bomber di provincia di ritorno dagli States. Da una parte un giocatore che nella sua esperienza italiana ha messo tutto sé stesso, da una parte un giocatore poco propenso alla disciplina, innamorato delle belle donne, pronto a faticare il meno possibile e che, a dirla tutta, non c'entrava nulla con il calcio. Due giocatori portati in Italia dal vulcanico, impulsivo ed un po' cialtronesco Borlotti e dall’avaro ma passionale Beccaceci. Due giocatori diversi che hanno fatto divertire gli italiani tra il 1984 ed il 1985. Solo che questi due “atleti” non hanno mai giocato nella realtà, ma solo nella finzione cinematografica. Stiamo parlando di Aristoteles ed Andrea Margheritoni, attaccanti della Longobarda e della Marchigiana, protagonisti de “L'allenatore nel pallone” e “Mezzo destro, mezzo sinistro. Due giocatori senza pallone”.

Erano i primi anni Ottanta, l'Italia stava vivendo una luna di miele con l'economia, eravamo al quinto posto tra i Paesi più industrializzati al Mondo, c’era un benessere diffuso ed il nostro calcio era lo specchio del Paese: soldi ed investimenti infiniti che portarono nella nostra Serie A i giocatori stranieri più forti (da Platini a Zico, da Falcão a Maradona, da Rummenigge a Elkjær Larsen e Socrates). Allora anche il nostro cinema comico faceva la parte del leone e Sergio Martino diresse questi due cult, anche se, ad onore del vero, “L'allenatore nel pallone” ha avuto un successo clamoroso e ancora oggi, nel 2020, è rivisto con grande piacere da tutti, mentre “Mezzo destro e mezzo sinistro” è nettamente più brutto e passa di solito una volta ogni due/tre anni, in estate, in seconda o terza serata poiché un po’ più scollacciato.

Ovviamente le due squadre in questione, la Longobarda e la Marchigiana, non sono mai esistite ma in loro si possono rivedere le squadre provinciali che, tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, imperversarono nel nostro calcio, mettendo sempre in difficoltà le grandi. L'elenco è lungo e riguarda squadre come Avellino, Catanzaro, Catania, Ascoli, Pisa, il Napoli ed il Verona campioni d'Italia fino all'Atalanta semifinalista di Coppa delle Coppe nonostante giocasse in Serie B nella stagione 1987/1988. Per non parlare dell’Udinese che nell'estate 1983 portò in Friuli un certo Zico dopo che i tifosi bianconeri avevano minacciato il passaggio all’Austria della città in caso del mancato arrivo del Galinho. I due film sono esempi di un calcio che non voleva prendersi sul serio, un calcio simpatico e mattacchione che canzonava la serietà di un mondo allora troppo ingessato. Basti pensare anche agli sponsor delle due squadre: “Pastificio Mosciarelli” per la Longobarda, “Pollo Ruspante” per la Marchigiana.

Furono scritturati per i due film anche giornalisti e calciatori dell'epoca: Spinosi, Scarnecchia, Santarini, Zico, i romanisti Pruzzo e Graziani, Paolo Rossi, gli ex giocatori de Sisti e Altafini, l’allenatore Liedholm, i giornalisti Giampiero Galeazzi, Paolo Valenti, Giorgio Martino, Gianfranco Giubilo, Gianfranco de Laurentiis, Tonino Carino e le conduttrici televisive Emanuela Falcetti e Paola Perissi. In entrambi i film sono presenti anche Damiani, Chierico e Ancelotti (in improvvisati tennisti nel secondo), Fabrizio Maffei, Aldo Biscardi e Nando Martellini.

Tutte le immagini dei film sono tratte da partite giocate durante il campionato precedente e quello precedente ancora: la Longobarda e la Marchigiana, non essendo mai esistite, per motivi “sportivi” avevano la maglia bianca con inserti rossoblu perché in quegli anni le squadre di Serie A avevano tutte la maglia bianca e quindi, ogni domenica, una squadra con la maglia bianca giocava sempre ed era facile quindi fare passare una delle due provinciali come in campo in quella partita. Focalizziamoci sui protagonisti in campo, Aristoteles (interpretato dall'attore svizzero Urs Althaus, già protagonista di “Arrapaho”) e Margheritoni (interpretato da Andrea Roncato, già sulla cresta dell'onda in quegli anni con alcuni film comici e programmi televisivi in compagnia del sodale Gigi Sammarchi, come Roncato presente nei due film).

Anche gli allenatori delle due squadre erano totalmente diversi tra loro per stile e modi: la Longobarda era allenata da Oronzo Canà, il “vate della Daunia”, molto pittoresco e legato alla sua “b-zona”; la Marchigiana è stata allenata fino al girone di andata (dove racimolò solo sette punti in quindici giornate) da Gianvincenzo Coligno, un tecnico molto sui generis che allenava facendo ascoltare alla squadra la musica sinfonica e che citava i filosofi greci, e poi da Juan Carlos Fulgencio, un tecnico argentino dalla parlata spagnola molto “maccheronica” che usava il pugno di ferro nei confronti della squadra, detestando chi non si impegnava. C'è anche da analizzare come sono arrivati in Italia Aristoteles (chiara parodia di Socrates) e Margheritoni: se Borlotti illuse Canà di acquistare “parti” di giocatori stranieri per rafforzare in un giorno futuro la squadra a scapito dei due giocatori più forti (Mengoni e Falchetti), mandando il povero tecnico in Brasile con il cialtronesco Bergonzoni (interpretato dallo stesso Roncato) a cercare di portare a casa uno tra Junior, Edinho e Socrates, Beccaceci voleva rimanere in Serie A spendendo il meno possibile e quindi tesserò Margheritoni solo e soltanto perché non gli sarebbe costato nulla (e anche gli altri giocatori siano stati pagati il minimo e pagati altrettanto).

