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Mondiale per club

Cinque spunti di riflessione sul Mondiale per club

Inter vs River Plate, Mondiale per club
Tra luci ed ombre, il Mondiale per club si appresta ad entrare nel vivo: un po' di pensieri sparsi su quanto visto fin qui
Luca Paesano
Luca Paesano Redattore 

Simpatico, interessante, sicuramente di compagnia, considerato il periodo particolarmente morto della stagione, e tanto altro ancora. Mentre ci si appresta a ripartire con la fase ad eliminazione diretta dopo il primo – ed unico – giorno di riposo dall’inizio della competizione, è tempo di tracciare un primo bilancio su quello che ci sta raccontando fin qui il Mondiale per club. Non tanto in termini calcistici, quanto in senso più generale su alcuni aspetti che il nuovo torneo sta mettendo in mostra.

Un torneo più interessante ed equilibrato del previsto

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La prima cosa che è balzata all’occhio ancor prima che il torneo iniziasse, è l’enorme gap che esiste tra alcune delle squadre partecipanti al Mondiale. In linea teorica, si pensava di assistere ad una questione sostanzialmente europea. Nel pratico, invece, nessuna squadra è sembrata esser particolarmente fuori posto.

Persino l’Auckland, che ha preso 16 gol tra Bayern Monaco e Benfica, è riuscito poi a strappare uno storico punto pareggiando contro il Boca Juniors. E capite cosa può significare per una squadra composta per lo più da impiegati e semplici lavoratori neozelandesi uscire imbattuti contro uno dei club più gloriosi della storia del calcio?

Se da un lato allora ci si interroga sul senso della presenza di alcune squadre in quella che si preannunciava essere una parata di stelle, dall’altro non si può prescindere dall’essenza vera del torneo in sé: un Mondiale. In quanto tale, non può che essere un avvenimento inclusivo e totalitario, che offra pari opportunità e che possa raccontare storie anche ben lontane dal solito flusso mainstream.

Juventus vs Manchester City, Mondiale per club

I diversi momenti della stagione

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Considerando maggioranza di club europei e la lunghezza del nuovo format, il periodo estivo è effettivamente l’unico buco di calendario disponibile per organizzare il Mondiale per club. È pur vero, però, che questo rischia in tal senso di diventare un fattore per un motivo molto semplice: le squadre americane sono più fresche, nel meglio della forma fisica e neppure al primo terzo dei rispettivi campionati; quelle europee si presentano invece con una sessantina di partite già alle spalle e con l’unico desiderio di concludere quanto prima la stagione.

Inter vs River Plate, Mondiale per club

Da un punto di vista atletico, le squadre del Sudamerica sono quelle ad aver mostrato maggior intensità e resistenza. Le squadre europee si sono spesso trovate invece a dover gestire le fasi della partita e ad abbassarne i ritmi e sono apparse generalmente un po’ in affanno, salvo qualche eccezione.

Oltretutto, vanno considerate anche le condizioni ai limiti del sostenibile in cui si sono disputate tante sfide. A mezzogiorno, con temperature a sfiorare i 40 gradi, sotto un sole rovente e avvolti da un’afa asfissiante: la risposta per buona parte delle squadre è stata per forza di cose quella di abbassare qualità e ritmi delle partite.

Il Mondiale per club tra cooling break e partite sospese

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Il Mondiale per club è servito chiaramente come test in vista del Mondiale che nel 2026 si terrà tra Messico, Canada e Stati Uniti, tanto per testare gli impianti americani, tanto per valutarne il grado di preparazione per ospitare tali eventi. Il clima e le temperature alte hanno costretto inevitabilmente a varare due cooling break a metà dei due tempi. Una pausa che ormai abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni e che ci sembra anche lecita.

Cinque spunti di riflessione sul Mondiale per club- immagine 4

Ciò che invece può dare più fastidio sono le improvvise sospensioni, che si sono verificate già in diverse circostanze nella fase a gironi, per via delle condizioni climatiche. Dal caldo torrido, all’allerta per possibili tempeste, fino ai diluvi improvvisi come quello capitato l’altra sera durante Juventus-Manchester City. Questo, nell’ottica di un’organizzazione di una competizione di alto, se non altissimo livello, è un malus importante.

Il fatto che sia capitato in sfide di girone o comunque non in gare di primissima fascia ha messo un attimo da parte la questione. Ma immaginate se dovesse accadere in una semifinale o addirittura in una finale di dover fermare tre o quattro volte il gioco, con ipotetiche pause lunghissime in caso di allerta meteo. Non sarebbe tutto un po’ falsato?

Chiusura di una stagione o inizio di una nuova?

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Tante delle squadre che si sono presentate a questo Mondiale hanno connotati completamente differenti rispetto a quelle che, appena 15 giorni prima, avevano concluso i campionati. Allenatori nuovi, giocatori nuovi, addirittura dirigenze nuove, se pensiamo ad esempio al caso Juventus.

Juventus vs Manchester City, Mondiale per club

Qui ci si addentra poi in un discorso un po’ grigio, in cui per ora resta sostanzialmente una libera interpretazione. Alcuni giocatori, già consapevoli del proprio futuro, hanno deciso di non prender parte alla competizione. È il caso di Kevin De Bruyne, che ha chiuso il capitolo con il Manchester City per firmare con il Napoli. Luka Modric invece firmerà con il Milan solo dopo aver concluso la competizione con il Real Madrid. Dall’1 luglio, Angel Di Maria sarà invece un giocatore del Rosario Central, ma intanto è impegnato con il Benfica. Così come Franco Mastantuono, che paradossalmente avrebbe potuto giocare da avversario contro la sua stessa squadra – già ufficiale al Real Madrid, ma “concesso” al River Plate per questa finestra.

Insomma, in questo Mondiale per club ci sono un po’ di stranezze. È un torneo in cui vecchio e nuovo si intrecciano senza una reale logica, in cui viene lasciato un po’ tutto al libero arbitrio.

Il Mondiale per club era davvero necessario?

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Riprendiamo un po’ il punto di partenza di questo articolo. È vero, il Mondiale per club ci sta offrendo una distrazione, uno svago in giornate che sarebbero state morte. Ed anche se sicuramente ancora non scalda i cuori come competizione – vedremo se gli ascolti cresceranno con la fase ad eliminazione –, il livello non è neppure così malvagio come ci si poteva aspettare. Poi, però, va visto anche il rovescio della medaglia. A noi, in qualità di spettatori, tutto sommato può anche far piacere una competizione del genere. Ma ai calciatori?

Inter vs River Plate, Mondiale per club

Ci mettiamo ad esempio nei panni dei giocatori di Inter e PSG, che sono arrivati in finale di Champions League e che due giorni dopo sono partiti per le rispettive Nazionali. Da lì sono poi volati direttamente in USA per questo mondiale e se dovessero arrivare fino alla fine del percorso (13 luglio), avrebbero forse appena una settimana di riposo prima di partire per i ritiri in vista della nuova stagione. Anche inconsciamente, sono ragionamenti che comunque possono incidere sulle prestazioni dei singoli e delle squadre.

Oltretutto, il rischio è che la partecipazione al Mondiale vada di fatto ad influenzare poi anche la stagione successiva, sballando date, programmi, preparazione, acquisti, cessioni e chi più ne ha, più ne metta. Prendiamo il caso di Inter e Juventus ad esempio, che sono in una fase di mezza ricostruzione e che non avranno il tempo e la serenità per lavorare come invece potranno fare le altre. Il rischio dell'aumentare a dismisura il numero di partite per offrire sempre più spettacolo, è che questo stesso spettacolo dopo un po' si impoverisca.