LA RAGIONE DELLE DIFESE

CAPU…T DERBY – Gli incompetenti

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La Cassazione spedisce il processo alla Juventus a Roma togliendolo a Torino. L'ennesima sconfitta dopo che la giustizia sportiva ha azzerato i bianconeri
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Redazione DDD Direttore responsabile 

di Giovanni Capuano -

Nessuno conosce il finale della vicenda giudiziaria che riguarda la Juventus, i suoi bilanci e la squadra dirigenziale che ha diretto la società ed è stata spazzata via dall'onda lunga dell'inchiesta Prisma. Servirà tempo, molto e doverosamente. Ma quello che si può dire oggi, dopo che la Quinta Sezione della Corte di Cassazione ha dichiarato l'incompatibilità territoriale del Tribunale di Torino ordinando la trasmissione degli atti al pm presso il Tribunale di Roma, è che come minimo i magistrati torinesi sono stati sfortunati quando hanno incrociato un giudice al di fuori dell'ordinamento sportivo.

Critiche sull'inchiesta

E' stato un giudice a respingere la richiesta di misure cautelari per l'ex presidente Andrea Agnelli, esprimendo critiche alla parte dell'inchiesta riguardante le plusvalenze. Un altro giudice (Sandro Pecorella GUP del Tribunale di Bologna) ha stabilito che gli accordi tra Juventus e Bologna su Orsolini non configuravano falso in bilancio archiviando tutto, in attesa che gli altri - sparsi in giro per l'Italia - facciano conoscere la loro posizioni su operazioni incrociate che riguardano anche altre squadre. E prima ancora un pm si era dovuto fare da parte per parole e tesi uscite e profondamente imbarazzanti visto il contesto.

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Ora i giudici della Corte di Cassazione. Nel frattempo la giustizia sportiva ha preso le carte dell'accusa di Torino, le ha rese prova e ha incardinato un processo che ha cancellato la dirigenza della Juventus e messo fuori i bianconeri dall'Europa con danno stimato in 80-90 milioni di euro. E' pacifico che non ci possa essere coincidenza di tempi tra ordinamento sportivo e giudiziario, ma è altrettanto evidente come il percorso nelle sedi ordinarie dell'inchiesta Prisma fin qui abbia puntualmente dato torto all'accusa e ragione alle difese. Non a sufficienza per esprimere un giudizio definitivo, abbastanza per chiedere con forza una riforma che adegui gli strumenti in mano allo sport a tutto quello che accade nel mondo reale.

 

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