In una sera sospesa tra sogno e tempesta, l’Atalantaha spalancato le porte del paradiso europeo, stendendo la Romacon un 2-1 che profuma di gloria e di battaglia vinta. È stato un canto alto quello dei nerazzurri, un coro che ha risuonato fino alla vetta della Champions League, ormai matematicamente raggiunta. Ma Atalanta-Roma non è stata solo una notte di festa: mentre la Dea saliva leggera verso le stelle, la Roma cadeva dopo 19 partite d’orgoglio e resistenza. Claudio Ranieri, ultimo baluardo di una squadra che non voleva arrendersi, ha visto la sua imbattibilità svanire in un attimo e la giustizia arbitrale trasformarsi - ai suoi occhi - in beffa. E così, sul prato di Bergamo, si sono incrociati applausi e recriminazioni, sogni realizzati e rabbie antiche. Il calcio, ancora una volta, ha scelto la sua strada, lasciando dietro di sé echi di gloria e l'amaro di chi ha perso senza arrendersi.
L'editoriale
Atalanta-Roma: nel tempio della Dea, si spezza il filo dell’imbattibilità

#Pasalic su #Kone: il contatto c'è col ginocchio, ma sembra lieve. Ma se dal campo ci sta non dare rigore, in altre occasioni simili il #VAR non è intervenuto: manca uniformità #AtalantaRomapic.twitter.com/ra5eyJjCxV
— Gianpaolo Calvarese (@Calvarese_) May 12, 2025
La notte dell'Atalanta: Champions conquistata, sogni infranti per la Roma
—Nel momento in cui serviva il passo deciso, la Roma ha inciampato sul sentiero più ripido. A Bergamo, sotto la pioggia di cori e pressing, si è spenta l’imbattibilità che durava da diciannove partite e con essa la certezza di avere il destino tra le mani. Ora, per tornare in Champions, i giallorossi dovranno sperare: contare sugli incroci altrui, sulle cadute di Juventus e Lazio, perché non basta più vincere, serve che qualcuno cada. Una sconfitta così, nel punto più alto dell’attesa, non ci voleva. È arrivata nel momento peggiore, quando il sogno sembrava finalmente pronto ad essere afferrato. Dall’altra parte, la gioia vera è di Gian Piero Gasperini, architetto d’Europa, che ancora una volta ha guidato la sua Atalanta tra le stelle, trasformando un piccolo club di provincia in una certezza del calcio europeo. Alla fine di Atalanta-Roma il suo sorriso era quello di chi ha creduto nella bellezza del gioco e nella fatica del lavoro e l’ha vista fiorire, ancora una volta, sul prato di casa.

Kone cade in aerea: è rigore, anzi no. Ranieri è una furia
—Il momento che ha acceso la miccia della rabbia romanista è arrivato nel secondo tempo, quando l’arbitro Sozza ha indicato il dischetto per un contatto in area tra Pašalić e Kone. Sembrava l’occasione perfetta per la Roma, un rigore che poteva riaprire tutto, restituire fiato e speranza. Ma il VAR ha richiamato il direttore di gara al monitor, e dopo una breve revisione, il fischio è stato ritirato. Nessun rigore. Una decisione che ha scatenato la furia di Claudio Ranieri, esploso nel post partita. “Il rigore su Koné c’era, inaccettabile cambiare le regole a ogni partita. Non potete dire che non c’è contatto”, ha tuonato il tecnico giallorosso, visibilmente indignato. E dopo poche battute, ha abbandonato l’intervista, deluso e amareggiato. Per lui, l’arbitro aveva giudicato sul campo e il VAR non avrebbe dovuto intervenire: la dinamica, a suo dire, non presentava alcun errore lampante. In un match così pesante, in bilico tra Champions e beffa, quel rigore negato ha lasciato più di un’ombra sul finale della serata romanista.

Atalanta, il futuro è Gasperini. Roma, non è il momento di fermarsi
—Alla fine, il verdetto di Bergamo è chiaro: l’Atalanta è di nuovo in Champions e lo fa con l’eleganza di chi ha costruito un progetto solido, visionario e coraggioso. Il futuro, per i nerazzurri, ha ancora il volto e la voce di Gian Piero Gasperini, il maestro di un’identità che non si è mai persa. Con la qualificazione già in tasca e un posto tra le grandi d’Europa assicurato, ora la Dea può permettersi di guardare avanti: sognare addirittura uno scudetto, riprogrammare la stagione che verrà, magari trattenendo i suoi gioielli e aggiungendo qualche innesto importante. Il campionato, per loro, finisce qui: missione compiuta.

Per la Roma, invece, tutto resta aperto, ma si complica. La sconfitta è pesante, soprattutto perché arriva nel momento più caldo e il dolore è amplificato dal modo in cui è maturata. Ora serve resettare, tornare mentalmente a quella sera prima di Bergamo, quando tutto sembrava ancora possibile. Per continuare a inseguire il sogno Champions servirà tutta la forza di questo mondo, quella che nasce dal gruppo, dal cuore, dalla voce di un pubblico che dovrà trasformare l’Olimpico in una fortezza. Ma soprattutto servirà Claudio Ranieri, la sua guida, la sua esperienza, la sua rabbia convertita in energia. La sfida in casa contro il Milan sarà più che decisiva: sarà un bivio, forse il vero ultimo treno per l’Europa che conta.

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