In campo l'apporto dato da Aristoteles e Margheritoni (chiamato in America “il sinistro di mortadella”) fu diametralmente opposto: il brasiliano era quello tecnicamente più bravo, giocava per la squadra e per i compagni che però non lo volevano con loro; Margheritoni era tornato in Italia dopo la parentesi americana dove scappò dopo aver sedotto la moglie di un arbitro che poco prima lo aveva espulso (e che trovò il “bomber” poi a casa sua dopo aver amoreggiato con sua moglie) e alla notizia del suo ritorno in Italia fu deriso da tutti perché più che giocare a calcio tutti dicevano fosse pronto solo per “giocare al totocalcio” e finire nella cronaca rosa e non in quella sportiva, benché lui sostenesse di essere stato cercato da Real Madrid, Benfica e Anderlecht. Aristoteles era innamorato contraccambiato di Michelina, la figlia di mister Canà, mentre Margheritoni non disdegnava qualunque donna e nel film ha avuto diversi flit con donne francesi, americane, la signora Mirtilla Rubinacci (titolare dello sponsor della squadra e “bi-vedova” avendo sposato i due fratelli titolari della ditta) e la giornalista Daniela Benni.

Aristoteles era un individualista (un “veneziano”), mentre Margheritoni faceva coppia con l'amico e collega Cesarini, come lui incapace con i piedi, ed insieme ai Gonçalves e Kekkonen erano il “pugno”, il “fiato” ed il “cuore” della squadra. Se Aristoteles era nelle grazie di mister Canà, Margheritoni era ben visto da Coligno ma odiato da Fulgencio, il quale non esitava un secondo a punirlo e ad insultarlo mettendolo in panchina preferendogli il giovane Carlo Vacca. Aristoteles era schivo, amante della musica del suo Paese e amava tantissimo il calcio, mentre Margheritoni era un “bollito” che giocava nella Marchigiana solo perché nessun'altra squadra lo voleva tesserare. I ritiri sono stati un quid in più dei due film: Canà portò la squadra in montagna e fare la preparazione estiva dove presentò la sua “b-zona”; Coligno portò, ad un mese dal debutto in campionato contro il Verona campione d’Italia, anche lui la squadra in montagna e poi al santuario della Madonna delle Lacrime perché andare a Lourdes (come diceva il suo rudimentale pc) era troppo costoso per Beccaceci; Fulgencio portò la squadra tutte le settimane in ritiro in un convento di frati distante venti chilometri dal primo centro abitato ed in questo convento ne succederanno di ogni, tra sogni di fuga, calciatori che cantano canzoni di chiesa in maniera stonata e l’arrivo di una prostituta per Fulgencio e di Mirtilla Rubinacci per Vacca.

Aristoteles e Margheritoni diventeranno i salvatori della squadra: nell’ultima partita di campionato contro l’Atalanta e nel match internazionale di Mitropa Cup di Francoforte (ma giocato ad Ascoli), i due giocatori ribalteranno il vantaggio delle loro avversarie con due reti che salveranno la Longobarda dalla retrocessione ed assegneranno la coppa alla Marchigiana. I due giocatori erano entrambi in panchina per motivi diversi: il brasiliano perché se avesse giocato avrebbe contribuito alla vittoria e quindi alla permanenza della squadra in Serie A (cosa che Borlotti ed alcuni giocatori non volevano); il bolognese perché, essendo considerata una partita inutile quella contro i tedeschi, era sprecato farlo giocare per tutta la partita e Beccaceci e Fulgencio erano d’accordo per far entrare dopo poco Margheritoni, giocatore inutile in una partita inutile che avrebbe contributo alla sconfitta della squadra (pensando solo al campionato e alla salvezza). Ed invece, la Longobarda si salvò e la Marchigiana vinse la partita contro tutti i pronostici.

Sarebbe stato bello vedere giocare uno contro l'altro Aristoteles e Margheritoni, ma anche gli altri protagonisti delle due pellicole: Speroni contro Cesarini, Sella e Cavallo contro Kekkonen e Goncalves, Crisantemi contro Vacca. Ma sarebbe stato esilarante anche vedere di fronte due “maestri” di calcio quali sono stati Oronzo Canà ed il duo Gianvincenzo Coligno-Juan Carlos Fulgencio fra corna, sale gettato per terra, un “andante ed un allegro” ed il pugno di ferro. Chissà che derby tra il funambolico Aristoteles e il pigro e sornione Margheritoni, due giocatori entrati di diritto nell'Olimpo dei calciatori cinematografici, alla pari con Paulo Roberto Cotechiño, Bruno Marangoni, gli arbitri Lo Cascio e Presutti ed il presidente del Borgorosso Football Club, Benito Fornaciari.

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