AMBIENTALISMO PELOSO

Nuovo stadio: una questione di principio

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Non più una semplice scelta per il bene del club, ma un feticcio da alzare in un paese malato di statolatria. Il tema quindi non riguarda solo Milano o solo Firenze...ma è generalizzato...

Redazione DDD

di Max Bambara -

Nei giorni scorsi Carlo Monguzzi, esponente politico milanese militante nei Verdi, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni in relazione alla possibilità che il Milan costruisca il suo stadio di proprietà nell’area della Maura. "La Maura è un'area verde a disposizione dei cittadini. Il Milan vuole fare lì una colata di cemento. Non solo noi abbiamo detto no, ma tutti. Non c'è un solo cittadino a Milano che voglia fare lo stadio lì. Il Milan non ha alcuna possibilità, l'intero Consiglio Comunale è contrario. Inter e Milan hanno delle esigenze, questo lo capisco, ma c'è uno studio del Politecnico che dimostra che gli stessi risultati si possono ottenere ristrutturando San Siro, il tutto mentre le squadre giocano. Il progetto Milan-Inter conteneva qualcosa di non accettabile per noi: l'abbattimento del Meazza. Non è solo per motivi sentimentali, ma per motivi ambientali. Significa immettere una quantità immane di carbonio, sarebbe un disastro ambientale. Noi siamo contrari all'abbattimento di San Siro, ma la Giunta hanno concordato tutto il da farsi con le squadre: si può fare ancora adesso, sono state Milan e Inter a cambiare idea. Inter e Milan hanno ottenuto l'interesse pubblico per lo stadio a San Siro. E i cambiamenti sono stati concordati con Inter e Milan. Le società non hanno accettato gli ultimi cambiamenti? Ma non è vero, state andando nella direzione sbagliata. La realtà è diversa. L'ultima delibera di un mese e mezzo fa dava il via libera all'abbattimento di San Siro, con postille concordate con le squadre".

Carlo Monguzzi va ringraziato

Perché ha avuto quantomeno un grande merito, ossia quello di esplicitare quelle che sono le vere ragioni che ostano, non da ieri ma da almeno 15 anni, alla costruzione di uno stadio a Milano e, per larga parte, anche in Italia: ambientalismo peloso, etica di Stato, totale abiura del concetto di diritto di proprietà. La questione d’altronde è di una semplicità abissale: il Milan è un club privato che vuole acquistare un’area privata per costruire uno stadio di proprietà. Vuole farlo con soldi propri, senza chiedere un euro alla mangiatoia pubblica. In altri paesi tutto questo sarebbe salutato con giubilo e con soddisfazione perché gli stadi di proprietà sono stati e continuano ad essere un volano fondamentale per lo sviluppo di determinate aree residenziali, oltreché un’occasione ed un indotto importante per dare lavoro a tante persone. In Italia, purtroppo, non è così.

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L’Italia è un paese bellissimo, rovinato da una cultura antitetica allo spirito d’impresa, in cui si salutano con gaudio i bonus a pioggia forniti dai governi (senza comprendere che il denaro pubblico non esiste perché, in realtà, è denaro dei contribuenti) e si combattono con forza erculea tutti coloro che vorrebbero agire nell’ottica della crescita economica del paese. Gli unici “investimenti” contemplati sono quelli “guidati” dallo Statto. I falchi dell’ambientalismo talebano sostengono tesi che non sono provate scientificamente e predicano un ritorno alla società di inizio 900, e magari lo fanno smanettando di continuo da quegli smartphone che sono creature di quel “demonio” chiamato libero mercato. Ciò che più colpisce delle parole di Monguzzi è la sicumera in ordine all’esistenza di un’etica di Stato per cui un gruppo di cittadini eletti sa, o meglio pretende di sapere, che cosa sia il bene comune e cosa si debba fare per tutelarlo. Si tratta di una sorta di luddismo moderno, condito da una insopportabile retorica. In questo nostro paese in troppi faticano a familiarizzare con il concetto semplicissimo: il diritto di proprietà preesiste allo Stato e non giustifica la sua esistenza sulla base di un’autorizzazione burocratica. Arrivati a questo punto, ormai, la battaglia per la costruzione dello stadio per il Milan non può essere semplicemente un obiettivo fondamentale, oltreché una precondizione assoluta per la competitività ad alti livelli per il club meneghino, bensì deve divenire una vera e propria questione di principio con annessa scelta di campo: etica di Stato ed ambientalismo peloso da una parte, diritto di proprietà e libertà di iniziativa privata dall’altra.

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