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Per il Duce il calcio era uno “sport da maschi”: ma loro, le ragazze di Rosetta segnavano lo stesso…

Rosetta Boccalini e le sue amiche-atlete degli anni '30

Un saggio riporta alla luce l’epopea della prima squadra femminile in Italia fondata a Milano negli anni Trenta Una lezione ancora attuale di coraggio e libertà durante il regime fascista

Redazione DDD

""La verità era che più giocavamo e più ci piaceva farlo e del resto proprio non ci importava...". Nei primi anni Trenta dell’Italia fascista, la pensava così un gruppo di ragazze allegre e coraggiose, capaci di una passione così grande per il giuoco del calcio (il regime, si sa, non gradiva termini stranieri come football) da dare vita alla prima squadra in rosa nella storia italiana: il «Gruppo femminile calciatrici milanese".  Come racconta Avvenire, una giornalista del Corriere della Sera, Federica Seneghini, ha raccolto le loro storie, ascoltando le ultime testimoni dirette e compulsando documenti e archivi. Il risultato è Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il duce (Solferino, pagine 256, euro 16,50), una non fiction novel edificata su solide fondamenta fattuali e arricchita da un saggio breve di Marco Giani, storico del calcio femminile, che ripercorre decenni di discriminazione.

"In una foto dell’aprile del 1933, su un campo di periferia di Milano, le giovani pioniere posano per la foto di rito. Entusiasma la passione della sedicenne Rosetta Boccalini, atletica attaccante (diverrà poi campionessa di basket con l’Ambrosiana) che sogna di diventare bomber come l’interista Peppino Meazza, al quale stringerà la mano. Eppure le sorelle Boccalini e le loro compagne destano scandalo, perché il calcio dovrebbe restare "uno sport da maschi". Come se non bastasse, il marito di Giovanna finisce nel mirino della polizia politica. In ogni caso, fra ansie e successi, allenamenti e partite, la squadra tiene botta, finché l’Ufficio sportivo dei Fasci di combattimento annuncia che "la presidenza del Coni, senza vietare alle donne di praticare lo sport del calcio, proibisce tuttavia l’organizzazione di tornei e campionati".

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