Il quasi gol di Ballotta, i derby di Melli, Di Chiara ricorda Futre e Zola: il film ESCLUSIVO di Reggiana-Parma

Una sfida storica, una rivalità che perdura nonostante Parma e Reggiana siano ben lontane dai fasti di un tempo. C'è chi al derby dell'Enza ha legato i ricordi più belli della sua carriera come Alessandro Melli; c'è chi ha avuto l'onore di indossare la maglia di entrambe le squadre, come Marco Ballotta, e c'è chi come Alberto Di Chiara di derby non ne ha giocati tantissimi anche perchè le principali soddisfazioni con la maglia crociata le ha raccolte in campo europeo.

Alessandro Melli e il derby della Promozione in Serie A

“Per chi è nato a Parma il derby con la Reggiana lo mastica a colazione". Parola di Alessandro Melli che ha vissuto la rivalità con i granata sia da tifoso, sia da giocatore con una certa preferenza: “Da tifoso la si vive paradossalmente più intensa, più appassionata, c’è più pathos. Il tifoso è come l’allenatore, non scende in campo ma soffre di più, accumula la tensione. Se giochi la vivi in maniera diversa, perché scarichi l’adrenalina con la prestazione, correndo, lottando, non ci pensi e quindi riesci a gestire meglio la pressione”.

Ed è proprio in un derby contro la Reggiana che Alessandro Melli realizza uno dei gol più importanti della sua carriera: "Il derby della prima storica promozione in Serie A 1989-1990 è sicuramente una delle mie partite preferite. Osio siglò l’1-0, io segnai al 90’".  Il bomber parmigiano riuscì a ripetersi anche tre anni più tardi quando regalò un altro successo ai propri tifosi nel derby, realizzando la rete decisiva (1-0, 1993-1994): "Quando da calciatore ti avvicinavi all’evento avvertivi un senso di gioia e di responsabilità nei confronti delle persone che un tempo frequentavi in curva. Scendevi in campo con la consapevolezza che potevi far felice le persone che erano sugli spalti a sostenerti, ad incitarti”.

Il Quasi gol di Ballotta

Si scrive derby, si legge Ballotta, o almeno in Emilia funziona così. Già perchè l'ex portiere di Inter, Lazio e Brescia tra le altre ha indossato in carriera anche le maglie di Bologna, Parma, Modena, Reggiana e Cesena: "Io sentivo di più il derby tra Modena e Bologna perché sono cresciuto e ho vissuto a Bologna, ma ho giocato 10 anni a Modena e vivo attualmente sotto Modena. Forse il derby tra Parma e Reggiana è il più sentito, l'acredine a livello sportivo c’è sempre stata. È anche vero che ai miei tempi il Parma era abituato a puntare a qualche traguardo importante, la Reggiana in Serie A ha sempre avuto come principale obiettivo la salvezza”.

Tre anni con la maglia del Parma (1991-1994) e due stagioni con quella della Reggiana (1995-1997) dove rischiò addirittura di segnare alla sua ex squadra: "Ero andato sul calcio d’angolo all’ultimo minuto a cercare di creare scompiglio in area avversaria, solo che mi ha anticipato il mio compagno di squadra Grun. Io ce l’avevo praticamente in testa, sarei andato a colpo sicuro, lui me l’ha spizzata e non son riuscito a concludere".

Durante la sua permanenza alla Reggiana Ballotta ebbe l'opportunità di essere allenato da Carlo Ancelotti, il tecnico di Reggiolo, finalista in Champions League col Real Madrid, era agli inizi della sua carriera, conquisto la promozione con La Regia nel 1996 e poi si trasferì sull'altra sponda dell'Enza: "Io avrei dovuto seguirlo, poi non se ne fece più niente".

Futre contro Zola: c'era una volta Reggiana-Parma

Tra i derby storici dell'Enza rientra anche quello della stagione 1994-1995 in cui il Parma si impose per 2-1 in rimonta sulla Reggiana grazie alle reti messe a segno da Dino Baggio e Marco Branca. Per gli ospiti il gol del momentaneo vantaggio fu siglato da Paolo Futre, il fiore all'occhiello della campagna acquisti della Regia che scese in campo però col contagocce a causa dei numerosi infortuni che condizionarono la seconda parte della sua carriera.

L'alter ego di Futre nelle file crociate era Gianfranco Zola, altro protagonista del derby dell'Enza; come ribadito da Alberto Di Chiara, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, quello a cavallo tra gli anni'80 e '90 fu il periodo di massimo splendore del calcio italiano: "Era un calcio diverso, c’erano squadre che lottavano per la salvezza ma erano composte da individualità importanti con un tasso tecnico elevato. Il calcio di oggi lascia il tempo che trova, le individualità scarseggiano e le giocate di una certa caratura si contano sulle dita di una mano, purtroppo è questo il responso dei campi da gioco”.

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