TENDENZE CONSOLIDATE

L’allergia rossonera al mercato della Serie A

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Il Milan dal 2020 ha acquistato soltanto un giocatore da una squadra di Serie A: è un dato emblematico che fotografa perfettamente la differenza fra il modello gestionale rossonero e quello di altri club importanti
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di Max Bambara -

Dall’estate 2020 all’estate 2023, il differenziale entrate/uscite della Serie A recita i seguenti numeri: Juventus – 156,98; Milan – 103,34; Inter + 79,75. La Juventus ha speso nei cartellini dei giocatori 478,65 milioni di euro (incassando 321,67 mln), il Milan ha speso 235,8 mln (incassando 132,46 mln), mentre l’Inter ha speso 265,55 mln (incassando 345,3 mln). C’è però un particolare che nessuno ha sinora evidenziato ed esso concerne i cosiddetti flussi di spesa. Nel periodo sopraindicato infatti, la Juventus ha speso 265,9 mln per acquistare giocatori militanti in squadre italiane, ossia oltre il 55,6 % dell’intera spesa. L’Inter ha invece speso 174 mln per acquistare giocatori militanti in squadre italiane, ossia il 65,5 % dell’intera spesa. Il Milan rappresenta una vera e propria eccezione. Il club rossonero infatti ha speso soltanto 32,07 mln che costituisce essenzialmente il 13,6 % della propria spesa complessiva.

C’è un altro dato da tener presente...

In quest’ultimo quadriennio il Milan ha fatto in entrata soltanto le seguenti operazioni con i club italiani: Tonali dal Brescia per 19,5 mln complessivi fra prestito e riscatto; Messias dal Crotone per 7,5 mln complessivi fra prestito e riscatto; Florenzi dalla Roma per 4,57 mln complessivi fra prestito e riscatto; Meite in prestito secco dal Torino per 500 mila euro. Se ci limitiamo soltanto alle operazioni coi club di Serie A, il Milan ha speso soltanto poco più del 2% del proprio budget per un’unica operazione a titolo definitivo (Florenzi).  Questi sono i numeri in percentuale che fotografano una situazione molto particolare: due club che spendono più della metà del loro budget in acquisti “nazionali” ed un club che, invece, in aperta controtendenza, spende quasi il 90% delle proprie disponibilità in acquisizioni all’estero. I numeri ovviamente sono incontestabili. Bisogna capire, semmai, le ragioni di tutto questo. In tanti, in maniera superficiale, indicano nella volontà di un risparmio sull’ingaggio questo atteggiamento del Milan, atteso che i giocatori provenienti dall’estero possono godere dei benefici del Decreto Crescita nella parte lorda dei propri emolumenti. L’argomentazione, tuttavia, è abbastanza debole, perché il Decreto Crescita vale per tutti i club italiani e non certamente solo per il Milan.

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Il punto fondamentale, pertanto, è un altro. Juventus e Inter fanno un mercato simile, con condizioni contrattuali vantaggiose sull’esercizio corrente (in cui quasi sempre pagano solo una cifra determinata per il prestito), e obblighi di riscatto che diventano tali soltanto nel giro di 1-2 anni, al fine di posticipare l’investimento sull’esercizio successivo (o su quello ancora successivo) ed avere così un anno (se non due) di tempo per trovare le risorse necessarie a coprire l’investimento. Prendiamo, a titolo di esempio, gli acquisti di Moise Kean e di Manuel Locatelli da parte della Juventus. Formalmente i due giocatori sono diventati juventini nell’estate del 2021, ma il costo dell’investimento (30 milioni di euro a testa) ha iniziato ad essere sostenuto soltanto due anni dopo. Qualcosa di simile lo ha fatto l’Inter con Frattesi e nelle estati precedenti con Sensi, Barella, Asllani e Correa. Il Milan invece preferisce fare acquisizioni definitive che non vadano a gravare sul bilancio successivo (senza obblighi di riscatto condizionanti) perché ciò, secondo la cultura americana dell’unicità di obiettivo, non consente di programmare in maniera corretta di stagione in stagione. In sostanza, per dirla con termini meno forbiti, Inter e Juventus fanno una programmazione finalizzata a non gravare di eccessive spese il bilancio corrente, mentre il Milan ragione sul lungo periodo e preferisce gestire le risorse possibili sul bilancio corrente per non gravare i bilanci futuri. Non è casuale che Inter e Juventus negli ultimi anni abbiano dovuto ricorrere ai bond per finanziarsi, mentre il Milan si tiene alla larga dai prestiti obbligazionari. Molti club hanno bisogno del mercato della Serie A italiana, in cui dilazionare, rinviare e posticipare sono verbi di uso comune; per il Milan, invece, la bussola della propria azione segue un solo ed unico verbo: programmare.

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