I verdetti

Inter, evoluzione o rivoluzione? Psg campione nel segno del collettivo

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La delusione europea è sale sulle ferite lasciate dal campionato, dalla Coppa Italia e della Supercoppa: l'Inter chiude con zero titoli ed è costretta a interrogarsi sul futuro
Alessandro Savoldi
Alessandro Savoldi

L’Inter crolla sul più bello, nel momento in cui era meno prevedibile aspettarsi che ciò accadesse. Crolla sotto tutti i punti di vista: fisico, tecnico, tattico, mentale. Il Psg, invece, dimostra che nel calcio vince la squadra, non i nomi, non il palmarès.

Il dominio del Psg nel segno della squadra

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Partiamo dalla partita, mai iniziata. Il Psg ha travolto un’Inter pessima nel giro di mezzo tempo. Il risultato è giusto, il dominio dei francesi tanto schiacciante quanto dice il 5-0. Al netto dei gol, però, la sequenza della serata arriva al minuto 78.35. Con il risultato già deciso, Dumfries prova a sfondare sulla destra. Dopo 60 metri di corsa, Kvaratskhelia non ci sta: prende posizione, ruba palla, subisce fallo. Una foto che testimonia un dominio mai in discussione, trionfo di squadra a 360°.

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Luis Enrique da quando è arrivato a Parigi ha cambiato totalmente il club. Fuori le stelle, dentro giocatori giovani e funzionali. Chiaro, pagati a peso d’oro rispetto a quanto possono fare i club italiani, ma comunque in controtendenza con quanto avveniva sino al suo approdo nella capitale transalpina. La squadra di Messi e Neymar è diventata la squadra di Douè e Kvaratskhelia, al posto di Ramos ecco Pacho, davanti la rivincita di Dembélé. Salutare Mbappè, tra i più forti al mondo, sembrava una scelta azzardata, rinunciare a lui nel momento dello stallo delle trattative per il rinnovo una follia. Ora, quella lucida follia ha preso la forma di una coppa argentata con due grandi orecchie.

Inter, da chi ricomincerai?

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La finale di Monaco di Baviera doveva essere per l’Inter il coronamento di un viaggio, al netto del risultato. Perchè due finali di Champions in tre anni sembravano un risultato troppo importante perché una eventuale sconfitta, quale che fosse il passivo, potesse spazzarle via. Invece il castello nerazzurro crolla in 20 minuti, in modo fragoroso, imprevedibile, doloroso. Doloroso per tutti: giocatori, staff, dirigenza, tifosi. E il 5-0 non fa prigionieri.

Tra queste macerie bisognerà scegliere, con una delicata operazione di restauro sportivo, quali dei mattoni caduti saranno parte del nuovo progetto nerazzurro. Un progetto che, a questo punto, è da rinnovare obbligatoriamente. Tra i titolari, tra le riserve e, forse, anche in panchina. Le parole di Inzaghi non escludono nessuna possibilità su cosa potrebbe succedere nelle prossime ore. Probabilmente per l’Inter sarà un’estate di esperimenti e rivoluzione, già dal Mondiale negli Stati Uniti.

Psg-Inter potrebbe chiudere un ciclo

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Il ciclo Inzaghi potrebbe essere ai titoli di coda. Al netto di vittorie e sconfitte, il risultato di stasera non rende giustizia a quanto fatto in questi quattro anni. Il piacentino è stato in grado di dare una dimensione internazionale al club, inimmaginabile fino al suo arrivo. Ora, probabilmente, è giusto per entrambi fare un passo oltre. Per l’Inter puntare su un nuovo tecnico può portare nuovi stimoli, per Inzaghi andare altrove può voler dire lavorare e plasmare un nuovo gruppo come fatto a Milano.

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Per quanto riguarda i giocatori, anche alcuni di loro forse farebbero bene a cambiare aria. E il club stesso è chiamato ad attente valutazioni. Oltre a Mkhitaryan, Acerbi, De Vrij, Sommer e Darmian, tutti nella fase finale della loro carriera, anche altri protagonisti potrebbero recarsi altrove. Sono diversi i calciatori che l’Inter potrebbe cedere, al giusto prezzo, per finanziare un mercato così importante qualitativamente e quantitativamente. La sensazione è che soltanto Lautaro, Barella e Bastoni siano intoccabili, mentre per tutti gli altri se ne possa parlare.

Il difficile compito della dirigenza dell'Inter

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Dove si colloca quindi la dirigenza in questo quadro? Marotta e Ausilio sono chiamati al difficile compito di dare il via a questa ripartenza. Dopo un’annata che, sul piano della gestione della rosa, è stata tutt’altro che sufficiente, ora le cose si complicano. Taremi e Zielinski, nemmeno impiegati in finale, dovevano essere l’aggiunta chiave per l’Inter bi-stellata: non è andata così. I due non avranno a disposizione le risorse economiche dei club con cui l’Inter è abituata a competere, fondi quasi illimitati, come nei videogiochi o come per altri club europei. Dovranno valutare attentamente come investire le risorse, quali criteri privilegiare e che tipo di cambiamento avviare.

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Potrebbe essere un'evoluzione, mantenendo alcuni aspetti e svilupparli, cambiandone altri. Potrebbe essere una rivoluzione, profonda e radicale, a partire come detto dall’allenatore. Tanto del futuro prossimo dell’Inter passa da qui.